Intercettazioni – Le priorità di B. e quelle del Pd

“Berlusconi è intenzionato a dimostrare che per governare la crisi italiana -come vuole che noi l’immaginiamo- è costretto per necessità a separare lo stato dal diritto…”. Così D’Avanzo su Repubblica di sabato 14. Forzatura? Lo stesso B. aveva appena dichiarato “La gente nelle piazze ci ha chiesto di mettere un freno allo strapotere dei magistrati. Vuole un limite alle intercettazioni e noi l’abbiamo fatto”. La gente, il popolo, l’investitura, il mandato imperativo: finiscono così, in un attimo, le dichiarazioni del dopo elezioni: grandi riforme, accordi bipartisan, emergenza sociale. Pappetta buona solo a prendere tempo e preparare l’attacco contro l’unico potere che ha permesso agli italiani di conoscere da dentro il paese in cui vivono.


Per agire B. ha scelto il ministro della giustizia, un giovane avvocato dai toni accattivanti. A lui ha dato da fare il lavoro sporco, la montatura. La notizia sui quotidiani del 9 giugno: nell’audizione di fronte alla Commissione giustizia della Camera il ministro dolente ha dichiarato che l’Italia vive al limite dell’emergenza poliziesca perché “secondo un suo calcolo empirico e non scientifico… è probabilmente intercettata una grandissima parte del nostro Paese”. Almeno 125mila intercettazioni all’anno, costi iperbolici, privacy allo sfascio. Vedete, conferma il premier, ve l’avevo detto che la situazione è insostenibile. Dobbiamo provvedere subito, magari un decreto legge. Dal Quirinale fanno sapere che il problema esiste ma non può essere risolto con un decreto legge; bisogna andare davanti al parlamento con un disegno di legge. Certo, risponde B., era proprio quello che pensavo; ma lì per lì m’è scappato decreto!
Scappati anche i numeri su cui è stato montato lo scandalo: sono falsi, falsissimi. Lo hanno dimostrato Ferrarella (Corriere della Sera) e Bonini (Repubblica) il 10 giugno. Altro sono le intercettazioni altro gli intercettati che sono infinitamente meno e comunque meno che in altri civilissimi paesi; e la spesa non è in aumento ma in calo e sarebbe ancora meno se lo stato non fosse costretto a subire da gestori tariffe fuori mercato. Quanto all’attentato allo stato di diritto, il sistema messo in opera dalla giustizia italiana è sicuramente tra i più garantisti di quelli esistenti.
Dimissioni o almeno scuse del ministro sbugiardato? Se fosse un vero ministro e non una comparsa si sarebbe nascosto per sempre in un buco, ha scritto pressappoco Travaglio su l’Unità dell’11 giugno. Invece succede il contrario: i numeri (falsi) rimbalzano da un giornale all’altro, da una tv all’altra. Come se fossero veri.
E’ la prova che questi fanno sul serio. Da venerdì 13 giugno si cominciano a sentire le prime voci preoccupate: il presidente del sindacato dei giornalisti, il presidente degli editori, personalità. Siamo di fronte a una vera emergenza, dicono.
Si aspetta che entri in campo l’opposizione, il governo ombra del Pd. Veltroni mette le mani avanti: “Sulle intercettazioni voteremo contro; la nostra posizione è quella scritta nel programma. Ma non è una priorità. E’ davvero questa l’urgenza del paese? La vera priorità è combattere l’impoverimento…”.
Chiaro! Peccato che le priorità sia B. a dettarle.
(Manlio Calegari)