Autore: Redazione

  • Piano casa – Convergenze bipartisan sul cemento

    Alla prima inquadratura forse lo riconosci. La fronte si prolunga sulla nuca per poi cedere il passo come una diga ai capelli che contornano il resto della testa. La figura è allungata e c’è quel modo timido di stare in TV che diventa decoro.
    ”Annozero”, Rai 2, giovedì 26 marzo. La telecamera plana troppo veloce sui presenti per esserne certi. Quando viene inquadrato Ferruccio Sansa si prova stupore, sollievo, e speranza che il rumore dei presenti sia sostituito dalla riflessione di cui è capace.

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  • Sacconi – Il restyling della sicurezza

    “Restyling delle sanzioni”, un apparato sanzionatorio “rimodulato”, più contenuto rispetto all’attuale testo unico sulla sicurezza, ma “più oneroso rispetto al 626” (Sole 24 Ore del 28 marzo). Una riscrittura delle norme sulla sicurezza nei posti di lavoro decisa dal governo per “andare incontro alle richieste di Confindustria e di tutte le associazioni dei datori di lavoro…” (Secolo XIX del 28 marzo). “Sanzioni meno severe sulla sicurezza” (Repubblica del 28 marzo).
    Contro la “solita” Cgil, per non parlare della Fiom. Possibilista la Cisl che confida in un “miglioramento” del testo.

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  • Corrispondenze in rete – “Lì da voi com’è?”

    Cosa fanno degli ex ragazzi in gamba, oggi quarantenni, che lavorano in altri paesi, nei dipartimenti che contano delle università che contano e dove si fanno ricerche che contano? Si scrivono e si interrogano. Ma quelli che stanno lontano, in USA, in Francia, in Germania dove dell’Italia leggono sulla rete, sentono che per capire manca qualcosa, di aver bisogno di particolari, di odori che la stampa e la rete non permettono di apprezzare. Così tra un gruppo di loro da tempo è in corso “un dibattito” (sì, quello della corazzata), stagionale: “dibattito inverno, primavera ecc. “.
    Ecco– senza gentile concessione – uno stralcio del “dibattito primavera entrante”

    Cari tutti, vi mando questo articolo di Repubblica dove si racconta dell’incontro a Genova organizzato dal Pdl tra il ministro Alfano e la classe 5 B della scuola elementare Brignole Sale di Albaro. Nell’occasione un ragazzino ha chiesto al ministro sulla possibilità di interventi specifici contro gli eccessi presenti nel web, in particolare sul più famoso sito di condivisione video, Youtube. “Il nome stesso di rete – ha detto il ministro Alfano – rimanda a una maglia difficile da controllare, ma stiamo lavorando sul tema”. Alfano che forse non si aspettava la domanda (o non era preparato per la risposta): ha detto che il governo è intenzionato a “intervenire su You Tube”.

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  • VERSANTE LIGURE



    INSANI E SALVI

    Futuro? Incerto, e tanto.
    L’ignoto dà sgomento.
    Come già per l’amianto,
    si aspetta un intervento:
    ci salverà soltanto
    un maxi-emendamento?



  • Politica – In assenza di progetti resta solo la magia

    A quanti genovesi sta a cuore l’annosa questione delle moto sulle corsie gialle? Si tratta davvero di una priorità?
    A quanti genovesi è invisa la moschea?
    Finita l’era di Bush e alla luce del nuovo corso illuminato, nel quale lo stesso Obama ha deciso di rivolgersi direttamente all’Iran per ricucire la trama lisa dei rapporti diplomatici con il Medio Oriente, può la città del G8 avere come argomento ancora da dibattere l’edificazione di un luogo di culto?
    Chi fa male questa città? E chi va davvero ascoltato?

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  • Scandali – Se i lavoratori si decidessero a parlare

    La foto è comparsa su tutti i principali quotidiani l’undici marzo scorso. Sullo sfondo l’ingresso imponente con relativa cancellata con sopra la scritta “Istituto Papa Giovanni XXIII” e davanti a loro, i lavoratori, anzi le lavoratrici, una prima fila di donne, una quindicina, piuttosto giovani tra cui spicca la chioma canuta dell’unico maschio (il “sindacalista”?). Sui cartelli, se ne intravedono sei sorretti da altrettante lavoratrici, si leggono frasi come “POLITICA+CHIESA IN CALABRIA = MAFIA”, “CHIESA ABBIAMO SMESSO DI ESSERE CREDENTI”, “QUELLO CHE NON RIESCE A DARCI LO STATO CE LO PRENDEREMO”, e altre di contenuto forte, coraggioso che unito alle espressioni decise delle donne che li reggono fanno pensare che a Serra d’Aiello (prov. di Cosenza) stiano facendo sul serio. Così almeno hanno deciso dopo le indagini aperte nel 2006 dalla Procura di Paola sull’Istituto papa Giovanni XXIII, una fondazione religiosa ospizio per disabili e anziani. La svolta nel luglio del 2007 con l’arresto del suo presidente, un sacerdote che nel marzo 2009 è stato rinviato a giudizio per frode e truffa. L’accusa – non la sola visto che altre più inquietanti gravano sulla faccenda – è di aver sottratto 13 milioni di euro alla gestione dell’Istituto e di aver omesso di pagare 15 milioni di euro di contributi alla maggior parte dei 1860 dipendenti dello stesso.

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  • Assistenza – A chi fa gola il Brignole?

    Nella lettera pubblicata su questo numero, Bernardo Gabriele scrive che “per ottenere un risanamento dei conti bisogna volerlo” e che gli avvenimenti che hanno accompagnato la vicenda “Brignole” mostrano chiaramente che questa volontà non c’è. Della questione dei numerosi centri di profitto privati che sottraggono risorse all’intervento pubblico – aggiunge – non si può parlare: “chi tocca i fili muore”.
    L’interrogativo è se la china discendente del Brignole sia frutto di una incapacità (e, in questo caso, di chi) o di una intenzione e, in questo caso, a favore di chi.
    Se si vanno a riprendere alcuni numeri del Secolo XIX del 2006 si capisce che, in effetti, esiste una strada tracciata da tempo. Una strada diligentemente percorsa fino ad un oggi in cui il Brignole ha perso 200 posti letto, 120 assorbiti dalla ASL3, ma altri 80 già andati ai privati. Non solo: tutto il personale sanitario (circa 120 infermieri) e una trentina di amministrativi è passato alla Asl3 con immaginabili contraccolpi sulla qualità del servizio offerto dall’Istituto.
    Il punto di arrivo di questa strada può essere intravisto pensando alla entità del debito (26 milioni), e al suo problematico risanamento (OLI 219).

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  • Precari 1 – Farcela senza lo zio vescovo

    “Senza uno zio vescovo” è una campagna pubblicitaria di Infojobs, http://www.youtube.com/watch?v=3E_HZS5eM1I&eurl=http://www.senzaunoziovescovo.com/, un sito che permette di cercare lavoro online. Gioca con levità sulla diffusione endemica della raccomandazione nel Paese e sulla difficoltà di trovare lavoro senza qualche “santo in paradiso”.
    Il video pubblicitario raccoglie per l’Italia le facce di chi non ha uno zio barone oppure un papà industriale o ministro. Fa parte di una campagna di marketing virale, che gioca molto sull’efficacia del messaggio e mette a disposizione come strumenti di comunicazione e diffusione loghi e wallpapers per il proprio sito. Per chi ha raggiunto il tanto agognato lavoro, un attestato, da stampare ed esibire con orgoglio “Non mi è servito uno zio vescovo”. Messaggio azzeccatissimo per le schiere dei figli di nessuno che combattono ogni giorno la disoccupazione, il precariato ed un costante abbattimento dell’amor proprio.
    (Eleana Marullo)

  • Precari 2 – Infermieri o badanti: è il futuro, ragazzi!

    “Non ho mai sentito mio figlio piangere così disperato. Ragioniere precario, che ha perso il lavoro”. E’ l’incipit della lettera di un padre di Trani a Michele Serra sul Venerdì di Repubblica di 13 marzo. Quanti genitori vedranno altre lacrime? Anche a Genova è un bollettino di guerra, un esercito silente di precari, da aziende piccole, piccolissime, alle grandi multinazionali, come alcune che avevano interessi nel porto.
    Bagagli in mano e rimpianto nel cuore in quarantanove se ne sono andati via dalla Mersk, ragazzi e giovani padri di famiglia. Fuori i 14 lavoratori di China Shipping con preparazione di buon livello, ma che in questo momento non riusciranno a ricollocarsi. Così per i 27 dipendenti della Deep Sea (Corriere Mercantile, 3/3/09). Un po’ d’incentivi, sei mesi forse di cassa integrazione, a fatica concessa dalla Regione e via. Ma via dove?

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  • Genovesi all’estero – Un avamposto sul baratro

    La verde Irlanda, per quello che vedo nei fugaci spostamenti dalla mia stanzetta al college, e’ attonita e triste. Si stanno risvegliando incubi antichi che si credevano sopiti, le violenze nel nord, gli alcolizzati appallottolati sotto i ponti, il matrimonio cupo della violenza e della povertà sotto la pioggia. La cosiddetta “Tigre Celtica” (belva piuttosto cartacea) era, di fatto basata su tre fattori: boom immobiliare, boom finanziario e bassa tassazione. I primi due punti sono divenuti, nel volgere di pochi mesi, due spaventose pietre al collo. Il mercato immobiliare ha avuto un crollo tale da rendere ridicole le cifre usuali di una economia. Il sistema finanziario e bancario e’ precipitato così in fretta da obbligare lo stato a garantire i conti bancari per evitare una “run” catastrofica. Nelle strade sono comparsi i senzatetto ed ogni mattina ci sono file di disoccupati sotto la pioggia che attendono un lavoretto a consegnare giornali.

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