Acquasola. Gli ultimi difensori del parco che fu

E’ un filo che chiama a raccolta. Non quello della speranza, ma quello teso da Ansaldo Trasporti a confinare, all’interno del parco dell’Acquasola, l’area destinata al nuovo cantiere della metropolitana. Piove. Sono una ventina mercoledì 5 ottobre a difendere sin dalle 8 del mattino “l’unico polmone verde della città”.


Si schierano davanti al loro striscione, unica nota di colore in questo parco desolato dal brutto tempo. Hanno già due vigili a cui rivolgersi: cercano di spiegare loro che la delibera della giunta, una fotocopia sbiadita tra le mani, prevede “il mantenimento e l’utilizzo del parco” e quindi il cantiere va fatto fuori. Inoltre nella planimetria manca un albero che invece esiste eccome! “Vedete è lì! Come potranno i mezzi pesanti aggirarlo?”.
Loro gli ambientalisti della società civile, hanno anche un avvocato e li sostiene il consigliere di Rifondazione signora Poselli che annuisce, sprona, precisa. L’età media è sui cinquanta. Poche madri. Ma nonne, sì, una con la borsa della spesa. Si scambiano opinioni. Si raccontano favole, si ricordano vittorie: “L’altra volta si sono messi ad asfaltare… dicevano che avrebbero messo asfalto concimante…”, “Asfaltare per cosa?”, “Asfaltavano per i posti auto dei residenti cancellati a causa del cantiere, poi hanno fatto retromarcia…”.
Arriva l’Assessore, esasperato: “Va bene! Chiediamo all’Ansaldo di valutare la situazione…ma questa occupazione è frutto di una serie di incontri, nel frattempo loro hanno in consegna l’area”. Come dire non c’era altra soluzione, uno pezzo del parco andava concesso ad Ansaldo. “Ma senta se ci fosse stato un palazzo qui, cosa avreste deciso? Lo buttavate giù? Cosa faccio? Porto mio figlio a giocare tra i camion?” E ancora “Questo filo non è a norma di sicurezza! E’ pericoloso! Non ci sono cartelli!”, “Certo che non ho potuto mettere i cartelli!”, esclama l’ingegnere dell’Ansaldo, “non ci avete fatto entrare!”. Parole, spiegazioni, imprecazioni. L’assessore piroetta tra tecnici, paladini del verde e donne, fino ad esclamare: “Signora si dia una calmata Santiddio! Cosa dobbiamo fare!? Metterci per terra e farci impalare da voi per dimostrare che siamo completamente sottomessi?!”.
L’assessore rimanda il sacrificio. Suo e del parco. Per ventiquattro, quarantotto ore. Il tempo di una valutazione tecnica del progetto. L’ennesima. Gli onesti fuori legge della Sherwood cittadina manderanno un uomo loro. Con un filo di speranza.
Giulia Parodi