Scuola Tg. Se il ritmo frenetico nasconde il vuoto

“Quest’anno lo facciamo noi”: così gli studenti del Majorana, dopo aver sezionato spot e programmi TV, dopo aver indagato sui gusti televisivi di ragazzi e genitori, si sono cimentati con scalette, notizie e ritmi, realizzando, dai titoli di testa ai servizi, un TG.
Noi “grandi” abbiamo scoperto che analizzare gli strumenti del comunicare, apprendere l’”abc” del nesso significante-significato nell’uso dell’immagine, sono armi rivoluzionarie per combattere Golia e la sua fabbrica del consenso.


La vicenda del giudice Sansa (intervistato dai ragazzi), la probabile costruzione di un centro di primaria accoglienza in Val Bisagno, la situazione delle strade, i gusti dei giovani in fatto d’abbigliamento, sono alcune delle notizie “trasmesse”.
I giornalisti presenti all’incontro del 27 maggio (Pastanella, del TG5 e Cerboncini, di RAI3) si sono congratulati con i giovani giornalisti anche se, per gli “addetti ai lavori”, il ritmo del TG Majorana è apparso “fuori regola”: servizi troppo lunghi, con troppo parlato e qualche tempo “morto”.
Se per Pastanella “la TV non è più il focolare domestico intorno al quale si riuniva la famiglia”, ma “un elettrodomestico, che rimane acceso per 15 ore; per questo bisogna essere veloci nella comunicazione e attrarre l’attenzione di un pubblico distratto”, il professor Nizzoli, dell’Osservatorio di Pavia (che da anni collabora con i docenti dell’Istituto), ha posto l’accento sulla specificità di alcuni palinsesti delle reti Mediaset: con un target giovanile che, a suo dire, giustificano l’esasperazione del ritmo, la fascinazione per l’input, più che per l’approfondimento.
Il professor Siliato, docente di Scienza della comunicazione a Milano, in controtendenza, dopo l’elogio per i tempi dilatati (a suo dire funzionali alla buona comprensione ed analisi della notizia), ha dichiarato: “Avete fatto un buon lavoro, facendo un brutto telegiornale. Avete analizzato i TG oggi visibili sulle reti italiane, ma lì non c’è un buon telegiornale”. E ha lanciato una sfida, per il lavoro sui media del prossimo anno: passare dalla ripetizione di clichè consolidati alla ricerca di modelli alternativi, liberandosi della “lezione” dei “maestri” (soprattutto se “cattivi”).
Giusto per proseguire il cammino rivoluzionario…
(Tania Del Sordo)