Ponte Caffaro – Il parking era nato in vetro-acciaio

Dal progettista del discusso parking di Ponte Caffaro riceviamo un’ulteriore puntualizzazione.
Ho notato con piacere bipartisan che l’integralismo non è solo di destra ma anche di sinistra. A una lettera pacatamente ragionata come quella da me inviata si risponde non con argomenti ma con una poesia e una foto di cantiere minacciosa che cerca di incutere terrore ai lettori.


Ho cercato di spiegare che un edificio non può essere giudicato in fase di costruzione perché terminato potrebbe essere anche peggio di quanto uno abbia potuto immaginare.
La storia di questo progetto è molto lunga e tormentata ed è iniziata con il Piano dei Parcheggi “fai da te” nel lontano 1989 che prevedeva appunto un parcheggio in struttura in Passo Barsanti. Il primo progetto regolarmente approvato dalla Soprintendenza prevedeva quattro volumi degradanti verso il Ponte Caffaro che riprendevano i volumi ottocenteschi dei palazzi circostanti.
L’involucro previsto in ferro e vetro faceva riferimento ai mercati del Carmine e di Via Prè. La destinazione a parcheggio in elevazione veniva confermata dal Piano Regolatore del 1997 e regolarmente approvata dai vari livelli istituzionali compreso il Consiglio di Circoscrizione. Successivamente a seguito di un regolare concorso veniva scelto il nostro progetto che prevedeva ancora l’involucro in ferro e vetro, vetro non riflettente ma quasi trasparente al fine di ottenere un effetto di leggerezza. Senonchè il nuovo soprintendente Galletti ci impose di usare il cotto ad archi ribassati per richiamare le finiture del vicino Ponte Caffaro. Rendendoci conto che il cotto usato in una parete continua avrebbe provocato un indubbio effetto di pesantezza abbiamo previsto delle lamine in cotto poste in orizzontale (da 15 cm x 5 cm distanziate tra loro di 15 cm) in modo da consentire una adeguata illuminazione, ventilazione e trasparenza.
Comprendo la rabbia di chi non vede questa struttura in Passo Barsanti per il suo forte impatto ambientale, e indipendentemente dall’esito architettonico, ma forse avrebbe dovuto cominciare ad arrabbiarsi diciassette anni fa.
(Lionello Calza, architetto)
In questa sede siamo interessati al ruolo che ha avuto l’informazione nell’annosa vicenda; in poche parole, i media hanno assolto il loro compito? Se molti dei precedenti ricordati oggi giungono nuovi ai più, verrebbe da concludere che il famoso cane da guardia al servizio della pubblica opinione, si era un po’ distratto.