Società – Certificare, identificare, separare

Chi non si augurerebbe nella vita di liberarsi da uno stato disforico permanente per toccar con mano un poco di euforia? Detto in parole povere, chi, in una pausa di lucidità da un costante senso d’inadeguatezza o dal limo della depressione, non vorrebbe tirarsene fuori per vivere, magari anche qualche momento di gioia?
Cent’anni o più di psicologia e psicanalisi non sono stati sufficienti alla società italiana. Il machismo efficentista, che talvolta ha indossato la gonnella, e l’omertà del nucleo familiare la fanno ancora da padrone. Si preferisce nascondere il disagio mentale, mettendolo in naftalina insieme agli abusi familiari.


In alternativa lo si può tenere a bada nei binari delle attività quotidiane, perfettamente elencate nella propria agenda. Guai a chi salta un appuntamento con il se stesso di cartapesta o dimentica l’anta dell’armadio aperta. A quel punto può considerarsi fuori dai giochi, al di là di un fiume che non si può guadare.
Con la disforia di genere, o disturbo dell’identita’ di genere (DIG), siamo addirittura al paradosso. La diagnosi di DIG, condizione di una persona che si identifica nel sesso opposto a quello biologico o assegnato anagraficamente, è essenziale per dar l’avvio ai passaggi, burocratici e non, che conducono un transessuale al cambio anagrafico. Alla DIG, inclusa nella categoria dei disturbi mentali, figlia forse della necessità di rispondere ad una burocrazia psicologizzata per l’occasione, non deve però corrispondere una patologia mentale. DIG, come un bollino che certifica, identifica e separa, senza cogliere tutte le sfumature che accompagnano il percorso di autodeterminazione interiore e sociale di una persona. La società prende le distanze anche in questo caso, fatta eccezione per il venire in soccorso con un comodo ed automatico collocamento lavorativo: a chi decide di diventar da uomo donna (MtF) è riservata la prostituzione.
Chi guarda Genova e la Liguria da lontano la vede introversa e schiva. Forse proprio questa sua “asocialità” le ha permesso negli anni di avvicinarsi a questi esiliati. Accanto ad emarginati, transessuali e prostitute continua da anni il suo cammino la Comunità di San Benedetto al Porto. L’AIED di Albenga (SV) ospita uno spazio aperto ai transessuali che decidono autonomamente di rivolgervisi per la consulenza medica e legale, con il sostegno di gruppi di automutuoaiuto. Due storie ai margini ambientate a Genova sono state recentemente oggetto di un libro e di un film accolti positivamente dalla critica.
Vale forse la pena ricordare dove nascono i fior…
http://it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_dell%27identit%C3%A0_di_genere
http://www.crisalide-azionetrans.it/
http://www.sanbenedetto.org/
http://www.aiedgenova.it/easyNews/NewsLeggi.asp?IDNews=30
(Alisia Poggio)