Sviluppo – Ricerca sì nucleare forse?

Al Festival della Scienza 2009 si è discusso di “Il nucleare del futuro e il futuro del nucleare”. Platea vasta, tanti i giovani.
La notizia è che per 20 posti al master di impiantistica nucleare ci sono state 210 domande, presentate da giovani laureati, ingegneri, fisici, matematici.
Un bel numero. Quindi si vorrebbe attivare il corso di laurea in Ingegneria Nucleare, come a Torino, Milano, Pisa.
Che i nostri giovani siano meno idealisti della generazione Chernobyl? O magari solo più pragmatici?


Forse il tema di fondo è il lavoro: si tratta di nuova occupazione e con i tempi che corrono non è cosa da poco. Certo il know how di competenze delle aziende sul territorio è ampio perché, anche dopo il referendum del 1987, hanno continuato a costruire centrali all’estero. Inoltre, in tempi di crisi, produrre con meno costi energetici diventa una priorità: in Italia incidono per il 30% in più rispetto ad altri Paesi, mentre i combustibili fossili sono sempre più soggetti agli umori del mercato e della politica.
Altro fattore essenziale sono le emissioni di CO2, che costano tanto agli stati e alle imprese.
Così il nucleare ad emissione zero si fa attraente, e non per una conversione ambientalista del governo.
Il dibattito in Italia è appena iniziato, ma già dodici Regioni hanno rivendicato la competenza sui siti delle centrali; la Liguria è fra queste, ma Burlando alle accuse di Scajola e Confindustria di condurre una battaglia ideologica precisa: “Costruire centrali senza il consenso della Regione è illegittimo, ma se veramente fossimo contro il nucleare perché avremmo deciso di finanziare un master proprio per formare i giovani su questa materia?” (Il Secolo XIX 7 ottobre 2009)
L’impressione è che si confondano i termini del problema: per quale motivo si dovrebbe porre in relazione la discussione “nucleare sì, nucleare no” con il potenziamento della ricerca e degli studi sul nucleare in Italia e con la promozione di una presenza all’estero delle nostre aziende? Perché mai una scelta contraria al nucleare dovrebbe implicare il disperdere competenze ed esperienze acquisite?
Nel mondo (Asia, Europa, U.S.A.) si stanno costruendo 58 nuove centrali: con quale ingegneria, con quali sistemi di sicurezza? Su ciò si deve continuare la ricerca. Quindi: sì ad un polo del nucleare, accanto ad uno sulle energie rinnovabili.
Intanto un fermento culturale non chiaramente definito, ma vivo e presente, contesta l’importanza e l’urgenza del tema energia. Di fronte al disastro ecologico che si sta perpetrando si inizia a pensare che abbia poco senso colorare di verde il sistema economico senza modificarne principi e modalità di funzionamento che sono all’origine della crisi: abbiamo davvero bisogno di altre centinaia di milioni di automobili, anche se verdi? O di milioni di abitazioni supplementari da Parigi a Dubai?
Un consumo verde ma comunque energivoro non risolverà nulla per i miliardi di persone senz’acqua potabile, cibo, istruzione, sanità. Molti giovani, che pure cercano lavoro, ne sono consapevoli.
(Bianca Vergati)