OLI 362: TERREMOTO – “Teniamo botta”

Arrivano con la “sbrisolona”, il libro e l’acquarello incorniciato della loro scuola con su scritto “Grazie per averci aiutato in questo momento difficile”: sono gli studenti del Galilei, Scuola Tecnica Superiore e liceo di Mirandola, piccolo comune in provincia di Modena dell’Emilia terremotata in primavera. Sono a Genova per partecipare alla semifinale di Robotica, la First Lego league, dove gareggeranno scolaresche da tutta Italia. Tante famiglie genovesi li hanno ospitati e hanno fatto il tifo domenica 13 gennaio al Palacus della facoltà di Ingegneria. Nell’evento organizzato dalla scuoladirobotica.it, roboethics.org, gli under ’97 illustreranno anche i progetti immaginati per migliorare la vita dei senior, dei ragazzi che hanno avuto la testa per pensare a chi ha bisogno come gli anziani, loro che hanno iniziato la scuola in un gazebo. Ora le aule sono in un prefabbricato e anche se fa freddo, va meglio di prima quando si sentivano rieccheggiare le lezioni l’una con l’altra. Meno male che sono venuti in aiuto i robottini, regalati dalla Lego, che gli studenti hanno messo a punto perché superino ostacoli, si muovano in percorsi ad hoc nel minor tempo possibile, aggiungendo degli accessori rielaborati da loro.

Un esperimento che ha dato loro il turbo, in cui si sono impegnati al massimo, riuscendo in due classi su tre ad accedere alla finale. Una vittoria speciale, conquistata studiando in un precario edificio, mentre intorno il paese è distrutto e la scuola nuova chissà quando si farà, anche se il padrone del Mulino Bianco ha versato un milione di euro per ricostruirla. Con cantilena morbida, entusiasti di trenette al pesto e farinata, raccontano pure degli aiuti di quelli della Ceramica di Sassuolo, venuti a fare frittelle con i forni delle piastrelle.
Dopo il liceo c’è chi vorrebbe fare Ingegneria – che bello studiare qui a Genova dove c’è il mare! – là, adesso, per andare a scuola i ragazzi devono attraversare a piedi una statale e con la nebbia che c’è al mattino non prendono nemmeno la bicicletta. Andranno a Bologna, se possono, perché almeno lì ci arriva il treno, un’ora di tragitto, mentre per andare a Modena c’è soltanto il pullman e ci si mette un sacco. I collegamenti sono uno strazio, e pensare che la zona di Mirandola è stata definita la “Biomedical valley” e ancora oggi i camionisti del nord Europa diretti alle aziende del biomedicale, si perdono nelle valli prima di arrivare a destinazione. Mirandola e dintorni sono divenuti l’ombelico del mondo della plastica al servizio della sanità. Da zona contadina a sito di studio da parte di istituzioni culturali per un fenomeno unico in Europa. Prima c’era lo zuccherificio perché si coltivavano le barbabietole, ora c’è il biomedicale, ovvero la produzione dapprima artigianale e poi industriale di prodotti usa e getta sterilizzati. Ecco l’eccellenza degli istituti tecnici. “Noi teniamo botta” è lo slogan che si sono scritti sulle magliette, come racconta la Stampa il 23 dicembre 2012, definendo i liceali di Mirandola “diplomati sul campo”, facendo da spalla, loro adolescenti, agli adulti. Prodigandosi dalle tendopoli alla parrocchia, dall’animazione con i bambini allo scaricare decine di casse d’acqua, fino a fare la spola in scooter tra i paesi con il pane fresco. “Noi teniamo botta”, cerchiamo di reagire, andiamo avanti, dicono: teste belle e coraggiose di questi (non) eroi del terremoto, che, a partire da gennaio racconteranno la loro vita anche su Mtv, con Radio 5.9 Emilia.
Per non essere dimenticati.
(Bianca Vergati – foto dell’autrice)