Grifo di bronzo. Con sprezzo del ridicolo

Il Grifo d’oro è la massima onorificenza concessa dal comune di Genova; e si può capire che da sempre i sindaci siano restii ad assegnarla: a suo tempo Sansa si oppose a chi proponeva di consegnarla al grande economista italo-americano Modigliani, in occasione di un suo incontro pubblico al Carlo Felice; in seguito Pericu non si è lasciato convincere a conferirla alla famosa attrice Vanessa Redgrave; mentre ora ha deciso di attribuirla a don Antonio Balletto per l’importante ruolo svolto nella vita cittadina al servizio della cultura e della solidarietà.


Proprio il rispetto dovuto al valore di questo simbolo aureo, quindi la tutela della sua preziosa unicità, suggeriscono di coniare un altro premio, magari diverso, ma non una patacca: chessò, un Grifo di bronzo, ispirandosi alla graduatoria olimpica e trascurando altre indebite allusioni.
Il neo riconoscimento potrebbe andare a chi si sia maggiormente distinto nel meritorio sforzo di soddisfare la gran voglia che ha la gente di sorridere, desiderio spesso inespresso, frustrato da troppe contrarietà, a cui la scienza ora attribuisce la causa di non pochi disturbi psico-fisici, compresa la scarsa capacità di riproduzione. Per evidenti ragioni, dalla classifica degli aspiranti al titolo andrebbero esclusi gli umoristi di professione, limitando la rosa degli eleggibili ai protagonisti, occasionali o involontari, di episodi comici.
Un posto di spicco in classifica spetta al duo Biasotti-Plinio, reduci dalla paranormale avventura sul palcoscenico della sede regionale, dove presidente e vicepresidente si esibirono in veste di guide per mostrare alle pie folle l’apparizione del volto di Padre Pio sul petto della restaurata statua del Cristo degli abissi. Finché la Curia smentì le dubbie visioni. La loro candidatura al titolo è insidiata da Luciano Fantuzzi, il temerario industriale che con autentico “sprezzo del ridicolo” ha consentito la diffusione nelle sue fabbriche della “preghiera del dipendente”, rivolta non al santo patrono ma al padrone: “Augurandoci che il tuo tocco d’oro –testuale, dal Secolo XIX- e la tua saggezza possa rimanere a lungo su di noi, caro presidente del gruppo che porta il tuo nome, per conto del tuo intero corpo impiegatizio vorremmo estenderti le più calde congratulazioni e i nostri mai adeguati ringraziamenti ”. (Preghiera che, come capita, è rimasta inascoltata, dato che l’azienda genovese del benemerito, l’Ansaldo Reggiane, sta per essere chiusa.)
(Camillo Arcuri)