Su Repubblica del 19 gennaio l’articolo dedicato alle manifestazioni dei metalmeccanici che avevano bloccato strade e ferrovie compariva sotto il titolo: “Sì, ritorna lo sciopero a gatto selvaggio, così gli operai non sono più invisibili”. L’espresione “a gatto selvaggio” indica in realtà tutt’altro, e cioè “lo sciopero in cui in una catena di montaggio le varie sezioni scioperano in tempi diversi, in modo da arrestare la produzione per il massimo tempo possibile” (Wikipedia). Una forma di lotta, quindi, innanzitutto interna alla fabbrica, finalizzata non alla visibilità pubblica ma ad incidere sulla produzione, praticabile solo se la sua organizzazione è capillare, posto di lavoro per posto di lavoro, operaio per operaio. Tutto molto, molto lontano, praticamente agli antipodi, dalle manifestazioni dei metalmeccanici nei giorni precedenti alla stipula del contratto: poche persone in strada che si sono affidate al blocco del traffico per conquis tare visibilità pubblica e titoli sui giornali.
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