Elezioni/4. Un tema assente alla vigilia del grande voto

“L’Europa che ha appena eletto il suo nuovo parlamento rischia di perpetuare una sua malattia endemica: l’impotenza a dare voce a quelle che oggi rappresentano le nuove minoranze nazionali, alle nuove diaspore mondiali dell’immigrazione, coloro che sono ormai cittadini europei ma continuano ad essere visti e considerati come estranei…


Sono solo meno di una decina i candidati di origine extracomunitaria che hanno varcato la soglia del Parlamento Europeo. L’Italia non ha mandato in Europa nessun candidato e la loro quasi assenza nelle liste italiane sottolinea le difficoltà nel risolvere un punto tutt’altro che marginale per i destini d’Europa perché (si tratti del velo, delle scuole “islamiche”, della pervasività cinese ecc.) sono queste le presenze che oggi interrogano l’Europa e non il contrario… Come governare il fenomeno, come trovare un linguaggio politico in grado di tradurre e comporre l’eterogeneità delle culture presenti massicciamente nelle nostre città e nei nostri quartieri ma sottorappresentate nei partiti e nelle istituzioni?” (Khaled Fouad Allam, “L’Europa e le minoranze silenziose” su la Repubblica del 28 luglio 2004).
A Genova e in Liguria le parole multietnicità e transculturalità si sentono solo nei convegni. Ma restano parole vuote se non contribuiscono a risolvere il problema della rappresentanza. Molti di coloro che provengono dal mondo degli immigrati stanno facendo l’amara esperienza della solitudine in politica. Il silenzio della politica su di loro si spezza solo quando uno o più immigrati trasgrediscono i codici della “sicurezza”. Allora tutti urlano.
Quanti posti a candidati di origine extracomunitaria nelle liste per le prossime regionali?
(Manlio Calegari)