Referendum/2. Legami di idee non di sangue

L’attuale legge 40 stabilisce che “è vietato il ricorso a tecniche di procreazione assistita di tipo eterologo” e che tale ricorso è consentito “solo quando sia accertata l’impossibilità di rimuovere le cause impeditive della procreazione”. Le possibilità della scienza e della tecnica siano quindi gestite in famiglia, e sotto stretta sorveglianza.


Dunque modernità (della tecnica) ed oscurantismo (del pensiero) strettamente a braccetto per impedire l’attuarsi dell’inquietante scenario di una coppia che, così come adotterebbe un bambino (personaggio profondamente eterologo), decide invece di fabbricarselo, almeno in parte, in proprio, così che la donna possa vivere l’esperienza non sostituibile della gravidanza (del figlio che cresce in sé) e del parto (del figlio che esce da sé e diventa una persona separata e distinta).
Oscurantismo e maniacale volontà di controllo: anche nel caso di fecondazione rigorosamente “omologa” la cosa non è mica semplice: bisogna infatti dare prova provata che in altro modo proprio non ce la facciamo, e metterci a disposizione per tutte le verifiche del caso, così che lo Stato possa toccare con mano che la nostra sterilità è dovuta a “cause accertate e documentate da atto medico”, oppure che sia qualcosa di “inspiegato” ma comunque certificato dal medico, con tanto di timbro. Non sia mai che questo nostro non avere figli possa essere dovuto a fatti più intimi e privati di cui non abbiamo voglia di parlare.
E se invece pensassimo che è davvero bella (una volta tanto) una scienza che ci apre un orizzonte in cui i legami di amore non passano necessariamente attraverso i legami di sangue? Che quello che dobbiamo trasmettere non è necessariamente il nostro DNA, ma le nostre idee, le nostre emozioni, i nostri ricordi? Che se è certamente bellissimo, irresistibile il gioco della ricerca delle somiglianze in un bambino che nasce e che cresce, può essere bellissimo, irresistibile il gioco della scoperta delle differenze? Un bimbo “eterologo” non ci darà forse la gratificazione (importantissima, difficilmente rinunciabile) del rispecchiamento nel figlio, ma potrà forse aiutarci a vederlo come una persona distinta da noi, e a lasciarlo più libero di sé: il contrario del claustrofobico sogno della clonazione.
Ciascuno di noi vive solo una parzialissima esperienza di vita. Questa volta la scienza apre una possibilità in più. Votiamo sì. Quattro volte sì.
(Paola Pierantoni)