Città -Tra i molti litiganti Cemusa gode
Il Comune di Genova ha affidato alla agenzia Art (*) la sua campagna di difesa dei piccoli negozi e artigiani genovesi: “Gli altri vadano pure a quel paese, io faccio shopping a Genova”, con tanto di marchio e gruppo di commercianti sorridenti. La campagna è variegata, con cartelli di grandi dimensioni fino ai classici in misura “Cemusa”. Lo scopo, citando il sito di ADV, è quello di “fare leva sui fattori che possono fare la differenza nella sfera emotiva dell’acquisto individuando, stimolando e valorizzando i sentimenti di fiducia, di simpatia, del sentirsi a casa o, per dirla tutta, Sotto casa”. Insomma, il risparmio non viene proprio citato, lo ammettono loro stessi. Per fare un esempio, sotto casa io passo, guardo, saluto, ci sorridiamo, faccio foto, offro un pezzo di focaccia, ma l’acquisto delle verdure lo vado a fare in ben altro negozio, visti i prezzi da orefice del mercato comunale: perché mai dovrei pagare un sorriso?
Mentre sono in corsa per l’autobus a Brignole, non posso fermare la coda dell’occhio che scorge il citato cartello proprio accanto a quello della campagna di leva turistica della città di New York, quella che ci sta martellando la retina già da qualche anno (**). Sul sito di Tu6Genova scopro anche la vecchia velina non datata relativa all’accordo con Cemusa, dice che tra le mille regalie Genova sarà anche pubblicizzata nelle città dove la compagnia si trovi a fare lo stesso servizio pubblicitario: mi sento vendicato.
Comunque, l’effetto della vicinanza dei due cartelli è immediato, sembra che la campagna di Genova si contrapponga a quella di New York City, cosa che mi viene confermata anche da una passante. La macchina fotografica esce dalla borsa, scatta ma poi esala le sue ultime energie prima di riuscire a fare la foto panoramica, però basta ed avanza. Lo sguardo gira per i vari loghi, si, è proprio la produzione del Comune di Genova, il cui stemma in basso a destra firma la rivalsa di chi, avendo dato i natali a Cristoforo Colombo, non si lascia certo intimidire dai nipotini d’oltre oceano. Almeno, nella posizione nella quale si vedono i due cartelli, questo è il risultato che ne trae il passante che noti l’infelice accoppiamento.
Il motto che “manda a quel paese” appare esplodere come uno sfogo di sfinimento rispetto al messaggio pressante d’oltreoceano. Suona come un “e basta!”, forse anche riferito alle condizioni turistiche, gravate di spese e balzelli non ben identificati nella pubblicità (“escluso x,y,z e tutto quello non esplicitamente indicato ne la quota include”) che fanno erroneamente apparire come molto conveniente andare a comprare attraversando un oceano intero.
I due cartelli sono pure posti nella stessa piazzola dell’autobus, “spalla a spalla”, a testimoniare la apparente volontà di concorrenza schietta ed efficace, ma quello che chiude il perfetto cerchio della incredibile situazione è la presenza del terzo cartello, quello di Cemusa che si pubblicizza da sola, leggermente defilato a lato, quasi a voler manifestare la propria posizione “politicamente corretta” di agenzia pubblicitaria di fronte ai due contendenti/clienti, col sorrisino di chi incassa due fatture.
(*) http://www.advertiser.it/news/2009/dicembre/art-firma-la-campagna-acquisti-compro-sotto-casa-per-il-comune-di-genova–_21122009.aspx
(**) http://www.olinews.it/mt/archives/2008/03/mind_the_gap_tr.html
(Stefano De Pietro)