Sicurezza – San Marcellino per i senza dimora

Comunicato stampa
L’approvazione di ieri in Senato del cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge n.733) trova tutta la nostra disapprovazione, ci muove alla più forte indignazione e ci costringe a prendere la parola in vece di coloro che incontriamo quotidianamente e che si trovano nell’impossibilità di farlo.
Per quanto riguarda, in particolare, gli articoli 36 e 44, si evince o l’assoluta mancanza di conoscenza del problema delle persone che vivono in condizione di senza dimora, e/o, forse peggio, il totale disinteresse all’impatto che provvedimenti tanto inutili e dannosi, quanto demagogici, hanno sulle persone, soprattutto su quelle più deboli, a favore di provvedimenti che paiono voler spostare l’interesse dei cittadini dai reali problemi del paese.


Troviamo poi più che discutibile la filosofia presente in numerosi altri articoli del Decreto, non ultimo, l’articolo 39, che prevede l’abolizione del comma 5 dell’articolo 35 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, che vieta la segnalazione alle autorità, da parte dei medici, dei pazienti stranieri non in regola: la quasi totalità degli stranieri sulla strada da noi seguiti inizieranno a vivere sotto questa ulteriore minaccia.
Entrando nello specifico:
L’articolo 36 lega il diritto alla residenza alla verifica, per conto degli uffici comunali, delle condizioni igienico sanitarie del luogo in cui si richiede la residenza. Questo rende, nella prassi, ancora più difficile per le persone senza dimora ottenere e mantenere la residenza anagrafica. Non ottenere la residenza, di fatto, implica l’esclusione dai diritti civili più importanti che la nostra Costituzione riconosce (Iscrizione Servizio Sanitario Nazionale, Accesso ai Servizi Sociali, ecc…). Inoltre data la scadente qualità media delle abitazioni (soprattutto nei centri storici, in alcuni quartieri popolari, nelle zone rurali) questa norma va a produrre un blocco di massa delle variazioni e iscrizioni anagrafiche con un conseguente alto numero di persone legalmente presenti nel nostro paese escluse dalla residenza.
L’articolo 44, con l’istituzione, presso il Ministero degli Interni, di un registro nazionale delle persone senza dimora, evidenzia più una volontà di controllo che di interesse a promuovere e sostenere percorsi di accompagnamento sociale, muove a inquietanti ricordi e separa l’iscrizione anagrafica dagli abituali luoghi di vita con ricadute imprevedibili sul reale accesso ai servizi delle persone in condizione di senza dimora. Ricordiamo che già fino ad ora il tema della residenza anagrafica e della sua variazione ha comportato non poche complicazioni a persone faticosamente agganciate ai servizi dopo un lavoro di anni. Chiediamo: una persona genovese in condizione di senza dimora, iscritta in tale geniale registro a quali servizi di competenza dovrebbe rivolgersi? Quelli Romani o quelli della sua città? La risposta è tutt’altro che scontata.
A Genova sono molte centinaia le persone senza dimora con una residenza anagrafica “legale” presso il nostro Centro di Ascolto, quello dell’Auxilium e quello del Comune di Genova. Che sarà di loro e di tutto quel processo burocratico di sostegno al percorso di riabilitazione che queste persone hanno accettato di intraprendere in questi anni? Ancora una volta registriamo provvedimenti che vanno nella direzione opposta alla tutela dei diritti e alla promozione della dignità umana. (5 febbraio 2009)
(Padre Alberto Remondini S.J. e Danilo De Luise, Associazione San Marcellino)