Teatro – Agnese dolce agnese

Si muove lentamente Agnese. Bloccata dagli anni e dalla casa vicina al bosco, nella quale vive lontana dalla gente. Si muove costretta in una bolla di ricordi fissati nel tempo, dolorosamente nitidi negli anni. Per nulla sfuocati. Agnese arriva in scena accompagnata dalle cose che abitano il suo quotidiano: la terra da curare, il bucato da stendere, un tavolo dove mangiare. E una solitudine che difende la sua vecchiaia ma le piega l’anima. Le luci di scena si spengono e si accendono su di lei portando lo spettatore in un’esistenza dove ogni giorno è uguale all’altro. Agnese è una donna di campagna. Della sua solitudine si parla in paese, di questo suo stare ostinatamente segregata in casa, ed è proprio in paese che viene segnalata ad un giovane di città in cerca di occupazione. Forse sì, lì c’è bisogno di braccia giovani, abili al lavoro. Il ragazzo in quella casa viene ruvidamente accolto: un materasso in cucina e la legna da spaccare. Il giovane è gentile. Lavora molto. La sua pazienza si svela in un sorriso aperto. Ma di tagliare l’erba grama lui non vuol sapere e nemmeno di mangiare cibo proveniente dall’uccisione di altri esseri viventi. Lui non può potare gli alberi. E quando lei lo invita a cenare il piatto pieno rimane intatto, allontanato con un gesto.


Agnese odiosa Agnese di Davide Tolu, regia di Marco Pasquinucci è andato in scena il 9 e 10 aprile al Teatro Garage di Genova. Interpreti Matteo Manetti, Stefania Maschio, Marco Pasquinucci.
Nella pièce l’incontro struggente di due universi distanti, per generazione e provenienza, ma capaci di comprendersi perché comunque in ascolto l’uno dell’altro. Ognuno porta in scena il suo dolore: Agnese i ricordi della guerra partigiana, dei tedeschi, delle morti, il ragazzo uno spaesamento profondo e la consapevolezza che la sua generazione, a differenza di quella di Agnese, combatte contro un nemico tragicamente invisibile. Su di loro, all’improvviso, sbucherà l’addetto del canone TV, per dar voce con sferzante ironia all’inconsistente ostinazione di un apparato incapace di accettare che si possa fare a meno di un apparecchio televisivo.
L’epilogo di questa bella storia non va raccontato.
Agnese odiosa Agnese guarda alla lotta partigiana e ai giovani di oggi con uguale densità. C’e da sperare che qualche scuola se ne accorga.
Prossime repliche: il 25 aprile ore 11.00 alla sede dell’Anpi, Passeggiata Anita garibaldi, a Nervi; e il 28 agosto ore 21.00 a Pertuso – Alessandria – presso la divisione Pinan Cichero.
(Giovanna Profumo)