Città – Gente che viene, gente che va (di plastica e di marmo)

Osservare e – se necessario – criticare l’informazione non deve limitarsi ad articoli di giornali o a servizi radiotelevisivi. Esiste anche un’informazione più subdola, capillarmente diffusa, non scritta e non detta ma recepita con gli occhi e altrettanto deleteria nel travisare la realtà.
L’universo di segni che ci circonda veicola non di rado messaggi che gabellano per vero ciò che invece autentico e/o valido non è – sul territorio, negli scenari urbani, negli ambienti di vita pubblici e privati – mescolando in un unico omologante calderone il patrimonio culturale che abbiamo ereditato nei secoli con le gratuite bizzarie escogitate da certi nostri contemporanei. Ne conseguono perdite di senso, disagio per i più avveduti e confusione per tutti, in un processo perverso che si autoalimenta coi propri effetti negativi.
Se è deplorevole che ciò avvenga negli interventi dei privati, è inaccettabile quando viene promosso o tollerato da pubblici amministratori che controbattono alle disapprovazioni sostenendo che si tratta di questioni di poco conto, cosa che non è.

Un caso esemplare riguarda Palazzo Ducale a Genova e alcuni sciagurati esiti della mostra “El siglo de los Genoveses”, allestita nel 2000.


A contorno dell’avvenimento, si pensò di ricollocare sui piedestalli davanti al portone le due grandi statue cinquecentesche raffiguranti Andrea e Gio Andrea Doria, di Giovannangelo Montorsoli e Taddeo Carlone, fatte a pezzi nel 1797 all’arrivo della Rivoluzione francese e di cui restano solo i piedi e i torsi.
L’incarico di reinventar le teste, le braccia e le gambe – lavorando non sugli originali ma su calchi – fu affidato all’anziano scultore Lorenzo Garaventa coadiuvato da due collaboratrici.
Impresa onerosa e concettualmente spericolata (non siam più nel Cinquecento, quando lo stesso Montorsoli poteva permettersi di rifare i pezzi mancanti al Laocoonte: oggi l’idea di restauro è ben altra) oltreché praticamente impossibile per l’entità delle lacune.
Il risultato furono due imbarazzanti goffi mammozzoni – inaugurati in pompa magna e supportati da compiaciuti articoli a stampa e sul web – che rimasero esposti mesi e mesi tra lo sconcerto di molti, finché non furono rimossi in occasione del G8 per finire nei depositi del Museo di Sant’Agostino dove è bene che restino.
Berlusconi non trovò invece nulla da ridire in merito alle 12 leziose statue in resina “all’antica” che lo scenografo Pier Luigi Pizzi, curatore dell’allestimento de “El siglo…”, aveva collocato nel salone del Maggior Consiglio, a riempire le nicchie vuote che ospitarono ritratti di benemeriti della Serenissima Repubblica, distrutti anch’essi in epoca napoleonica. Sculture prodotte in serie da una ditta specializzata, ammissibili su un palcoscenico o come arredo di qualche discoteca quand’era in voga il postmoderno, ma assolutamente indecenti in quel contesto, come lamentavano e continuano a lamentare tante autorevoli voci. Eppure rimasero, iniziando un grottesco balletto che non si è ancora concluso, tra uscite e rientri in scena. Fecero da cornice al tavolo degli 8 Grandi e successivamente a una miriade di eventi diversi. Per la mostra sul pittore Marcantonio Franceschini nel 2002 furono levate – si sperava per sempre – ma poi ricomparvero. Il Consiglio di Circoscrizione Centro Est votò allora all’unanimità nel 2004 un’argomentata proposta al sindaco per la rimozione, che andò a buon fine con gran soddisfazione dei proponenti che si illudevano di avercela fatta. E invece poco prima dell’ultima scadenza elettorale i dodici convitati di plastica son riapparsi e sono tuttora al loro improprio posto. Qualcosa però si sta finalmente muovendo.
Luca Borzani, presidente di Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura, ci ha appena comunicato una duplice buona notizia: da un lato le statue fasulle hanno i giorni contati; dall’altro stanno per arrivare i resti marmorei autentici dei colossi dei Doria, finora giacenti in un angolo dell’ex chiesa di Sant’Agostino, per avere degna collocazione all’interno del palazzo davanti al quale troneggiavano un tempo. Meglio tardi che mai.
Sul tentato ripristino delle statue dei Doria:
http://www.hozro.it/garaventa.html
http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=159
http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=224
La storia delle 12 statue, nella proposta di rimozione deliberata dal Consiglio di Circoscrizione:
http://members.xoom.virgilio.it/centroest/statue.htm
Considerazioni di un consigliere di minoranza:
http://digilander.libero.it/gandini/bonora1.htm
Sugli ulteriori sviluppi della vicenda:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/03/07/arte-della-polemica-via-dal-ducale.html
http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=28264
(Ferdinando Bonora)