Informazione /2. Ricerca in fuga a sei corsie

Di fronte al tubo catodico perdiamo tutti le nostre capacità logico-deduttive, non siamo più “homo sapiens”, ma “videns”, dice Giovanni Sartori in un suo libro di successo. Perché stupirsi, quindi, se solo di rado la TV tenta di allargare il nostro orizzonte, dandoci in pasto qualcosa su cui riflettere?


“W la ricerca”, la terza inchiesta condotta da Riccardo Iacona andata in onda su RAI3 il 21 giugno è stata un’eccezione, appunto. Dopo il lavoro precario e la filiera che porta le merci dal produttore al consumatore, Iacona si sposta fra Italia ed Europa, fra Roma e New York a caccia di brillanti scienziati nostrani.
I commenti alla trasmissione trovati in seguito dimostrano come ci siano sempre almeno due modi di leggere un evento.
Norma Rangeri (Il Manifesto, 22 giugno) rivive tutti i passaggi salienti del documento: dai ricercatori, che non vogliono essere ripresi per non perdere il posto, al “caso” del fisico che deve andare ad Allborg, in Danimarca, per vedere riconosciuti i suoi meriti (scientifici), fino al dramma di una scuola di specializzazione (la SISSA di Trieste), che costa allo Stato italiano 500 mila euro a studente, riconosciuta a livello internazionale come un’ottima fucina di “cervelli”, ma di “cervelli migranti”, ai quali basta inviare un curriculum per ricevere offerte di lavoro. La Rangeri conclude constatando, almeno, un’eccezionale eccellenza: quella del giornalismo d’inchiesta.
Antonio Dipollina (La Repubblica, 23 giugno), invece, commenta così: “ Sul fatto che l’Italia sia un paese ormai ridicolo (anche) per quanto riguarda il trattamento riservato alla ricerca scientifica, non ci piove da decenni. I giovani ricercatori che nemmeno s’iscrivono ai concorsi in quanto già blindati e con vincitori assicurati, idem (…) E’ la mediazione politica e di cooptazione (con percorsi spiegati molto bene nell’inchiesta) che sovrintende ferrea e detta leggi (…) E’ il “paese irriformabile” di cui parlava (…) Ilvo Diamanti. E’ disperante, certo. Ma mai come lo squarcio che Iacona ha offerto su San Francisco e la Silicon Valley: con le decine di aziende ipermoderne e la mega-autostrada a sei corsie con tutti quelli che (…) tornavano a casa ordinati, rispettando i limiti di velocità (…) l’utopia di quel comportamento nel traffico ce lo sogneremo per sempre.”
Irriformabile, certo. A tal punto che dei 12 mila cervelli in fuga ogni anno, formatisi in questo paese “ridicolo” ma che vanno ad aumentare il PIL di altri, nel pezzo di Dipollina si è persa traccia.
Tania Del Sordo