Insicurezza sul lavoro. Arriva una legge pro incidenti e malattie

Nel 2003 il Governo si è auto-incaricato (con una “Legge delega”) a raccogliere in un “Testo Unico” tutta la produzione legislativa in materia di sicurezza e salute sul lavoro varata dal dopoguerra ad oggi. Una bella ed utile idea se non fosse che le norme ora in vigore vengono modificate profondamente nel merito.


Una commissione governativa ci ha lavorato per lunghi mesi senza confrontarsi, almeno in modo trasparente, con nessuno, ed ora l’oggetto misterioso, in tutto il suo orrore, è finalmente uscito dalla clandestinità.
E’ difficile rendere l’idea dello scempio che viene perpetrato, e nello stesso tempo è anche tremendamente difficile appassionare al tema (considerato specialistico) i media e l’opinione pubblica. Eppure ne varrebbe la pena perché questa operazione getta le basi per un aumento degli infortuni, dei morti e (più insidiosamente) delle malattie per causa di lavoro.
Esempio 1.: le norme tecniche di prevenzione (sono migliaia, ad esempio: “In ogni impianto elettrico i conduttori devono presentare, tanto tra di loro quanto verso terra, un isolamento adeguato alla tensione dell’impianto”) oggi imperative, immediatamente esigibili e la cui omissione comporta sanzioni penali, diventeranno “Buone prassi” o “Norme di buona tecnica” e per ottenerne l’applicazione l’ispettore dell’Organo di Vigilanza dovrà emettere un provvedimento specifico, contro cui, però, il datore di lavoro può ricorrere presso “L’autorità gerarchicamente superiore” (!)
Esempio 2.: Le aziende fino a 100 dipendenti (94% di tutte le imprese italiane) potranno chiedere ad Organismi Bilaterali formati tra Sindacati e Associazioni datoriali una attestazione di conformità alle norme di sicurezza, ottenuta la quale si esce di fatto dalla sfera di controllo degli Organi di Vigilanza. Questioni di competenza tecnica e di conflitto di interessi? Trascurabili!
Gli esempi potrebbero continuare. Alla domanda sul perché del disastro legislativo, ecco la stupefacente risposta del governo: “L’attuale quadro normativo ha concorso a determinare una scarsa propensione del sistema italiano ad uscire da una condizione di lavoro sommerso perché gli adempimenti sono tali e tanti che inducono all’elusione e al lavoro nero. Da ciò è derivato che, a tutt’oggi, l’Italia insieme alla Grecia è il Paese con il più alto tasso di lavoro nero”. A sostegno una clamorosa falsificazione: “Tra il 1995 e il 1998 gli infortuni mortali nelle piccole aziende sono aumentati del 70%” !!! Invece (dati INAIL), sono stabili o in diminuzione, a seconda dei settori produttivi. Cosa c’entri poi la Grecia dove regole e vigilanza non sono certo prassi corrente …
Quindi, per un mondo migliore, via libera a depenalizzazioni, riduzione dei poteri ispettivi delle ASL e restrizioni dei diritti dei lavoratori. Si riuscirà a parlarne? Attenzione: il misfatto sarà compiuto antro il 9 Marzo 2005.
(Paola Pierantoni)