Informazione – Non servono i carabinieri per le madri in fuga

Quando si dice che le leggi vengono sempre dopo il sentire della società… Sono decenni che la riforma del diritto di famiglia, nata dall’esigenza di un’effettiva tutela dei minori, prevede per la “madre che non vuole essere nominata” la possibilità, addirittura il diritto, di lasciare in ospedale la creatura che ha appena dato alla luce, rendendola disponibile per l’adozione. E’ una norma realmente a difesa della vita, una misura concreta contro l’orribile rischio-cassonetto che corrono troppi bimbi nati da donne disperate. Ma ancor oggi sono pressoché ignorati i principi di una legislazione finalmente civile; e la stessa informazione, anziché promuoverne la conoscenza, preferisce in molti casi indulgere alla facile emotività sulla “madre snaturata”, ecc.


Cronache di stile ottocentesco si sono lette nei giorni scorsi a Genova in relazione alla decisione di Victoria, una ventenne lituana, di allontanarsi dall’ospedale di Sampierdarena il giorno dopo aver messo al mondo una bella bimba sana, del peso di circa tre chili. “Ha passato la notte in corsia, durante la quale si è torturata cercando di capire che cosa doveva fare”; quindi si è “procurata in qualche modo una penna e ha scritto a lungo”, poi ha lasciato in vista sul comodino il foglio: “Devo farlo, in queste condizioni non potrei tenerla, allevarla, perché la mia vita è troppo difficile”, sono le tristissime parole che ha lasciato accanto alla bambina.
“Nei suoi confronti non è scattata neppure la denuncia per abbandono di minore, in quanto il reato si configurerebbe solo se fosse a rischio l’incolumità della neonata”, chiarisce il cronista-inquirente, e pur aggiungendo che la ragazza-madre ha regolare permesso di soggiorno e non ha precedenti penali, assicura che i carabinieri di Forte San Giuliano la stanno cercando ugualmente. Insomma la giustizia ottocentesca fa il suo corso.
(Camillo Arcuri)