Referendum – Le oche del Campidoglio e la Costituzione

Difficile capire da dove nasce l’illusione di aver già vinto il referendum. Per quel che può valere, pochi sono i sondaggi accessibili. Quello condotto per Repubblica (7 giugno) rivela che poco più della metà degli italiani (53%) è a conoscenza del referendum, il 60% pensa di andare sicuramente a votare e il 23% ci andrà probabilmente. Su base nazionale il 60% è orientato a votare NO, mentre al nord la percentuale scende al 51%.


Sono cifre tutt’altro che rassicuranti. Panorama online (5 giugno) scrive che secondo gli ultimi sondaggi il vantaggio dei NO è assai risicato: solo 2 punti percentuali. “Quella che doveva essere una passeggiata per il centrosinistra può diventare un incubo. La Lega chiede una vittoria netta almeno al Nord, altrimenti via a posizioni più radicali”. E che succederebbe nel caso di vittoria dei SI solo nel Nord?
Nel numero in edicola, Panorama, conferma che “il risultato, in base al sondaggio, appare condizionato dalla conoscenza effettiva dei contenuti del referendum, che oggi è bassissima; tra quanti pensano di andare a votare o sono incerti, oltre il 60 per cento è incerto se votare sì o no”.
Per quanto riguarda il popolo della TV, nei pochi giorni che restano, complice la campagna di disinformazione orchestrata da Mediaset e i dibattiti della RAI, questi dubbi non saranno fugati. Ne sanno qualcosa coloro che domenica 18 giugno si sono sventuratamente trovati ad assistere alla rissa tra Rutelli-Boselli e Fini-Castelli nel salotto di Bruno Vespa. La confusione dominante non è servita a nascondere la superficialità e l’impreparazione del duo che doveva spiegare le ragioni del NO, la complessità e l’importanza della posta in gioco. Accodati alla TV, i quotidiani pubblicano ampi servizi sulla notizia del giorno: gli insulti scambiati tra gli ospiti di “Porta a Porta”.
A oscurare il panorama ci si mette anche Romano Prodi quando afferma che la vittoria dei SI non potrà essere interpretata come un giudizio politico sul governo. Affermazione paradossale perché in quell’infausto caso le conseguenze sul destino della democrazia nel Paese sarebbero ben più gravi.
“Ormai siamo al dunque. Nel 390 a. C. i romani dormienti, mentre i Galli di Brenno stavano per farli a pezzi, vennero risvegliati in tempo dallo schiamazzare delle oche del Campidoglio. Chi sveglierà ora gli stanchi combattenti dell’Ulivo?” Così si chiude “L’illusione di aver già vinto la battaglia sulla Costituzione”, un articolo di Mario Pirani su Repubblica del 15 giugno.