Cifre. I costi della sanità e le liste d’attesa

La telenovela sulla sanità ligure dal titolo “Ma quanto mi costi?”, inaugurata da Manzitti su Repubblica-Il Lavoro a metà gennaio circa, giunge oggi alla 4°. puntata.


Riassunto delle precedenti:
1) Abbiamo un buco nel bilancio della sanità? Di quanto? Non si sa, ma comunque è tutta colpa di Levaggi, che pensa di trattare la materia chiamando alla sua corte managers lumbard super-pagati. Di bello c’è solo il Pammatone.
2) Ti credo che abbiamo un buco! In un ospedale una appen-dicectomia costa mille, nell’altro millequattrocento, da qualche parte quattromila. E da vari dati risulta magari che dove costa cara lavorano anche poco o male. La Regione ha questi dati, ma non li usa.
3) La parola alla difesa: Levaggi dice “quei sistemi di misura sono vecchi ed imprecisi; nel cassetto ne abbiamo altri che quelli sì…. Ma ora non ti dico…”
Quali che fossero i dati “quelli-buoni”, che Levaggi diceva di avere nel cassetto (e che evidentemente non ha nel frattempo procurato al giornalista inquirente, forse perché ancor peggiori di quelli già pubblicati…), Repubblica del 16/02 tira fuori la relazione del CEIS, organo sicuramente al di fuori delle parti (ma lo erano anche i dati pubblicati; anzi: quelli erano proprio della Regione!), che evidenzia i costi reali della sanità ligure.
Reali. Quelli che cioè ci dicono quanto spendiamo effettivamente in raffronto a quanto spendono veneti, umbri, siciliani etc., per avere le stesse cose.
I risultati sono stroncanti. E se Levaggi non fosse la simpatica faccia che è, avrebbe già dato le dimissioni, perché non si salva proprio nulla di quello che è stato fatto sotto il suo assessorato.
Non è una giornalata a dirlo: è uno studio scientifico, che ha sicuramente qualche limite sui dati alla fonte, ma in questi casi il difetto si vede subito. Esempio? Quando si dice che Liguria, Emilia e Valle d’Aosta sono le regioni dove i tempi di prenotazione sono più lunghi rispetto a qualsiasi altra regione. Guarda caso si tratta delle uniche regioni dove il sistema CUP è informatizzato rispettivamente al 50, 90 e 100%. Cioè dove non si possono raccontare miccere. Dalle altre parti, dove miriadi di sistemi di prenotazione non dialogano o vanno a piuma d’oca e calamaio, tutto bene? Mah!
(Galeno)