OLI 350: CULTURA – TERRA DI FATE

Quasi sulla vetta della Collina di Castello, dove venticinque secoli fa nacque Genova, nel medioevo la famiglia Embriaci eresse torri e case fortificate, trasformate a metà Quattrocento nel monastero di Santa Maria delle Grazie la Nuova, ridotto nell’Ottocento a usi civili, tra cui un teatro nella chiesa preziosa di affreschi barocchi, la quale oggi – ben restaurata dopo decenni di degrado – ospita la cosiddetta “Casa Paganini”, sede di InfoMus, centro di ricerca internazionale di incontro tra ricerca scientifica e tecnologica e ricerca e produzione artistica e culturale, a cui partecipano l’Ateneo genovese, Regione Liguria, Provincia e Comune di Genova.

 Il 15 giugno scorso vi è stata presentata TERRA DI FATE, un’affascinante creazione di Attilio Caffarena – regista, attore, studioso che da diversi anni svolge intensa attività nel campo del teatro, delle arti visive e della performance, in riferimento e in contatto con alcuni tra i massimi rappresentanti del teatro contemporaneo, quali Jerzy Grotowski, Heiner Müller, Robert Wilson, Gerhard Bohner – prodotta nell’ambito della 18ª edizione del Festival Internazionale di Poesia.
TERRA DI FATE si basa su una poesia di Edgar Allan Poe, Fayryland, del 1829, bruciata dal primo editore al quale fu sottoposta in quanto giudicata un nonsenso, poi pubblicata sulla Yankee and Boston Literary Gazette e definita uno “squisito nonsenso” che evidenziava la capacità di Poe di creare un linguaggio e una dimensione poetica di altissimo livello.
La rappresentazione è stata la prima fase di PROJECTPOE, un più ampio progetto dello stesso Caffarena sulla sinergia tra forme espressive e linguaggi differenti. L’opera di Poe è parsa territorio adatto per una ricerca che si propone di integrare in un evento performativo linguaggi diversi, in quanto è stata spesso punto di riferimento in molteplici ambiti, da quello della letteratura a quello delle arti visive, alla musica, al cinema.
La realizzazione di TERRA DI FATE ha avuto alla base una sperimentazione che ha integrato musica, teatro, arti visive, con un’analisi del coivolgimento del pubblico verso una dimensione scenica aperta a prospettive e paradigmi che non sono quelli consueti. La scelta del testo poetico di Poe per una sperimentazione performativa nei termini indicati è motivata non solo dal fatto che esso si configura come struttura ritmica e sonora, ma anche che vi si rileva una semantica del vedere e dell’ascolto nello spazio e nel tempo, in senso fisico.

Il risultato per gli spettatori è di un notevole, spiazzante coinvolgimento emotivo, di raffinata intensità.
Il testo viene letto da un performer, inizialmente nel modo in cui, consuetamente, un attore leggerebbe una poesia di fronte a un pubblico che ascolta. Poi, in modo inatteso, questa situazione inizia a trasformarsi: il testo letto dal vivo viene fatto reagire con interventi elaborati in tempo reale la cui natura può essere percepita dal pubblico in maniera a volte anche ambigua o misteriosa, il testo poetico progressivamente esplode, si dissolve in diversi piani e livelli espressivi. L’azione del performer entra in relazione con gli altri elementi, testuali, visivi e sonori, permettendo a chi assiste di partecipare all’evento creativo nel tempo reale di un percepire attivo, all’interno di un dispositivo d’interpretazione aperto su diversi piani. Non ci si trova quindi semplicemente davanti alla rappresentazione scenica di un testo poetico, ma questo si evolve in immagine, a una figura si sovrappone il linguaggio delle parole e della musica. La poesia di Edgar Allan Poe può essere percepita come fatto visivo, figura/paesaggio di parole. Il testo scritto entra quindi a far parte di un’unità definita attraverso una poetica che fa nascere la tensione espressiva dalle relazioni tra elementi diversi: immagini, suono, oggetti e persone, acquistando una nuova valenza drammaturgica, scenica e visiva.
Ci si augura ora che TERRA DI FATE – prodotto e realizzato grazie alla sinergia creatasi tra realtà di rilevanza internazionale presenti sul territorio quali il Festival Internazionale di Poesia e Casa Paganini-InfoMus di Genova – possa essere riproposto in altre sedi e occasioni, consentendo il godimento di questa inusuale esperienza a un maggior numero di persone rispetto a quelle – peraltro non poche – che ebbero la fortuna di assistervi.

TERRA DI FATE è stato realizzato con il progetto drammaturgico e la regia di Attilio Caffarena; il progetto visivo e scenografico sono di Riccardo Dapelo e Attilio Caffarena, il progetto sonoro di Giacomo Lepri e Riccardo Dapelo. Il lavoro del performer è stato affidato ad Andrea Nicolini, l’elaborazione Live Audio a Giacomo Lepri e quella Live Video a Riccardo Dapelo.

Gianfranco Pangrazio ne ha realizzato una documentazione video.
(Ferdinando Bonora – foto di Giorgio Tagliafico)