Città della cultura – Muore in gran silenzio il trasporto pubblico

Muore così, il trasporto pubblico; guadagnandosi sui quotidiani spazio solo per un giorno (meno della fiera del pesce che ha tenuto per 3 giorni!). Senza che un amministratore della città abbia sentito la decenza di dire una parola a quello che sta succedendo da mesi.


A suo tempo l’assessore Merella aveva parlato chiaro: “Faremo di Genova la città dei posteggi”. Nessuno dei suoi colleghi aveva detto “e del trasporto pubblico”. Infatti. E’ del giorno 11 la notizia che per “ripianare il debito” sta per essere venduta la rimessa di Boccadasse, uno degli ultimi gioielli di famiglia. E poi? Poi ci saranno ancora un po’ di uffici, negozi a De Ferrari, a Pre e da qualche altra parte. Così nel giro di un po’ di mesi un patrimonio enorme, messo insieme durante un secolo è stato dilapidato nel silenzio complice di amministratori pubblici e societari per non dire delle forze politiche e sindacali che ad una coraggiosa presa d’atto hanno preferito la politica dello struzzo. Domani vedremo, è stato lo slogan. Ora il domani è arrivato. Arriveranno i francesi, si dice, e aumenteranno il biglietto. E poi arriverà un nuovo dirigente, con grande esperienza e specialmente omogeneo alle attuali maggioranze, tant’è che fa anche parte del circolo Maestrale il cui presidente è Claudio Burlando. Intanto il trasporto un mese dopo l’altro si estingue, perde viaggiatori, credibilità, soldi (gli ultimi). Da mesi la questione del trasporto pubblico della città (una citta lunga 30 km e con due valli affluenti di circa 12 km) non è stato oggetto di una discussione e di un qualche impegno politico. Niente. E’ solo una questione finanziaria – si è detto – bisogna “tappare i buchi”. E si è venduto. Chissà se qualcuno ci ha anche guadagnato. Quando nell’estate del 2004 Amga aveva deliberato un aumento di capitale il Comune di Genova aveva sottoscritto l’aumento di capitale trasferendo ad AMGA le azioni della autostrada Milano Serravalle. Ma lo statuto della Genova Serravalle impediva il trasferimento a terzi dell’intero pacchetto azionario da parte dei soci Enti Pubblici. Col trasferimento ad AMGA l’ostacolo era stato aggirato in quanto Amga era una controllata dal Comune di Genova. AMGA aveva poi ceduto le azioni a Gavio, finanziere di cui s’è parlato molto di recente… E le dighe? Qualcuno se ne ricorda? AMGA le aveva acquistate dal Comune di Genova per un corrispettivo – si diceva – di circa 10 miliardi impiegati – anche questo si diceva – per ripianare parte delle perdite di capitale di AMT. Per non dire del resto, uffici, rimesse, depositi alienati non per far vivere un’azienda ma per farla morire, piano piano. Per arrivare al giorno in cui dire a cittadini, dipendenti: è finita, basta; vedete che non c’è più niente.
Non vi pare una vergogna?
(Manlio Calegari)