Dopo elezioni/2 – Maggiani e l’invito ai dirigenti del Pd

Secolo XIX 4 maggio. In “La domenica di Maggiani. Signori del Pd, sparite prima di essere tolti di mezzo” l’invito dell’autore – riproposto dopo sette anni dall’inizio della sua collaborazione con il quotidiano – ai dirigenti del Pd è di farsi da parte, con l’onore delle armi, salvando la faccia.
“Si sono dissolti, si stanno dissolvendo, finiranno per dissolversi, disonorevolmente, perché c’è un’enorme differenza tra il decidere sparire ed essere tolti di mezzo”, scrive Maggiani. Poi accenna alla “presenza” e citando Luigi Giussiani scrive: “La gente non parte dai discorsi, ma è colpita da una presenza” che è “azione che testimonia, è profezia che induce all’empatia, è materia tutt’uno con la parola”. Nel finale afferma: “Oggi non riconosco una sola presenza tra le immagini e le parole che si alzano dai podi e dagli scranni. E tutti noi, individui variamente uniti in comunità, sappiamo riconoscere una “presenza”, e quando la incontreremo potremo tornare a pensare che una parte della storia appartiene ancora a chi la intende costruire in forma progressiva”.


Ecco qua. Detto. Fatto. Il pensiero comune diventa letteratura e prende corpo con magia nelle menti di ognuno a elaborare il lutto della sconfitta. Moretti era arrivato a questa conclusione nello stesso periodo di Maggiani. E ci aveva messo faccia e cuore.
Ma oggi? E’ davvero questa la soluzione? E il sistema – politico, istituzionale, parlamentare – è pronto? Con chi abbiamo a che fare?
Bastava farsi un giro nei “circoli” del Pd per accorgersi di cosa era nell’aria. Bastava leggere le liste per comprendere che il vecchio aveva la meglio. Ma bastava anche solo esserci – come persone pensanti – durante le primarie per Prodi prima e per Veltroni dopo, per sentire l’energia che, dagli stessi circoli, usciva. Sentir parlare la Bindi non era semplicemente sentire una “presenza”. Era politica, nel senso più alto del termine.
“Fate la cortesia, sparite” scrive Maggiani.
Ma se Maggiani fosse Harry Potter chi farebbe svanire?
Rutelli? Fassino? D’Alema? Burlando? Veltroni? Bindi? Melandri? E dopo?
Dopo – a parte il sollievo dell’autore, massimamente condiviso dai più – chi ci sarà?
Forse – ma va detto sottovoce – prima della pozione magica, andrebbe concessa l’alternativa del confronto. Diretto, doloroso, lacerante. Forse “loro” dovrebbero tornare nelle piazze, nei circoli, con o senza aperitivi, nei quartieri e provare oggi ad incontrare le ragioni dei cittadini che gli hanno voltato le spalle. Lontani da congressi di partito. Adesso. Senza nessuno scopo elettorale solo per raccogliere rabbie e aspettative.
Forse c’è un’eredità di cui parlare elaborando il lutto. E di tempo, questa volta, purtroppo, ce n’è in abbondanza.
(Giulia Parodi)