Call Center – Mancavano al convegno professori e politici

“Call Center idee per un cambiamento”, il 9 giugno ’06 a Genova. Convegno importante e i quotidiani se ne sono accorti. Secolo XIX (10 giugno), pagine regionali, “Viaggio tra i forzati dei Call center. Divisi tra gentilezza e nevrosi in un lavoro privo di sbocchi”.


Repubblica, pagine locali, “Semaforo per andare in bagno. Vita da call center: prodotti Hi Tech, metodi vecchi”. Repubblica ha dedicato al convegno una apertura sulla sua edizione on line sin dal 9 giugno, mentre il convegno era in corso: “Ritmi di lavoro stressanti, pause di pochi minuti e atomizzazione dei rapporti. Solo un lavoratore su quattro spera di migliorare le proprie condizioni. E in questi anni le cose non hanno fatto che peggiorare. Poca autonomia e poca stabilizzazione. Le promesse mancate dell’accordo tra le parti di due anni fa. Un’indagine Cgil in sei grandi call center presentata oggi a Genova”. Molti i messaggi ricevuti già in giornata.
Il convegno ha preso le mosse da una inchiesta promossa dallo Sportello sicurezza della locale Camera del Lavoro. Sei le aziende considerate, un migliaio di dipendenti, contatti, riunioni, interviste, un questionario compilato da circa un terzo del totale. Si scopre – è la parola esatta – un lavoro deludente, mal pagato, senza sbocchi e specialmente fonte di disagi d’ogni tipo. Su questi ultimi si è concentrata l’inchiesta e la discussione. Anche se ad ogni passo la domanda che urgeva era un’altra: ma che razza di lavoro è questo, che società è questa, che vita è questa…
Domanda seria, che attiene alla politica, ma difficile da evadere. L’ha riconosciuto Repetto, il presidente della Provincia, l’unica istituzione a collaborare al convegno. Qualcuno – ha detto Repetto – farebbe bene a ricordare lo choc di un po’ di anni fa quando i colletti bianchi della Pirelli Biccocca si misero a lanciare le attrezzature dei loro uffici dalla finestra. In effetti allora ci si scandalizzò, si gridò al luddismo, poi si cominciò a sapere e a capire; ma ci vollero mesi.
Il convegno è stato prima di tutto un lungo momento di ricerca, per saperne di più su una galassia che oggi in Italia occupa quasi mezzo milione di persone in aziende la cui prospettiva di crescita è stimata il 6% (sì, sei per cento) l’anno; insomma un vero affare. Aziende “moderne”, Hi Tech, dove tutte le parole tecniche sono inglesi, dove, quando si viene assunti, i periodi di prova durano settimane, mesi e più. Dove i compiti assegnati sono variabili: dal vendere prodotti taroccati, a incassare lamentele di utenti inferociti, di far perdere tempo, di guadagnare tempo… Chi voglia farsi una idea più precisa delle testimonianze portate al Convegno potrà trovarle, dal 19 giugno, sul nostro sito www.olinews.it
Un convegno importante per la cultura, per la politica e per i cittadini. Qualche professore di diritto, e non solo del lavoro, ci sarebbe stato bene. Così come un pò di studiosi della comunicazione e della società di oggi. Anche un po’ di politici ci avrebbero sicuramente guadagnato ad essere presenti: sia quelli che si occupano della cultura – dal Convegno è emersa una città sconosciuta di cui nessuno sapeva – sia di quelli che allestiscono le ricette del nostro futuro. Anche le associazioni dei consumatori avrebbero grandi vantaggi a frequentare la materia trattata al convegno. Rappresentano infatti i cittadini, cioè i dirimpettai delle vittime dei call center. Difficile pensare che le cose possano migliorare per gli uni senza far causa comune con gli altri.
(Manlio Calegari)