OLI 348: CITTA’ – La sfida: musica e cultura contro le slot machines
Domenica sera, passando davanti al bar Continental, angolo tra S. Lorenzo e Via Cavour, si poteva vedere l’insolito spettacolo di avventori al bancone o seduti ai tavoli che, mentre bevevano gli aperitivi, assistevano ad una rappresentazione teatrale costruita su testi di Edgar Lee Masters ed Italo Calvino, messa in scena all’interno del bar da una compagnia amatoriale.
Solo pochi mesi fa, invece, dalle vetrine si potevano vedere solo clienti ossessivamente impegnati alle slot machines, e l’atmosfera del posto risultava parecchio scoraggiante.
Un cambiamento sensibile e coraggioso in anni come questi, in cui le slots hanno invaso i bar, e dove si assiste al proliferare delle sale gioco.
Al termine dello spettacolo parliamo con Dominic, il nuovo e giovane gestore, di questo cambiamento, visibile anche nella estetica del locale, che l’arte e la disponibilità di un amico hanno decorato con le grandi figure del rock e del jazz: Jimi Hendriks, John Lennon, Janet Joplin, Satchmo. Gli chiediamo come sta andando.
Ci risponde che è una scommessa molto, molto difficile. Infatti, con un affitto di 3600 € al mese (Iva inclusa), a cui aggiungere le spese per utenze e personale, non è facile rinunciare al guadagno delle slots, e puntare ad un radicale cambiamento della clientela.
Tanto per dare un’idea, su La Repubblica del 1 marzo, Corrado Zunino nel suo articolo “L’azzardo è come il fumo. Basta agli spot sui giochi” parla di una rinuncia, in media, di 20.000 € all’anno per i gestori che vogliano espellere le macchinette.
Inoltre lo sforzo di qualificare un locale con attività musicali e culturali si scontra col fatto che – come ci dice Dominic – queste serate sono, quasi senza eccezione, in perdita.
Girando tra i blog troviamo un coro di conferma alle sue parole: chi ha un locale il più delle volte con la musica dal vivo ci rimette, e chi suona ci guadagna un’elemosina.
Gli unici a godere, a quanto pare, sono l’Enpals (l’Ente di previdenza per i lavoratori dello spettacolo) che prevede un’aliquota contributiva del 33% (!) a serata per ogni artista anche se già assicurato Inps e suona gratis, e comunque con un onere minimo di 15€, e la Siae, il cui sito informa che la tariffa dovuta è pari al 10% dell’incasso lordo, con un minimale di 94€ per un locale con meno di 100 posti.
Certamente le vecchie facce che non si fanno più vedere, e quelle nuove che ora frequentano il locale sono una soddisfazione e una gioia, e dimostrano che la scommessa era giusta, ma praticare questa strada di rinascita richiede un entusiasmo che sfiora la temerarietà.
Senza modifiche legislative che riducano le rendite di posizione, la battaglia di chi prova a combattere l’azzardo puntando su musica e cultura è troppo solitaria e rischiosa.
(Paola Pierantoni – Foto di Giovanna Profumo)