Sicurezza. Un killer padano tra Lega e AN

Le lenzuolate di manifesti –sono a loro volta mezzi di informazione– che occupano attualmente i muri col faccione di Fini, vogliono convincerci che nessuno più di AN ha a cuore la sicurezza interna nel nostro Paese.


Un test istruttivo di come intendono l’ordine democratico i post-fascisti venne in occasione del G8 di Genova, quando la presenza costante dei gerarchi del partito nel quartier generale delle operazioni fornì l’avallo politico alla linea dura; leggi: pestaggi a freddo di dimostranti inermi, per vendicare lo smacco subito dai black-bloc.
L’altra forza politica che inalbera la bandiera della tolleranza zero è la Lega, con le sue ronde verdi, più o meno armate, le crociate contro i coloured e gli immigrati in genere (l’altro ieri erano contro i meridionali) e le sgangherate esibizioni anti-magistrati da parte di quei campioni di civiltà rispondenti ai nomi di Borghezio e Calderoli. Strano a dirsi, non si sono sentiti i loro latrati dopo uno dei più efferati delitti che hanno insanguinato di recente una strada padana: due agenti di polizia e una giovane donna ucraina assassinati, alle porte di Verona, da un pistolero ucciso a sua volta nello scontro a fuoco.
Se uno non si ferma ai titoli del “fattaccio” e si prende la briga di scendere ai dettagli, trova la spiegazione del silenzio: Andrea Arrigoni, l’ex parà, detective privato con tanto di pistola automatica da 15 colpi più uno in canna, autore della strage, era fino a poco tempo fa una guardia del corpo di Bossi, un fedelissimo, militante della “giustizia giusta” modello Ku Klux Klan. Pare però che negli ultimi tempi l’uomo d’ordine si fosse avvicinato al partito di Fini, trovando giusta sponda nel maresciallo dei carabinieri, ora deputato, Filippo Ascierto, una sorta di ministro degli Interni ombra di Alleanza nazionale. Il quale lo invitava a Montecitorio e altrove per convegni di AN su droga e organizzazione delle forze di polizia, come documentano foto e manifesti, ma anche e-mail che i due si scambiavano.
Ma non era un tipo dal grilletto facile? (Aveva già ferito gravemente una persona e tuttavia disponeva del porto d’armi.) All’imbarazzante domanda, Ascierto precisa: “L’ho incontrato quattro-cinque volte e non ho mai intravisto la follia in lui. Anzi mi è sembrato più preparato ed equilibrato di molti altri”. Bell’ambiente.
(Camillo Arcuri)