Referendum/1. Fermare la ricerca sui peggiori mali?

“Sta male”, risponde semplicemente il prof. Lucio Luzzato a chi gli domanda qual è lo stato della ricerca in Italia, tema di un confrontro organizzato il 13 maggio dal Comitato genovese per il Sì ai 4 referendum. E’ un incontro con illustri ospiti, scienziati e docenti dell’Università di Genova. Interventi chiari e alti che contrastano con le intimidazioni dottrinali e le ruvide polemiche che confondono ancor di più e scoraggiano i cittadini a esprimersi liberamente nei referendum.


La libertà di ricerca scientifica è posta dal primo quesito del referendum. Chiede di abrogare le parti della legge 40 che vietano l’utilizzo delle cellule staminali embrionali a fini di ricerca. Si tratta di eliminare gli ostacoli che impediscono a milioni di persone, afflitte di malattie che vanno dall’Alzheimer al Parkinson e al cancro, di trarre giovamento da cure basate sulle cellule staminali embrionali.
Quelli che si oppongono all’abrogazione di questo divieto, sostengono che l’embrione è già persona, titolare di diritti, e che la sperimentazione può essere ugualmente condotta con cellule staminali adulte (tratte dal cordone ombelicale o da altri tessuti del corpo) e si rifiutano di riconoscere il fatto che molte ricerche hanno già dimostrato che le staminali dei diversi organi non sono così potenti e promettenti come le embrionali.
Nessuna nega che la ricerca sugli embrioni solleva problemi molto delicati, ma, come dice giustamente Giovanni Berlinguer (l’Unità, 16 maggio), “se non verrà attenuato il rumore di fondo, cioè l’inquinamento acustico che rischia di confondere l’opinione pubblica… risulterà arduo per i cittadini distinguere il filo conduttore dei molti problemi che sono sottesi alla scelta referendaria: la scienza e l’etica, la libertà e i diritti, l’embrione e la persona, la legge e la religione, la donazione e i rapporti fra generi”.
Proprio per queste considerazioni il comitato referendario chiede che si utilizzino gli embrioni già esistenti che altrimenti verrebbero comunque distrutti. Non che se ne creino altri. In Italia esistono 30 mila embrioni congelati che potrebbero fornire le cellule staminali embrionali per la ricerca su quelle malattie. Altrimenti si persisterà nella paradossale situazione per cui nell’ordinamento giuridico italiano l’embrione in uno stadio precedente a quello dell’impianto nell’utero materno, secondo la legge 40/2004 è più tutelato del feto, secondo la legge 194/1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Pare pure riduttivo, come dice Emma Bonino, che il referendum debba essere meccanicamente ricondotto a “una battaglia tra laici e cattolici”. Per il filosofo cattolico prof. Evandro Agazzi, per esempio (il Sole-24 Ore, 6 febbraio, 6 e 13 marzo, 8 maggio 2005) appare moralmente lecito utilizzare i pre-embrioni come fonte di cellule staminali e in genere a fini di ricerca scientifica
In un’intervista per l’Espresso (29 aprile) a proposito del referendum, il Nobel prof. Dulbecco, guarda quello che succede in Italia con un misto di incredulità e sconforto: “No, gli scienziati proprio non capiscono perché, per legge, da un lato si impedisca loro di cercare terapie per i peggiori mali; e, dall’altro, si proibisca di usare quanto hanno scoperto sino a oggi per prevenire la nascita di bambini malformati destinati a una vita di sofferenze, come fa questa legge con lo stigma sulla diagnosi prenatale”. E aggiunge: “E’ umiliante per la medicina”.
La scienza in Italia sta proprio male.
(Oscar Itzcovich)