Il riccio in visita alla Commenda

In un’afosa domenica di agosto il Riccio decide di fare il turista: visita alla Commenda di Pre’ e una puntata alla festa dei Democratici al Porto Antico. La curiosità è molta, sia per la Commenda, dove è stato inaugurato un “museo virtuale”, sia per il Porto Antico, dove ritiene che di “virtuale ci sia molto, compreso il Partito…
All’uscita della Commenda, piuttosto perplesso, il Riccio, sgusciando fra ponteggi, bottiglie vuote ed altra rumenta, vede una strana figura che esce dopo di lui dal porticato. Dalla coda e dalle orecchie riconosce che è un fratello topazzo, ma è vestito in modo inusuale.
Il Riccio – Salute a te, fratello urbano.
Il Topazzo – Salute a te, fratello dei boschi e che le ghiande siano con te.
Il Riccio – Grazie a te, fratello, ma, scusa l’impertinenza, come mai giri così bardato?


Il Topazzo – Sono stato assunto dalla comunità pantegana e do il benvenuto ai visitatori in veste di frate ospitaliero. A volte faccio anche il pellegrino, altre volte il lebbroso. Sono uscito un momento per farmi una cicca… tanto non c’è nessuno… Ti vedo un po’ sconvolto, non ti è piaciuta la visita?
Il Riccio – Mi fa piacere che anche la comunità pantegana si sia adattata al nuovo “teatro museo” della Commenda, l’importante che quegli infedeli dei gatti stiano lontani. Al piano di sopra ho sentito le tracce delle loro blasfeme pisciate…
Il Topazzo – Sai bene che anche tra gli umani il personale è scarso e non tutto può essere sotto controllo. Ma cosa c’è che non va?
Il Riccio – Non so che dirti. Faccio molta fatica a comprendere la scelta culturale di fondo. Abbiamo visto una storia schizofrenica. Da una Parte le Soprintendenze che per anni e anni hanno lavorato per riportare in luce questo splendido monumento, dall’altra il proprietario, il Comune, che non sapeva o non voleva, decidere cosa fare di questo spazio che, poco per volta, si svelava essere uno dei più importanti luoghi medioevali della città. Vi sono state allestite mostre splendide, come quella su Giovanni Pisano ed altre un po’ meno, come le rassegne dei “pittori del sindacato”. In uno scenario pubblico dove, con tanti recuperi di edifici, non si è trovato un luogo dove far vedere la storia della città. Ma non con filmatini e comparsate – e scusa se metto anche te vestito da frate in questo mucchio-, ma con gli oggetti, le cose che qualcuno ha raccolto con scavi e ricerche…
Il Topazzo – Per fare il solito noioso, triste museo che non visita nessuno. Che palle!
Il Riccio – L’hai detto. Che palle! È molto più comodo spararti un filmato e due proiezioni che allestire una scenografia dove gli oggetti comunichino l’aura del tempo da cui provengono. Che palle pensare, meditare, stare fermi a guardare per venti minuti l’ansa di un vaso romano o la pennellata di un incarnato barocco. In silenzio, soprattutto in silenzio.
Il Topazzo – Un museo per pochi intimi e gli altri a guardare “Il grande fratello” e votare “di pancia” per la sicurezza dei propri salotti ikea.
Il Riccio – Ho capito, ma ci saranno altri modi per far crescere la gente che non siano il teatrino e le trovate virtuali? E poi, cos’è la gente? Cosa vogliamo dire?

Il Topazzo – Ragazzo, qua si finisce nei massimi sistemi. C’era la necessità di trovare una destinazione alla Commenda ed inserirlo nel circuito di visita del Porto Antico. La mostra dei Migranti ha risollevato le sorti del Museo del Mare, dove non andava nessuno, con la ricostruzione, più o meno virtuale, del viaggio per l’America. Visto che la cosa ha funzionato, si è proseguito sulla strada dello “spettacolo” per dare un senso alla Commenda.
Il Riccio – Ma l’aveva già, anche senza i fratacchioni in video e la tolda finta nell’oratorio di Santa Brigida! Non voglio annoiarti con una lezione di museografia- sai che me ne sono occupato, tanti anni fa, nei boschi di Via Balbi- ma come fai a piazzare tre scatole di plastica e tutti gli apparati connessi su dei muri che trasudano storia! O neghi tutto e si vedono solo gli schermi o butti via gli apparati e fai parlare i muri. Non puoi pensare di valorizzare l’architettura e contemporaneamente negarla con un apparato invadente. Perché accanirsi per trasformare spazi connotati con allestimenti che non c’entrano niente. E guarda che è una storia che da noi viviamo in continuazione e a noi ricci continua a creare mal di stomaco: pensa alle logge del Ducale, sacrificate per mostre temporanee e rovinate in modo permanente. E alla Commenda non si può andare sull’ambulacro esterno… Se vuoi fare un allestimento “chiuso”, c’è tanto di quello spazio indifferenziato nel Porto Antico… Ma già, lì i volumi costano…

Il Topazzo – Le solite cose e poi… non dici niente sui contenuti e sul significato della mostra. Pensa cosa vuol dire fare il collegamento tra l’ospitalità della Commenda e ciò che oggi significa ospitalità, in un momento in cui il clima politico nazionale è ben diverso.
Il Riccio – Sai bene che “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”… Niente da dire sul significato profondo dell’operazione, né sul contenuto dei testi didattici. Pensa a cosa ha fatto il Teatro della Tosse nei suoi momenti migliori, con ben altri esiti. Ma si trattava, oltretutto, di spettacoli teatrali, non di un museo. E poi, non ho capito. Quando è stata presentata l’iniziativa, sembrava che fosse un’esposizione permanente, ora mi pare che sia temporanea, per poi far diventare la Commenda uno spazio d’accoglienza di culture diverse. Non è che sotto questa diversa strategia vi è un piccolo scontro di potere fra organismi comunali? Insomma, se a noi ricci non va mai bene niente, mi sembra che a livello locale le cose non siano molto diverse. E chi ci rimette non è il cittadino, al quale l’esposizione può piacere o no, tanto tutto è “effimero, ma l’edificio, che rischia in continuazione di veder cambiata la sua destinazione.
Il Topazzo – A starti a sentire mi sono già fatto fuori un pacchetto di Malboro.
Il Riccio – Ed io “mi sento straniero a Genova” …
Il Topazzo – Urca, sono entrati due stranieri, devo rientrare in mostra…
Il Riccio – Spiegagli che è tutto un gioco…

Il Topazzo rientra, fiero del suo nuovo lavoro, dopo tanti anni da clandestino a Pre’ ed il Riccio, per tirarsi su il morale, si dirige verso la festa dei Democratici. Lo accoglie la pubblicità e lo stand di un candidato regionale, vicino al Worker Folletto ed alla Basko. Forse sarebbe meglio suicidarsi di baccalà e non pensare che in quello stesso spazio qualcuno amante dei Lidi ha proposto di mettere attrezzature balneari.
(GUR, 25.08.2009)