Università – Il Giro “nucleare” d’Italia

Il “Giro d’Italia tra gli Atenei” finanziato da Scajola con la collaborazione della Fondazione Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) ha fatto tappa anche a Genova. Scopo dichiarato: conquistare al nucleare le leve dei giovani ingegneri. Alla Facoltà di Ingegneria il 26 gennaio scorso lo workshop “Il nucleare: quale futuro per l’ Italia?” non è stato il “convegno”, come ha scritto Repubblica il giorno dopo, ma una iniziativa scopertamente promozionale a cui la Facoltà di Ingegneria e forse l’Università (previsto ma assente il Rettore Deferrari) ha dato senza troppi scrupoli il suo appoggio.


Tematiche in evidenza? Ovviamente quelle sulle quali insistono i favorevoli al nucleare: riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili, presunto abbattimento delle emissioni di CO2, dipendenza dall’estero, diversificazione delle fonti di energia, potenziamento del know-how nucleare, sicurezza garantita dalle attuali tecnologie. Offuscati invece i temi scomodi: i rischi per la salute e per l’ambiente, l’insufficienza delle riserve mondiali di uranio e specialmente lo smaltimento delle scorie radioattive.
A tirare le fila è stato Roberto Adinolfi amministratore delegato dell’Ansaldo nucleare. Il rilancio del nucleare in Italia, ha detto, richiede “un processo autorizzativi chiaro, certo, semplice” in modo da ridurne drasticamente i tempi. Si impone la cosiddetta “one step licensing”, una procedura che consenta all’azienda interessata di presentare in un’unica soluzione il progetto dell’impianto insieme all’individuazione del sito prescelto per la sua realizzazione. Arnaldo Vioto, responsabile dell’ ufficio autorizzazioni della direzione energia del ministero dello sviluppo economico, l’ha immediatamente rassicurato: il governo Berlusconi, gli ha detto, sta già provvedendo. Controllo e autorizzazioni amministrative dipenderanno in futuro dalla nuova “Agenzia per la sicurezza nucleare”, di fatto alla dipendenza del presidente del Consiglio, secondo quanto previsto dal disegno di legge attualmente in esame al Senato (articoli 14 e 17 AS n. 1195). In pratica, una delega in bianco al governo centrale.
E in caso di contestazioni? Nessun problema: il governo avrà il potere di sostituirsi agli enti locali o alle regioni per le autorizzazioni di competenza. Non ci sarà più alcuna tutela giurisdizionale a livello locale perché l’art. 24 stabilisce che “tutte le controversie, anche in relazione alla fase cautelare e alle eventuali questioni risarcitorie… concernenti il settore dell’energia” diventeranno competenza esclusiva “del giudice amministrativo e del tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sede in Roma”. Una concentrazione di poteri abnorme che non ha sfiorato la discussione dello workshop.
La Facoltà di Ingegneria e l’Università di Genova non hanno fatto capire se, passato il “Giro d’Italia” di Scajola, ritengano di approfondire ulteriormente la questione.
(Oscar Itzcovich)