Freschi di stampa. “Imparare dai bambini” un libro importante

E’ stato pubblicato a Genova dalla “Compagnia dei Librai” (vedere sul sito www.compagniadeilibrai.it) alla fine del 2003 ma in pochi se ne sono accorti. Forse è stato per via del titolo “Imparare dai bambini”: un omaggio che tutti fanno volentieri ai bambini senza però esserne davvero convinti.


In realtà si tratta di un dizionario; un dizionario molto speciale fatto con le parole scelte dai bambini di varie classi (terze, quarte e quinte) delle elementari statali genovesi “Gallino” e “Andersen” durante l’anno scolastico 1999-2000. Quali parole? Ma, naturalmente, quelle scelte da loro durante mesi di discussioni e proposte. Di ogni parola essi hanno dato nel dizionario una o più definizioni e uno o più esempi del suo impiego in un testo.
Un libro così importante non poteva non avere un prefatore che non fosse una celebrità. Infatti lo ha avuto nella persona di Tullio De Mauro, linguista insigne e in passato per breve tempo – purtroppo – ministro della Pubblica Istruzione. Uno dei punti più alti della conoscenza d’una parola, ha scritto De Mauro nella prefazione, è spiegarne il senso “con gli strumenti che la lingua stessa ci mette a disposizione” cioè conoscere altre parole con cui spiegarla. E’ quello che i bambini in questione, con la collaborazione delle loro maestre, mostrano di saper fare. A modo loro, si capisce, infatti le loro spiegazioni fanno riferimento – non potrebbe non essere così – ad esperienze vissute e quindi appartenenti ad un campo d’azione ancora limitato. Inoltre prima di riuscire a riferire una parola ad orizzonti più vasti è necessario conquistare una capacità astrattiva a sua volta frutto d’una complicata gradualità fatta di età, esperienze, relazioni e così via. Eppure, malgrado i “limiti” d’essere il dizionario un prodotto di bambini, il risultato è importante anche per i “grandi” che hanno così una buona occasione per osservare il mondo d’ogni giorno con gli occhi dei loro figli e dei loro nipoti. Da qui il titolo “Imparare dai bambini” che tra i suoi infiniti significati vuol dire anche confrontarsi con i bambini. Di fronte a noi “grandi” scorre infatti la sequenza delle nostre parole, le stesse che usiamo per parlare sia tra noi sia con loro, “i piccoli”. E’ il nostro universo linguistico, comprese le forzature a cui spesso ricorriamo per giustificare un gesto, un giudizio o un ordine, che viene dai bambini proposto nel loro dizionario; articolato in parole e definizioni, parole utili a spiegarne altre. I bambini e i loro insegnanti hanno giocato e faticato non poco per produrre il loro dizionario e, forse senza neppure rendersene conto, hanno dato vita a una sorta di trattato della conoscenza. Non un trattato universale caro ai filosofi dei secoli passati, ma un trattato “qui ed ora”, a Genova alle soglie dell’anno 2000, dei quartieri da dove provengono i bambini che hanno partecipato al gioco. Il lessico di questo trattato è un lessico “storico”, e le sue parole hanno un preciso valore semantico. Diversamente sarebbe impossibile spiegare perché essi definiscano un emigrato, una “persona che va a vivere in altri paesi illegalmente” o che “fugge dal proprio paese … pagando dei milioni il conducente della nave”.
Tullio De Mauro, nella sua bellissima prefazione, fa notare come riuscire a spiegare parole con altre parole sia la premessa necessaria per raggiungere altri due risultati, i più importanti nella scala del sapere e del comunicare. Il primo è usare una parola in modo appropriato e nel momento giusto; il secondo è capire se le parole che stiamo usando sono in tono tra loro e se le persone a cui ci rivolgiamo le capiscono. A quel punto, ricorda De Mauro, comincia quella che don Milani chiamava l’arte della parola e cioè dare e chiedere spiegazioni. Anche questo è un territorio che i bambini autori del dizionario hanno indagato. La sezione finale del loro lavoro, un buon terzo del libro, è fatta di esercizi, insieme dotti e arguti, da cui può trarre frutto anche il lettore adulto.
(Manlio Calegari)