Terre des hommes. La guerra preventiva anche contro le ONG

Promosso dal Centro per l’Educazione ai Diritti Umani, il 4 marzo a via Balbi 2 (Facoltà di Lettere e Filosofia), è iniziato il corso interfacoltà “Media e diritti umani: lettura critica dell’informazione”.
Introdotto da Marcello Zinola, segretario dell’associazione ligure dei giornalisti, tra gli altri relatori, era presente Raffaele K. Salinari, presidente federazione internazionale Terre des Hommes, che ci ha inviato il seguente contributo:

Lo scenario internazionale apertosi dopo l’11 settembre restringe oggettivamente gli spazi di manovra per le Ong che intendono ancora praticare con coerenza le regole dell’aiuto umanitario indipendente. I perché si situano a diversi livelli, tutti intrecciati e tutti riconducibili al minimo comune denominatore di una “guerra tra civiltà” che sembra essere oggi lo scenario più probabile tra quelli che i poteri forti realmente operanti coltivano e promuovono.


L’aiuto umanitario è, per sua intima natura, indipendente e legato alle regole del diritto internazionale che, dalla convenzione di Ginevra in avanti, ne hanno sino ad ora dettato le condizioni. Non discriminazione, immediatezza, indipendenza da ogni logica politico-militare, piena agibilità in ogni occasione, sono tra le caratteristiche salienti di quello che, almeno sino alla guerra del Kossovo, si intendeva per aiuto umanitario. Ora è proprio questo quadro di coerenze giuridiche internazionali che viene ad essere stravolto dalla “guerra umanitaria” in Kossovo in poi, sino ad arrivare ad una totale anomia con la guerra in Afganistan ed ancor più con l’invasione dell’Iraq.
Non è quindi tanto e solo la commistione tra umanitario e militare, gia ampiamente sufficiente a snaturare in profondità l’essenza dell’aiuto umanitario indipendente, che corrode e svilisce il senso profondo di queste pratiche quanto, e forse ancor più per la sua “tenuta” futura, l’azzeramento di quelle regole internazionali che ne facevano uno strumento chiaro e non partigiano, testimonianza di una universalità che la pratica corrente della “guerra permanente totale” contro il terrorismo vuole negare alla radice. In realtà quindi il cancro che corrode l’aiuto umanitario oggi è lo stesso che attacca le fondamenta dell’Onu e del Diritto internazionale, al di fuori del quale non c’è vita autonoma per l’aiuto umanitario indipendente e quindi per le stesse Ong che lo praticano.
E’ chiaro a questo punto che la posta in gioco tra le due fazioni che oggi si contendono il dominio del mondo, con mezzi speculari ma identiche finalità egemoniche, è proprio la democrazia insita nelle regole condivise, la terzietà di coloro i quali lottano affinché i Diritti umani rappresentano la cornice politica all’interno della quale inscrivere il futuro dell’umanità. Per questo oggi, battersi per un mondo di pace è l’impegno primo per difendere un’idea di aiuto umanitario non solo efficace, e realmente indipendente, ma altresì democratico.
(Raffaele K. Salinari )