Mi reco in una nota biblioteca pubblica della mia città (Torino). Cerco un libro raro, nulla di che, un testo del XVIII secolo sulla vita di alcuni personaggi politici. Gli addetti mi guardano con fastidio. Il testo è conservato in un fondo particolare. Occorre compilare in triplice copia la richiesta di consultazione, dopo avermi richiesto una lettera di presentazione di un qualche docente universitario, che non possiedo dal momento che non sto facendo tesi o altre attività legate all’università. Quindi mi dicono di tornate tra 5/6 giorni, in quanto la sala dove il volume è collocato si trova in un’ala del palazzo non raggiungibile dal personale di sala in quanto non a norma.
Categoria: Lettere
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Guai se tocchi i falsi poveri
Qualche anno fa divenni Presidente (gratis) di un’Opera Pia con un bilancio annuo di 9 milioni di Euro. Scoprii subito che la Casa di Riposo gestita dall’ente riceveva solo persone autosufficienti ed avviai la prima trasformazione sulla base delle vere esigenze dei cittadini: la Casa di riposo soprattutto per non-autosufficienti.
Però era anche in vigore uno strano sistema per la determinazione delle rette: agli utenti veniva trattenuto il 90% della pensione e stop.
Così accadeva che pensionati del pubblico impiego pagassero cifre assai più alte rispetto a pensionati del commercio o dell’artigianato notoriamente assegnatari di bassi profili pensionistici ma, solitamente, con una precedente vita lavorativa più remunerativa. -
Bilancio oscuro alle CinqueTerre
Pubblicata su “Il Secolo XIX”, 3 novembre 2007
Il Tar di Genova ha respinto il ricorso dell’associazione ambientalista “Verdi,Ambiente e Società” con il quale si chiedeva di poter prendere visione dei bilanci del Parco nazionale delle Cinque Terre. Bilanci che fino a oggi, nonostante le innumerevoli richieste, non sono mai stati resi pubblici.
Da un articolo del Secolo XIX del 19 ottobre si evince che i documenti richiesti non sono riconducibili alla nozione di informazione ambientale e che, quindi, la richiesta è irragionevole. Secondo i giudici, la legge sulla trasparenza degli atti amministrativi non può permettere un indiscriminato accesso alla documentazione di un ente per cui, se così fosse, l’associazione avrebbe poteri ispettivi che non le competono.
In altre parole i giudici negano a noi cittadini la possibilità di conoscere in che modo vengono spesi i soldi pubblici. Ma se i bilanci per legge sono pubblici, c he “poteri ispettivi” potrebbero mai avere dei cittadini nel richiederli?
Con questa sentenza, il Tribunale ha dimostrato di non stare dalla parte dei cittadini, in nome dei quali amministra la giustizia, ma giustifica un modo di gestire la cosa pubblica che, nei fatti, è intoccabile, inarrivabile, autoreferenziale. Ciò è tipico di uno stato autoritario.
Infine, se gli ambientalisti non possono più occuparsi di un ente che istituzionalmente deve preservare il territorio, che cosa devono fare?Vestirsi di giallo e partecipare a qualche celebrativo raduno ecologico per raccattare cartacce?
(Marco Castagneto) -
Bamboccione per forza o per comodità?
Da Lettere a Repubblica (mercoledì 24 ottobre)
Sono una bamboccione di 26 anni, e non volendo più essere tale avendo trovato un lavoro stavo prendendo in considerazione di andare a vivere per conto mio.
Giustamente i miei genitori mi hanno detto che avrei dovuto imparare a mantenermi da solo, quindi la prima cosa a cui ho pensato è stata quella di ridurre le spese.
Mi sono informato quindi come pagare le tasse universitarie. Mi è stato richiesto dalla segreteria il modello ISE, nel quale devo indicare il redito dei miei genitori. -
La fine della rete?
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 12 ottobre scorso il disegno di legge Levi-Prodi Nuova disciplina dell’editoria, che ha scatenato immediatamente l’ira del cosiddetto “popolo della rete”. L’oggetto dello scandalo è l’obbligo di iscrizione da parte di tutti i soggetti che svolgano attività editoriale su internet al Registro degli Operatori di comunicazione (ROC) (art.7), e al fatto che si intenda per attività editoriale su internet “qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento,che sia destinato alla pubblicazione”(art.2).
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Ma le superpensioni non si toccano
La proposta del dott. Salmoni (Newsletter Oli n. 159) è animata dall’urgente necessità sociale ed economica di limitare le forti disparità di reddito, ma individua una soluzione (tagliare le pensioni più alte per sostenere le più piccole) peggiore del male: le disparità sono generali, non solo tra redditi da pensione, e la miglior garanzia per ognuno è proprio quella di poter contare sul fatto che il proprio conto previdenziale non può essere toccato da nessuno e per nessuna ragione. Il montante rivalutato dei contributi versati costituirà la base per il calcolo della propria pensione, come accade col sistema contributivo: in pratica a ognuno viene restituito, previa rivalutazione, ciò che ha versato negli anni attivi (in senso statistico: in realtà una prestazione totale maggiore o minore nel caso di permanenza in vita superiore o inferiore alla media).
Resta il fatto che l’Italia presenta una miscela di immobilità sociale e disparità di reddito unica al mondo, problema al quale porre rimedio tramite abolizioni di privilegi, liberalizzazioni incisive, imposte progressive e welfare a carico della fiscalità generale, separando assistenza e previdenza. Di questa separazione si parla da decenni, ma non s’è fatta: nel Paese più ingessato d’Occidente, nella sostanza tutto (dalla conduzione del festival di Sanremo in su) funziona come quarant’anni prima.
(Bernardo Gabriele) -
Lettere – Pensioni da vergognarsi e sprechi interessati
Cara Oli, ecco alcuni temi che potrebbero interessare se davvero si volesse avvicinare la politica alla realtà della vita dei cittadini.
1. Stabilire un tetto alle pensioni e una minima più equa. Si tratta di un principio chiaro e ragionevole. Chi guadagna molto ha modo di fare gli accantonamenti che vuole, assicurazioni private e simili, per garantirsi una vecchiaia tranquilla. Chi guadagna poco o pochissimo avrà comunque diritto ad una pensione minima che gli permetta di sopravvivere.
Non si comprende perché chi ha uno stipendio molto elevato debba avere anche una pensione elevata. La quota che versa al fondo pensioni aiuterà i meno abbienti ad avere una pensione non da fame.
La richiesta è che venga ristabilito un tetto per le pensioni (ragionevolmente non dovrebbe superare 10.000 euro mensili) e che sia presa in considerazione l’opportunità di attenuare o eliminare le differenze tra pensione minima e massima. Un rapporto 1:10 potrebbe essere accettabile. -
Lettere – Guidatori, principianti, altri recalcitranti
Leggo oggi che il Decreto Legge 117/2007 dall’altisonante titolo: “Disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione” è stato convertito in legge. Numerose le novità, ma forse non tutte finalizzate davvero alla realizzazione prefissa dal titolo della novella legislativa.
Primo punto è quello che concerne la modifica apportata in fase di conversione dell’art. 2 del predetto Decreto Legge, e cioè quello relativo alle “Disposizioni in materia di limitazioni alla guida”. Il testo del D.L. imponeva infatti che i neopatentati non potessero guidare autoveicoli aventi potenza specifica, riferita alla tara, superiore a 50 kw/t per tre anni. Tradotto il criptico dato tecnico in volgari modelli di autovetture significava niente Fiat 500, niente Mini, niente Toyota Yaris. Insomma una bella fetta di mercato che proprio a quel target di pubblico faceva riferimento che per tre anni se sarebbe andata. Pronta la risposta del legislatore che in fase di conversione in legge ha abbassato il limite a un anno.
Il secondo punto ben più grave, e per me assai meno spiegabile, è quello relativo alla modifica del comma 7 dell’art. 186 del Codice della Strada. La nuova norma, in caso di rifiuto da parte dell’automobilista di sottoporsi all’accertamento tramite alcoltest, prevede una sanzione amministrativa e non più un’ipotesi penalmente rilevante. Una depenalizzazione a tutti gli effetti. -
Lettere – L’inframuraria anche a scuola
Che bello, anche nella scuola sta entrando l’intramuraria sotto forma di 50 euro l’ora all’insegnante per corsi di recupero. L’ attività intramuraria, introdotta in origine negli ospedali con il pretesto di “accorciare” le liste d’ attesa, come prevedibile è servita unicamente a distogliere chi di dovere dal provvedere ad una organizzazione efficace delle risorse, per cui il paziente è gioco forza costretto a ricorrere all’attività intramuraria dei medici, la quale tra l’altro è diventata una delle fonti importanti di finanziamento degli Ospedali: anche per tale motivo questi si guardano bene dall’ipotizzarne una riduzione e/o di porre un calmiere alle parcelle richieste dai Signori Medici (che, in certi casi, toccando i 300 euro, si fa fatica a chiamare parcelle!)
Ora, con la tariffa extra per gli insegnanti che fanno i corsi di recupero, c’è da chiedersi perché mai la scuola dovrebbe sforzarsi di funzionare bene: peggio funziona, più corsi di recupero, più soldi per gli insegnanti.
Come sono lontani i tempi in cui, non solo la scuola funzionava (o per lo meno ci provava) ma era fatto anche esplicito divieto all’insegnante di dare lezioni private ai propri alunni (proprio ad evitare “frequentazioni improprie”). Ora invece il connubio viene legalizzato ed ovviamente la scuola, come gli Ospedali si sentirà sempre meno attratta dalla sua funzione primaria e sempre più ammaliata da soluzioni “creative”.
A quando corsi di recupero di religione, di educazione fisica, ecc…? D’altra parte, per par condicio, ognuno vorrà presto il proprio bel corsettino creativo…di finanza!
(Elsa Aimone) -
Lettere – Il dono di Epifani
11 ottobre. Dal Corriere della Sera,: “Guglielmo Epifani insieme a Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti…ha fatto un dono alla democrazia italiana. Ha insegnato, a una coalizione rissosa e inconcludente, che le controversie si possono risolvere con il voto” (corsivo non firmato). Invece Massimo Giannini firma il suo commento (Repubblica): “Per la democrazia è una vittoria benefica, e non solo simbolica”.
Non si può dire che Epifani non sia stato consapevole del gran dono che stava facendo alla democrazia. Per aver esternato questa consapevolezza si era preso delle critiche, sia dai suoi colleghi Bonanni e Angeletti, sia da commentatori ed esponenti politici. Il 1 ottobre aveva dichiarato a Repubblica: “Nelle mani dei lavoratori e dei pensionati c’è una grande responsabilità: con il loro sì al referendum si approverà il protocollo sul welfare e eviterà anche che salti il banco”. Il quotidiano aveva tradotto questa affermazione in un titolo a tutta pagina che diceva: “Soltanto il sì al referendum può salvare questo governo”. Le critiche erano scese a pioggia sul malcapitato, a riprova che la peggiore mancanza, nell’odierno spazio pubblico, è dire la verità. Il sì ha vinto largamente, non ci possono essere dubbi. Di fronte all’ampiezza del risultato, le denunce di brogli, anche se fossero dimostrati, cambierebbero poco le cose. D’altronde tutti i protagonisti si erano già detti sicuri di questo esito, il che sarebbe singolare, se non conoscessimo com’era stata impostata la consultazione.