Cornigliano – Il fantasma delle acciaierie

Strana giornata quella di venerdì 20 febbraio per le Acciaierie di Cornigliano, anzi per il loro fantasma mentale, in due diverse sale genovesi.
Da un lato tirate in causa in modo insolitamente rude ed esplicito da chi è venuto da fuori, da Vendola, che nella sala più che gremita in cui è riunita la “Costituente per la sinistra” dice con bella veemenza: “Troppo facile fare come ha fatto Riva, a comprarsi a prezzo di saldo un’area d’oro. Certo, ora è un po’ arrabbiato con me perché gli sto chiedendo di restituire un po’ dei soldi che si è fatto per sanare i problemi ambientali e della sicurezza” (applausi convinti e liberatori).


Dall’altro completamente ignorate nel genovesissimo documentario “Cornigliano, nostalgie del mare, memorie di acciaio” realizzato da Salvatore Vento e Ugo Nuzzo in collaborazione con la Società per Cornigliano e l’Archivio Ansaldo.
Nella sala cinematografica Amici del Cinema le 50 o 60 persone presenti vedono le immagini della spiaggia perduta, castello Raggio, le barche, i bagnanti. Poi la nascita della Italsider, i dirigenti, il lavoro, la professionalità, la politica sociale e culturale della azienda, il rapporto col quartiere, le donne del Coordinamento di fabbrica, il salario sociale, la visita del Papa… Il passaggio alla gestione Riva e lo scivolamento verso la dismissione seguono dolcemente, senza scosse. Poi la distruzione dei gasometri e degli impianti col suo fascino estetico, il quartiere che cambia, gli immigrati, gli esercizi commerciali e il mercato immobiliare che si adattano alla nuova realtà.
Le ipotesi sul futuro appaiono vuote e lisce come le immagini dei nuovi spazi aperti e spianati. Un sacerdote parla della idea di un parco giochi. Patrizia Avagnina evoca potenziali unità produttive ciascuna magari non grandissima, ma che nel loro insieme… Nessuno nomina il fatto che lì una fabbrica c’è ancora, si chiama Acciaierie di Cornigliano, 2000 lavoratori, 1000 in cassa integrazione. Una voce dal pubblico chiede notizie. La risposta è gentile, imbarazzata:
– Sì, è vero, ma questo non è un documentario sulla condizione operaia.
– Ma cosa c’entra, qui si parla delle prospettive del territorio.
– Dovevamo scegliere, non abbiamo parlato nemmeno di Guido Rossa.
(Paola Pierantoni)