Disastri ambientali – Le bandiere ombra non finiscono mai

Bandiera panamense, proprietà turca non meglio identificata. Quante volte dati del genere hanno accompagnato un naufragio, un ennesimo dramma del mare? Sembrano residui di cronache lontane, appartenenti a un passato remoto, da dimenticare, che però ritorna puntualmente, come un replay senza fine.


L’ultimo spezzone l’abbiamo seguito attraverso giornali e tg di questi giorni nel golfo della Spezia: la “cementiera” Margaret, mentre naviga a stive vuote, cerca riparo per sfuggire alla tempesta che la sbatte come un fuscello. Si mette alla fonda vicino, forse troppo vicino alla diga foranea: ma che succede? La forte corrente continua a trascinarla verso la scogliera. Un sola ancora non basta a fermarla e la seconda pare che non abbia la catena abbastanza lunga per agganciare il fondale. A questo punto il destino della nave è segnato; ed è un caso fortunato che i dodici uomini e la cuoca di bordo siano stati tirati su vivi con gli elicotteri da quell’inferno d’acqua.
Ora, mentre le coltivazioni di cozze rischiano di essere appestate dai gasolio delle cisterne, veniamo a sapere che la Margaret, per quanto avesse i soliti certificati dei registri navali più o meno in regola, era stata fermata dalla Guardia costiera e rilasciata a condizione: primo di bordeggiare, cioè non spingersi oltre le 20 miglia dalla costa; secondo di non navigare con onde più alte di tre metri. Dunque, per arrivare in Turchia o nel Mar Nero dove pare fosse diretta, avrebbe dovuto fare il periplo del Tirreno e poi dell’Adriatico, e con quel che costa il bunker si può giurare che arrivata a Oltranto avrebbe tentato la traversata. Comunque non c’è arrivata perché, come previsto, le onde più alte di tre metri l’hanno costretta a fermarsi; e, fatto imprevisto, non aveva abbastanza catena per ancorarsi a dovere.
Vere o infondate che siano queste prime ricostruzioni, non sembra esserci dubbio sul fatto che troppe “carrette”, vanno tuttora per mare allo sbaraglio, col loro carico umano. Ben 1.187 mercantili sono stati bloccati nei porti del mondo civile durante il 2004, perché inidonei alla navigazione; e va dato atto alla Guardia costiera del nostro paese che in Europa ha il primato nei controlli a bordo: 2.385 navi ispezionate e 368 fermate. La black list degli enti di classificazione vede in testa il registro albanese (fermato il 13% del naviglio che aveva ricevuto il suo ok), poi quello indiano (12,5), cinese (8,7), portoghese (8,3). Ma in materia di registri non meritiamo alcun Oscar: basti pensare che tutta la legislazione Ue in tema di sicurezza in mare s’intitola Erika, dal nome della cisterna con bandiera maltese, ma proprietà e certificazione italiana, protagonista di uno dei peggiori disastri ambientali avvenuto nel ’99 in Bretagna.
(Camillo Arcuri)