Giornalisti embedded non solo all’estero

Sedici persone da FNAC ad ascoltare, lo scorso 20 Maggio, la presentazione del libro “Storie di frontiera” di Paolo Odello, giornalista indipendente. L’autore e il libro vengono introdotti da Marcello Zinola, giornalista del Secolo XIX. Si parla non solo delle frontiere tracciate tra nazioni diverse, ma di quelle, invalicabili, tracciate dalle parole: Precario. Immigrato. Spacciatore.


L’idea del libro è nata, dice l’autore, riguardando a distanza di tempo il cumulo degli appunti presi in occasione di tanti fatti di cronaca e gli articoli che ne sono scaturiti. Senza l’assillo del pezzo da scrivere in tempi rapidi, senza l’auto-imposizione del distacco rispetto all’episodio raccontato, i fatti assumono un aspetto diverso. Da quegli stessi episodi che avevano ottenuto qualche riga sui giornali emerge un’umanità ed una verità che la notizia di stampa aveva nascosto, trascurato. Prendono forma e assumono la dignità di essere raccontati i fatti, i dettagli “non notiziabili”, quelli che non vengono raccontati perché non sono utili a far vendere il giornale. Storie di periferia: della città e della cultura.
Arriva allora la domanda: ma quanta periferia c’è nel mondo dell’informazione? La risposta è: tantissima. Il mondo dell’informazione non racconta la realtà, ma ne è lo specchio, perché ne riproduce ampiamente al suo interno il degrado, la precarietà, la resa ai condizionamenti economici. In un giornale si preferisce ormai un precario senza garanzie a un giornalista in formazione. I tempi di chiusura stretti e frenetici fanno sì che ci si affidi sempre più ai lanci di agenzia, e non si vada più in giro a cercare di comprendere e descrivere quello che succede. L’equilibrio economico dei giornali dipende in misura crescente dalle inserzioni e dalla pubblicità, più o meno esplicita. Il fronte dei giornalisti “embedded” (non importa se all’estero o in patria) si allarga sempre più. Chi vuol fare il giornalista autonomo, free lance – per usare un termine moderno – lo fa a suo rischio e pericolo (economico): i pezzi vengono pagati 50 /80 euro onnicomprensivi, ma solo se il Direttore giudica che vi sia “la notizia”, altrimenti vuol dire che si è lavorato a vuoto. Quindi molto tempo libero, molta libertà di indagare e molta fame: a meno che non si sviluppi col tempo un’adeguata percezione di cosa e come proporre per farselo pubblicare.
Libri, riflessioni, convegni, percorsi di formazione e discussione, comunicazioni attraverso la rete riportano qua e là lo sguardo e l’attenzione sulle molte periferie del nostro mondo, e colmano, qua e là, l’abisso che separa la realtà dalla realtà raccontata. Ma questi sono territori privilegiati e di elite. L’accesso universale a un’informazione onesta verso chi legge o ascolta o guarda diventa sempre più uno dei nodi irrisolti delle nostre democrazie.
(Paola Pierantoni)