Categoria: Lettere

  • OLI 293: LETTERE – Il famigerato sonetto dello Pseudo Belli

    Anonimo ha lasciato un bel commento chiarificatore in merito al post
    OLI 287: POLITICA – Mignottocrazia alla romana
    Riteniamo che meriti visibilità e lo proponiamo quindi tra le Lettere, invece che relegarlo in calce a quell’articolo.

    Potenza del web! Il sonetto (in versione non corretta e originariamente senza alcun titolo) è di mio fratello M.G., il quale, in una mail inviata il 23 novembre scorso a 24 tra parenti stretti ed amici, aveva premesso scherzosamente le seguenti parole: “Carissimi, nelle mie peregrinazioni in vecchie biblioteche ho trovato un inedito belliano. Mi ha colpito subito il livello assai più basso del sonetto rispetto alla produzione del grande Belli, tant’è che ho pensato all’opera di un suo rozzo e tardivo imitatore. D’altra parte come si dice: ’Quandoque dormitat Homerus noster’ Dormicchia talvolta il nostro Omero; poteva dormicchiare anche il nostro infaticabile Belli. Comunque, al di là dell’attribuzione, ve lo mando, se non altro come testimonianza di un’epoca”.
    Poi tutto si è ampliato in progressione geometrica. Può interessare quanto ha scritto recentemente all’autore del sonetto uno dei più grandi studiosi di Belli: «Certo però evidentemente sei riuscito a intercettare un qualcosa che accomuna molte persone: di questo stavo scrivendo a una collega d’università, come cioè la diffusione ‘orale’ (in questo caso virtuale) e anonima sia irresistibile. Ed è buffo che adesso invece si sa chi è il famigerato anonimo… C’è da riflettere su quello che ti dicevo: perché una cosa come il tuo sonetto si è così diffuso, e anonimo, anzi gabellato per cosa di Belli? Perché riflette un “sentimento” comune e riesce a dire quello che tanti sappiamo? Perché la poesia, soprattutto quella in dialetto, “sembra” più libera di esprimersi? Perché l’anonimato (come succede per le favole, per le barzellette, e a pensarci bene anche per le parole) è più forte e potente?».
    Analogamente al Vero Belli che consegnò a Monsignor Vincenzo Tizzani i suoi sonetti romaneschi per custodirli in una cassetta, con la disperata richiesta di bruciare tutto ad una prima, improbabile occasione, anche lo Pseudo Belli continua a farlo con me, Novello Monsignor Tizzani, e mi chiedo perché non li diffonda o non li bruci lui stesso.
    Comunque, al di là degli altri 48 (più o meno su temi analoghi) che intercorrono tra quel primo equivocato sonetto che ha suscitato tante reazioni e il cinquantesimo, al di là della ventina di sonetti ancora successivi, preso atto che cercando con Google l’ultimo verso di quell’ormai famigerato primo sonetto vengono fuori, attualmente, circa 40.000 risultati, e constatando che c’è anche qualche pubblicazione cartacea che lo diffonde a firma Giuseppe Gioachino Belli, mi sembra doveroso rendere pubblico almeno il citato 50° sonetto:

    50 – L’equivoco

    Ce sta quarche cervello sopraffino,
    che letti du verzacci scritti in fretta,
    ha penzato, je piji na saetta,
    a la mano der Massimo Gioachino.

    Uno sbajo accussì, bestie da soma,
    è come scambià er giorno co la notte,
    come pijà le sante pe mignotte,
    come scambià la Lazzio co la Roma.

    A parte er fatto che sti pochi verzi
    a paragon de Belli è robba sciapa,
    li fatti che s’allude so diverzi.

    Na scusa c’è pe ste teste de rapa:
    osserveno, e pe questo se so’ perzi,
    che come allora ce comanna er papa.

    E questo,come diceva padre Dante, ” fia suggel ch’ogn’uomo sganni.”

  • OLI 293: LETTERE – Modena, pièce con sottotitoli

    “Sabato sera, di una settimana pesante. A sorpresa ricevo 2 biglietti omaggio per uno spettacolo al Teatro Modena, dove quest’anno ho trascorso delle belle serate, così accetto volentieri e coinvolgo un complice ad accompagnarmi; dopo alcune considerazioni sullo spettacolo (argomento “pesante”, attore in scena con accompagnamento musicale…) scappa la considerazione dovuta alla stanchezza: mal che vada ce ne andiamo prima, o ci riposiamo, e COMUNQUE è GRATIS! parolina magica che rimette in pari i piatti della bilancia.
    Mi informo comunque andando sul sito del teatro, e decido di correre il rischio: si va, consapevoli nel frattempo che probabilmente lo spettacolo avrà un unico tempo, e sfuma così la possibilità di una fuga anticipata, ché di andarsene durante non se ne parla.
    Giunti sul luogo del delitto…ops dello spettacolo, mi rendo conto che dovremo rinunciare anche alla possibilità di un eventuale riposino: di accoccolarsi in una avvolgente poltrona non se ne parla, a teatro ora si sta come sulla sedia della sala d’aspetto del dottore, e che non vi venga un colpo di sonno o il giorno dopo avrete bisogno dell’osteopata!
    Buio, musica.
    La prima frase recitata e penso:”non sarà mica tutto così?”
    E invece. La mente torna alla locandina, ma non trovo la frase fatidica “Spettacolo in lingua originale”…in questo caso il calabrese cosentino, che per me ligure, è un’altra lingua! Mi sarà sfuggito.
    Inizia tutto un lavoro di traduzione, mi perdo intere frasi che, anche se ripetute, restano suoni incomprensibili. Con animo colpevole allungo sguardi interrogativi alla mia destra e mi ritornano sorrisi imbarazzati e rassegnati, segno che probabilmente da quella parte si comprende ancora di meno…
    Alla fine dello spettacolo riguardo la locandina: nessuna menzione sulla scrittura e recitazione in lingua originale, anzi, proprio in calce ai premi e menzioni leggo:
    “La Borto (2010) scritto e diretto da Saverio La Ruina, premio UBU come migliore testo italiano….?
    Allora: se omesso deliberatamente sa di “inganno”, indigesto per i presenti paganti, e ancora di più per l’autore-attore; se dimenticato sa di lavoro fatto male, ma mi sembra improbabile.
    (Cristina Capelli)

  • OLI 293: LETTERE – Insegnare oggi in Italia

    Chi si dedica all’educazione, genitore o insegnante che sia, sa bene che i valori non si “inculcano”, ma si trasmettono con l’esempio e che i valori di rispetto dell’altro, di collaborazione per il perseguimento del bene comune, di eguaglianza tra i membri di una comunità, per essere trasmessi, vanno vissuti nella vita scolastica, familiare e sociale.
    Solo così potranno diventare patrimonio dei bimbi e dei futuri adulti.
    Nelle scuole pubbliche, frequentate dal 95% degli studenti, insegnanti sottopagati, ma rispettosi del mandato che hanno ricevuto dalla comunità secondo Costituzione, propongono percorsi di studio che richiedono impegno e fatica, presentano gli ideali che hanno costruito il nostro paese unito, per cui tanti giovani, provenienti da tutte le parti d’Italia,con grande generosità hanno messo a repentaglio la propria vita e sono morti.
    Insegnano a vivere il rispetto di sé nella relazione con gli altri, si trovano invece a combattere, non tanto contro le famiglie, ma contro i pessimi esempi di vita che vengono proposti da chi ci governa.
    Come si fa ad educare la coscienza dei giovani alla rettitudine, se chi avrebbe il dovere di rappresentarci e quindi essere di esempio per tutto il paese, frequenta lestofanti amorali e propone comportamenti che corrompono giovani vite?
    Come si fa ad insegnare la Costituzione e la nostra storia, quando Ministri della Repubblica, che pure hanno giurato sulla Costituzione, negano valore e significato al nostro stare insieme?
    I morti che ci sono stati, per costruire un’Italia unita, che senso hanno avuto? Come facciamo a spiegarlo nelle aule, ai nostri giovani?
    Sono le contraddizioni, l’ignoranza e la malafede dei nostri governanti, che rendono molto più difficile, oggi rispetto a ieri, il compito dell’educatore. Il Paese è debitore nei confronti della scuola e di tutti coloro che, se pur con bassa considerazione sociale e stipendi inadeguati, lavorano da sempre con impegno e dedizione, in collaborazione con le famiglie, per trasmettere conoscenza e contribuiscono a mantenere la coesione culturale e sociale.
    Il Capo di Governo ed il Ministro dell’Istruzione, invece di valorizzare la scuola italiana, in cui la funzione pubblica, ha svolto un ruolo fondamentale in questi 150 anni dal punto di vista linguistico, storico e sociale, ne sottovalutano l’importanza e continuano a perpetrare lo svilimento della cultura e della formazione giovanile, ritenute spese inutili, assumendosi così la pesante responsabilità di creare grave danno per i giovani e per il futuro di tutto il paese.
    (Carla Olivari – insegnante)

  • OLI 292: LETTERE – Tricoloriamo i nostri balconi

    Mi ha colpito e sedotto, pur non essendo un nostalgico sentimentale, la proposta avanzata su Internet da più siti tra cui quello di “Giustizia e Libertà”: “tricoloriamo i nostri balconi”. Idea efficace e ad alta visibilità per esprimere consenso e adesione ai prossimi eventi “A difesa della Costituzione” (12 Marzo) e “150° anniversario dell’Unità d’Italia”.

    Inutilmente ho girato Genova alla ricerca di balconi colorati o di venditori di “tricolori”. Alle edicole mi hanno risposto non essere periodo di manifestazione sportive internazionali. Solo in via San Lorenzo, in un negozio di calzature, ho trovato quattro bandiere esposte nelle due vetrine. Un gentile signore mi ha precisato di averle comprate, a poco prezzo, a Savona in un’edicola di giornali, soggiungendo che tutta la città era imbandierata in particolare la via Boselli (a spese e cura dei commercianti).

    Ho trovato finalmente quanto cercavo in via Gramsci (Corderia Nazionale) ma ad un prezzo ben più salato di quallo richiesto a suo tempo per la “bandiera della pace”.

    Mi piacerebbe essere confortato, nei prossimi giorni, da molti balconi tricolorati per non sentirmi solo ma accomunato a quanti credono ancora che “Unità” – “Costituzione” – “Federalismo” siano valori sentiti e non taroccati per interessi personali o per motivi elettorali.

    (Vittorio Flick)

  • OLI 291: LETTERE – Tavola provinciale della pace a Genova

    Miei cari,
    sarei ben lieto che, tramite voi, venisse diffusa la notizia che nella nostra provincia di Genova è in corso di costituzione la “Tavola provinciale per la pace”.
    In collegamento con la Tavola nazionale di Perugia, ma in autonomia, essa sarà il “forum di elaborazione delle politiche di promozione della pace, della gestione dei conflitti, dell’educazione ai diritti umani” nella provincia di Genova, in cui quindi Cittadini, Immigrati, Istituzioni, Mondo scolastico, Sindacati avranno uno spazio condiviso e riconosciuto.
    Sul sito http://www.unimondo.org/Notizie/Appendi-alla-tua-finestra-la-bandiera-della-pace trovate un appello che enuncia il “taglio politico” dell’impegno della Tavola nazionale che, come noto, è nata nel Sacro Convento di Assisi nel gennaio 1996, dopo la Marcia Perugia-Assisi del 1995 che, assieme all’esperienza dell’Assemblea dell’ONU dei popoli, ha rappresentato un salto in avanti per contenuti e per dimensioni rispetto alle Marce che avevano avuto inizio nel 1961 per iniziativa di Aldo Capitini (hhtp://www.perlapace.it ).
    Quest’anno, quindi, siamo nel 50° della prima, e numerose sono le iniziative ad hoc
    Spero si possa collaborare su tutto ciò.
    Cordialità vivissime
    (Angelo Cifatte)

  • OLI 289: LETTERE – Donne in piazza

    13 febbraio, Piazza De Ferrari, Genova, un boato accoglie la dichiarazione dal palco – Siamo in trentamila – Allegria ed entusiasmo elettrizzanti pervadono la folla di donne, neanche tante le giovani, qualche ragazzo e alcuni capelli grigi, ma pure mamme con carrozzine, striscioni e foglietti sventolanti una D: Dimissioni o Donna? Interpretazione a scelta.
    A condurre la kermesse è l’animatrice del suq, che si esibisce in pezzi letterari e invita a parlare persone “non note”, precisando che si deve dare spazio a chi normalmente non l’ha.
    Nel “recinto” accanto al palco intanto arrivano assessori, deputati… Personaggi pubblici insomma, soltanto tre donne con incarichi politici fermamente ne restano fuori.
    Si recita l’elenco delle donne per cui “se non ora quando”, da Rita Levi di Montalcini, a Sibilla Aleramo, Grazia Deledda, Nilde Iotti, Eleonora Duse, Serena Dandini… Sguardi un po’ interdetti. Serena Dandini? E le ricercatrici della Sapienza sul tetto, le operaie della Omsa, le badanti clandestine, le laureate medico che fanno le segretarie dal notaio e le donne, cui lo Stato ha delegato il welfare familiare, le lavoratrici tutte e le ragazze che non trovano lavoro?
    Sale sul palco, dopo aver scalpitato nel recinto, l’ideatrice ( insieme ad un uomo) di una manifestazione che si svolge tutti gli anni con grande successo. Donna in gamba, di solida carriera, da segretaria personale a direttrice di eventi, che arringa la folla con parole “di pancia”, chiedendo all’Innominato di dimettersi, che non si possono trattate così le donne, che lei non va più all’estero perchè si vergogna. Una che prima di approcciarsi al microfono sibilava di essere incavolata, di non poter tollerare che facciano strada giovani bellone senza cervello. Dubbio: per cosa era indiavolata, per B, per le giovani o le bellone che passano avanti?
    Si sa le elezioni in città sono vicine e il Sindaco è donna, fuori dal coro per di più e si susseguono interventi sinceri, ma anche tanti discorsi politici di sponda.
    Il pensiero corre ad altre piazze bipartisan, pure se la politica doveva rimanere ai margini.
    Su questo palco la questione femminile sembra interpretata con una tensione di risulta e non di scatto in avanti, una guerra di trincea, come se il tema riguardasse una parte di donne e non tutte, soprattutto il futuro delle nuove generazioni. Quelle che oggi e domani soffriranno per gli stereotipi vigenti, in un Paese diviso tra ipocrisia di un certo pseudo cattolicesimo ed etica comune a tutti i cittadini: una mercificazione dei corpi sì, ma pure deficit e sfruttamento del lavoro femminile senza servizi sociali di supporto, una delle principali cause per cui società e Paese restano al palo.
    Approda anche l’ex sindaco ed ex sindacalista, il mancato segretario di partito, candidatosi alle Europee al posto della governatrice del Piemonte, la quale a sua volta si è riproposta alle Regionali. Perciò il sindaco di Torino non si è presentato e il Piemonte è svaporato alla Lega, colpa di donna cocciuta (e non sostenuta, oltre ai voti grillini). E la filastrocca continua, chapeau, l’uomo è di un certo valore, migliore di tanti. Ma non aveva abbandonato tutto per fare il papà?
    Non soltanto la pioggia comincia a dare fastidio e la gente si affolla al bus.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 287: LETTERE – Manifestazione Nazionale per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

    Gentilissima Redazione segnalo 3 eventi in programma nel mese di Febbraio organizzati dalla Rete Viola Gruppi Locali:
    il 6 febbraio ad Arcore per dire basta a Berlusconi e chiedere le sue dimissioni :
    il 17 febbraio a Sanremo a cantare “Bella ciao” dato che l’hanno esclusa tra le canzoni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
    il 19 febbraio a Parma Manifestazione Nazionale “Promuoviamo la Costituzione”
    Per maggiori informazioni allego locandine e link

    Per tutti e tre gli eventi Il Popolo Viola di Genova sta organizzando il viaggio in pullman , i contatti sono Angela cell.3311366879 – lira2@hotmail.it
    http://blogviolagenova.altervista.org/

    Cordiali saluti
    Angela Brancati referente Genova Il Popolo Viola

  • OLI 284: PORTO ANTICO – Desolazione al mercatino natalizio

    Natale, dall’8 al 24 dicembre la società Porto Antico di Genova organizza davanti a Porta Siberia il “Villaggio di Natale”, e sul suo sito (*) annuncia con letizia e baldanza: “L’area di Porta Siberia per le feste diventa un Villaggio per la vendita di prodotti e regali artigianali … Nel pomeriggio, dalle 15.30 alle 17.30 sul Palchetto Musicale del Mercatino di Natale ricco programma di spettacoli musicali che coinvolgerà scuole di musica e gruppi emergenti”
    L’organizzazione della scaletta musicale viene affidata alla “Casa della Musica”, che mi propone di partecipare: suono musica greca rebetika nel duo “To Pànsellino”. Non è previsto alcun compenso, nemmeno il rimborso delle ore di lavoro perdute, ma, si sa, suonare è un piacere e si accetta ben volentieri.
    Solo che il giorno previsto (mercoledì 22) il tempo è inclemente, piove con ostinazione. Pazienza, d’inverno succede. Si intrecciano scambi telefonici con la Casa della Musica, che propende per annullare l’incontro: non ci sono le condizioni logistiche per suonare in caso di pioggia, ci dice. Ma la “Porto Antico” insiste: non si deve assolutamente annullare il concerto. Si va avanti nell’incertezza fino alle 16, quando arriva la telefonata conclusiva: la Porto Antico non sente ragioni, the show must go on. Così timbro il cartellino ed esco dall’Ansaldo.

    Alle 16 ci presentiamo.
    Piove.
    Non c’è un’anima viva in tutto il cosiddetto “Villaggio di Natale”.
    La maggioranza dei banchi è chiusa.
    La pedana alta 20 cm. su cui dovremmo suonare (il “palchetto” del sito …) non ha alcuna copertura antipioggia, sedie bagnate, prese elettriche per i cavi della amplificazione messe precariamente al riparo di una delle casette destinate alla vendita.
    La responsabile della Casa della Musica è infreddolita e desolata: la richiesta di avere un palchetto coperto è stata recisamente rifiutata dalla Porto Antico per “ragioni di sicurezza” (?!).

    Domanda: ma come può pensare la Porto Antico che si possa suonare col rischio di danneggiare gli strumenti e senza protezione per l’amplificazione? Qualcuno si è preso il disturbo di venire lì a vedere?
    Così non suoniamo.
    Ma poi, per chi avremmo dovuto suonare? Intorno a noi non c’è nessuno, ma proprio nessuno. Deserto totale. Colpa del tempo cattivo? No, mercatini natalizi pieni di gente nonostante pioggia e neve affollano mezza Europa, incluse altre piazze di Genova, e anche nei giorni asciutti – ci dicono poi alcuni amici – di lì non passava nessuno.
    Colpa quindi di una idea improvvisata, realizzata male, e in più senza rispetto per le persone. Del resto si trattava solo di musicisti “emergenti” e per di più “agratis”, che pretendevano? Sono stati trattati in linea coi tempi. Inclusi quelli di candida chioma ed emersi da un bel po’, come il gruppo (musica e danza) di “Banda Brisca”.

    Mia moglie passa a dare un’occhiata anche il giorno dopo. Minaccia, anche se non piove, ma il deserto che circonda il gruppo di danza della Banda Brisca è lo stesso: giudicate dalle fotografie.

    (*) (http://www.portoantico.it/calendario_dettaglio.aspx?lang=ita&id_area=3&Id=3447).

    (Ivo Ruello)

  • OLI 283: LETTERE – Opposizione laica alla giornata degli “Stati vegetativi”

    Nella deriva integralista che ci avvolge, ci toccherà tra poco (9 febbraio 2011) anche la “Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi” istituita lo scorso anno dal Governo per marcare, con una decisione macabra, strumentale, priva di rispetto, l’anniversario della morte di Eluana Englaro.
    Ma una opposizione sta nascendo, e la guida la Consulta torinese per la laicità delle Istituzioni (http://www.torinolaica.it/ ).

    La chiara ed esplicita difesa della libertà di seguire un’etica che non coincida con quella delle gerarchie cattoliche è, una volta di più, assunta da gruppi, associazioni, movimenti non partitici a cui pare ormai delegato il ruolo di assumere posizioni politiche sulla base di un pensiero, di una opzione etica, di un progetto culturale e sociale, e non di calcoli prevalentemente attenti alle possibili alleanze, o ai presunti futuribili consensi elettorali.
    La crescente separazione di questi due piani dell’agire politico sta sempre più indebolendo il ruolo e le prospettive della opposizione parlamentare, e in particolare quelli del P.D.
    Nel frattempo le persone inventano nuove modalità e spazi per fare informazione, cultura e politica. Può essere che la divaricazione di questa forbice diventi finalmente insostenibile, e inneschi un cambiamento profondo che riapra i giochi.
    Tra questi soggetti di politica diffusa c’è la Consulta torinese per la laicità delle Istituzioni (http://www.torinolaica.it/ ) che sta guidando l’opposizione alla giornata degli stati vegetativi, e ha lanciato il seguente appello:

    No alla tortura di stato.
    Proclamiamo il 9 febbraio “Giornata della libertà di scelta sulla propria vita”

    Per il prossimo 9 febbraio il Governo, su proposta della sottosegretaria Roccella, ha istituito la Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi. Decisione moralmente mostruosa, poiché offende la memoria di Eluana Englaro, che in quel giorno finalmente, dopo quindici anni di non vita, vedeva un anno fa rispettata la sua volontà sul proprio corpo, portata avanti con coraggio, determinazione e amore paterno da Beppino Englaro. Decisione istituzionalmente irricevibile, poiché ufficializza come “delitto” una sacrosanta sentenza della magistratura. Decisione che infanga la Costituzione, poiché con essa il governo intende addirittura solennizzare la pretesa che la vita di ogni cittadino, anziché appartenere a chi la vive, sia alla mercé di una maggioranza parlamentare.
    Di fronte a tutto ciò, diventa doveroso che tutta l’Italia democratica e laica proclami il 9 febbraio Giornata nazionale della libera scelta sulla propria vita, onorando così la memoria di Eluana Englaro, di Piergiorgio Welby, di Luca Coscioni, e dei tanti altri che oltre alla tragedia della condanna a morte per malattia hanno dovuto affrontare anche la violenza di coloro che vogliono costringere i malati alla tortura delle sofferenze terminali, quando essi non lo ritengono accettabile e dignitoso per se stessi.
    La Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, in collaborazione con la rivista MicroMega, chiede a tutte le associazioni laiche, a tutte le testate giornalistiche e i siti web, a tutti i cittadini che si riconoscono nei valori della Costituzione, a tutte le personalità del mondo della cultura e dello spettacolo che sentono il dovere elementare di rispettare e far rispettare la decisione di ciascuno sul proprio fine-vita, di mettersi immediatamente in contatto per organizzare insieme, a Torino, la giornata del 9 febbraio come giornata di libertà , di dignità e di autodeterminazione per tutte e per tutti.
    A tale appello, che ha come primi firmatari Tullio Monti, Coordinatore della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni e Carlo Augusto Viano, Presidente del Centro studi Piero Calamandrei, hanno già aderito il Comitato 19 giugno, il Coordinamento Torino Pride LGBT e Donne di Torino per l’autodeterminazione.
    Per sottoscrivere l’appello invia una mail a info@torinolaica.it
    (A cura di Paola Pierantoni)

  • OLI 281: LETTERE – Un video da Brescia

    Cari olisti, guardate questo video, da Brescia, e diffondetelo.

    Forse la scelta è di chi dà gli ordini (è il questore?), ma sembra che sappia di potersi comportare così senza che gliene venga alcuna conseguenza.
    Tristemente, non so cosa può servire a noi, invece, sapere che ormai la nostra libertà è limitata in tutti i modi e sempre più con la violenza.
    Per il momento non si vedono grandi alternative, purtroppo – ma stia attento chi dice che i partiti sono tutti uguali, ché a questo non si era mai arrivati – però penso che sapere cosa sta succedendo rimanga importante: e questo video lo spiega benissimo, ancor più di Roma blindata da Maroni, che pure quanto a segnale non scherza.
    (Marina Seveso)