Set tv. E Fassino mancò lo smash vincente

Brunetta, Baldassarri, Epifani e Fassino schierati come per un doppio a Wimbledon. Floris è l’arbitro, Diamanti in collegamento descrive le attese dell’italiano medio. E’ un quadro strano, coincide con il ritardo nell’accendere la TV e con la mancanza di attese per quanto da tempo trasmesso.


Il malessere, in questo Ballarò preso a metà, combacia con le parole che giungono dal video ed i relativi primi piani. Lo sdegno di molti, anche questa sera, probabilmente, non avrà portavoce. Soldi, Irpef, diminuzione delle tasse, tabelle del governo si susseguono scandite da precisazioni, provocazioni e promesse.
Il labbro di Epifani si tende. La faccia da folletto di Brunetta s’illumina. Fassino offre il suo dolore sporgendosi verso la telecamera, ma è un martirio inutile, senza passione. Floris ammonisce con abilità rara nello scivolare tra le parti ricordando il tema. Pause pubblicitarie, interventi a riprendere il filo. Poi il Corsivo, un appuntamento fisso della trasmissione che con sottile ironia, sequenze di film o d’archivio viene aggiornato al tema della serata. Questa volta sono le molte ore di sciopero fatte dagli italiani tra il 2001 e il 2004. La sintesi è piccante. Brunetta, infastidito dall’oggetto, ironizza: “Complimenti Floris! Ha fatto un filmato degno di Santoro! A sfondo ideologico!”. Minaccia? Promessa?
Floris si limita a guardare l’interlocutore. Sta pensando al suo posto. E’ atterrito. Non scivola più. Fassino che ha lì un’occasione unica per ricordare Rai, recenti nomine, censura, e difendere Santoro candidato dell’Ulivo per le Europee tace. Venti secondi di silenzio, spazzati via dal conduttore che, rianimato, riprende il gioco della trasmissione
La serata di RAI tre ha offerto dopo Ballarò, alle 23.30 dell’11 maggio, un’intervista a Pina Bruno, vedova di Massimiliano, maresciallo dei carabinieri morto a Nassiriya. La fragilità della sua solitudine stride con quanto dichiara. Come non si rendesse conto. L’orsetto travestito da carabiniere sulla libreria suggerisce un mondo in cui infanzia e sacrificio si mescolano inconsapevolmente. Ma lei illumina la telecamera offrendo una nuova tragica versione dell’universo iracheno. “E’ stata una trappola”, dichiarerà nei giorni successivi, “Non voglio parlare più”.
Tardi, ma poi anche Pina Bruno ha capito.
(m.l.)