Fondazione Carige – Se la politica diventa una voce di bilancio

La Carige, la cassa forte di Genova e della regione, è la 13esima banca nazionale. Una posizione di spicco che dovrebbe suggerire comportamenti adeguati. Invece ha un presidente che rischia con altri il rinvio a giudizio essendo coinvolto nell’inchiesta Fiorani (Repubblica 13 maggio ’08). Uno che a suo tempo avendo comprato -con la benedizione di Bankitalia (Fazio)- 100 milioni di euro di azioni Antonveneta, aveva dichiarato a Repubblica (11 aprile ’06), di aver dato una mano a Fiorani “in cambio di un po’ di sportelli”. E, in ogni caso, aveva precisato,di affari come quello con Fiorani lui ne avrebbe fatto uno al giorno tanto che “non c’era alcun bisogno che Fazio gli telefonasse per chiedergli una cosa del genere”.


Gente così quella della Carige. Non da meno quelli della Fondazione, l’ente che sulla carta risulta proprietario di Carige e che per lo statuto delle Casse di risparmio avrebbe il compito di ritornare alla società i frutti delle attività bancaria favorendo, opere sociali, cultura e simili. Invece il suo governo è controllato dagli azionisti di maggioranza della stessa Carige che ne usano il patrimonio per assicurarsi il controllo della banca. In prima fila gente d’affari legata a doppio filo al centro destra (Scajola, Gavio, Bonsignore) e i rappresentanti delle curie vescovili locali. Per l’opposizione qualche posticino e, se sta al gioco, anche qualcosa di più. Nel 2004 un gruppo di quattro consiglieri di opposizione guidati da don Balletto aveva detto che la Fondazione faceva gli interessi della Carige e non della città. Apriti o cielo: dimessi subito. Poi lunghi silenzi, trattative, due inchieste nazionali sulla banca che ne mettono a nudo le magagne e, nel 2007,una nu ova dirigenza in un clima di abbracci e baci (la regione di Burlando che “regala il suo rappresentante alla curia genovese che peraltro non ne aveva alcun bisogno perché lì dentro aveva già chi si occupava dei suoi affari). A iniziare la nuova stagione è chiamato un nuovo presidente – anziano self made men, sobrio, burbero, l’icona del genovese operoso del genere “fatti e non parole” – che promette trasparenza. Applausi convinti specie da parte del vero uomo nuovo della Fondazione, Pierluigi Vinai, diventato vicepresidente appena entrato in Consiglio. Affiliato all’Opus Dei, assume di fatto il ruolo che nel consiglio precedente era stato di Lorenzelli. In più, rispetto a Lorenzelli, Vinai ha un legame strettisimo con Scajola e il coordinatore ligure di Forza Italia Scandroglio.
Vinai uomo nuovo ma non troppo: una inchiesta condotta nel mese di maggio da Repubblica-Lavoro ha svelato un fitto intreccio di rapporti tra associazioni, onlus e cooperative sociali – dagli evidenti legami con gli ambienti di Forza italia -sovvenzionate proprio dalla Fondazione. Associazioni che in alcuni casi avevano la loro sede sociale nello stesso studio professionale di Vinai! Nessuno scandalo, ha detto Vinai (Repubblica 1 maggio ’08): la Fondazione finanzia anche associazioni ed enti diretti da ex Ds e Margherita, come lui consiglieri della Fondazione. Insomma: tutti democraticamente a bilancio.
(Manlio Calegari)