Lettere – Perché dico no al traforo della Val Fontanabuona

Come sapete ho condiviso le battaglie contro l’inceneritore e contro la rapina dell’acqua privatizzata a danno della Val Fontanabuona, ma non riesco proprio a condividere la mobilitazione per il traforo e cerco di spiegare perché:
– anzitutto quando si interviene pesantemente in un contesto ambientale di pregio come quello della Valfontanabuona non ci sono solo vantaggi ma riconoscibili danni ambientali irreversibili. Perché non è stata fatta una seria valutazione di impatto ambientale? A partire dalle nuove garanzie per la sicurezza dei tunnel lunghi richiesti dalla normativa, dopo i disastri che sono capitati nel recente passato. Una analisi geologica con un serio progetto e relativi costi per collocare lo smarino escludendo con carotaggi la presenza di amianto etc.;


– le grandi infrastrutture ipotizzate nel Tigullio sono tra loro concorrenti come la superstrada Chiavari-Carasco per fare un solo esempio;
– quali le risorse disponibili? la Regione dispone di trenta milioni: circa un decimo dei costi presunti, mentre Anas e il governo per il momento nulla! E i privati sono disposti a rischiare per un tunnel a pedaggio dopo quello che è successo con il traforo Bargagli Ferriere?
– non basta un progetto di massima: occorre valutare percorsi alternativi e sopratutto parlare con le popolazioni colpite da un intervento che fracassa i loro terreni;
– una seria valutazione costi-benefici dovrebbe valutare non in astratto ma in concreto non solo i vantaggi occupazionali successivi all’intervento ma anche quali ricadute potrebbe avere spendere una cifra così rilevante, 300 milioni di euro – 600 miliardi nelle vecchie lire – in interventi a favore della piccola industria, dell’artigianato, della agricoltura, della difesa del territorio etc…;
– gli aspetti decisionali delle grandi opere sono rimessi a scelte autoritarie pubbliche e private; le comunità locali sono pedine di un gioco politico spregiudicato dei maggiori partiti;
– chi chiede che i grandi investitori finanziari non debbano fare i conti con le autonomie locali – fino ad ipotizzare il ritorno del podestà di memoria fascista – vogliono guardare ai loro interessi e non a quelli delle comunità locali sono gli stessi che hanno iper-costruito nel Tigullio edificando una città di 80.000 abitanti a Rapallo che rapina la risorsa acqua nelle piscine e nei campi golf della costa.
– E allora ?
(Rino Vaccaro)