Categoria: 172

  • VERSANTE LIGURE



    TOPONOMISTICA

    Che data empia, guasta

    blasfema, satanista

    e storico-scientista

    (dalla Sapienza imposta?)

    sa di breccia laicista!

    Gridiam: “Via Venti basta!”

    va un’altra targa posta:

    Via Chiesa buona e giusta.



    “Hai sentito? Vogliono intitolare la strada  alla Chiesa”
     “E al nostro posto chi mettono? Le Guardie Svizzere?”

  • Crisi – Perché quel siluro odora d’incenso

    Il macigno che ha seppellito il governo Prodi è rotolato partendo da san Pietro. Lo hanno sostenuto nei giorni scorsi vari esperti di cose vaticane; gente non sospetta di simpatie per il centro sinistra.
    In breve: la crociata contro la 194, la quotidiana aggressione di Ferrara, la ritirata dalla Sapienza con successiva assemblea pro Ratzi a San Pietro erano il gioco dei ladri sull’autobus. Due fanno casino da una parte mentre il complice, sul lato opposto, vi mette le mani nella borsa. Sapienza, 194 e Ferrara sono quelli che dovevan far casino; per il ladro c’è stato solo l’imbarazzo della scelta.

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  • Consensi – Per una fenomenologia del caso Mastella

    Certe interviste-flash, nella loro autenticità, sono imperdibili perché al pari delle biopsie prelevano dal tessuto socio-culturale brandelli capaci di rivelare la natura di una patologia profonda. E’ il caso delle due signore borghesi che sono state interrogate dalle telecamere di “Anno zero”, per capire le ragioni della loro presenza solidale fuori dal villone dei Mastella, nonostante la pioggerellina invernale. Entrambe hanno risposto che a portarle lì insieme a qualche altro, era anzitutto un sentimento di simpatia, di gratitudine per la disponibilità umana sempre dimostrata verso la sua gente dall’allora ministro.

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  • Iplom Busalla – Convivere con il rischio o il lavoro se ne va

    Il 1° settembre 2005, un guasto all’impianto di desolforazione della raffineria Iplom di Busalla provocò un violento incendio. Nel paese si sfiorò una tragedia immane. “È innegabile che, nonostante gli ingenti investimenti dell’azienda per ridurre l’impatto ambientale, il tipo di produzione sia poco compatibile con quell’area compresa tra autostrada, fiume Scrivia e centro abitato” – dichiarava all’indomani l’assessore regionale all’ambiente Franco Zunino. E ancora: “C’é l’obiettivo del 2013 [data in cui termina la concessione ministeriale all’azienda, nda], bisogna cercare di lavorare per accorciare questa scadenza”.

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  • Vincenzi-Burlando – Ma le ragioni di scontro non sono caratteriali

    “Dopo la pace diteci cosa farete”: titolo dell’editoriale di Repubblica del 26 gennaio ’08. La pace è quella siglata, al pranzo organizzato da loro collaboratrici, tra Burlando e Vincenzi (Repubblica 24 gennaio ’08, “Siamo diversi ma non dite più che litighiamo”). Meglio la pace, si capisce, ma ad oggi non c’è stata una rappresentazione convincente dello scontro tra loro, ridotto a conflitto personale, di carattere o di genere. “State facendo il male di Genova” o “mettetevi d’accordo” erano le parole della stampa. Messaggi al plurale ma era lei, Vincenzi, la destinataria del messaggio. Solo per lei le battute ironiche e le tiratine d’orecchia – “le scorribande” oppure “gli effetti speciali” della sindaco” (Repubblica 7 gennaio ’08). La città avrebbe voluto dalla sua stampa le ragioni dello scontro; capire perché la semplice parola “scontro” era da considerarsi imbarazzante al punto di invitare i protagonisti a fare i bravi.

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  • Visibilità – I metalmeccanici di ieri e di oggi

    Su Repubblica del 19 gennaio l’articolo dedicato alle manifestazioni dei metalmeccanici che avevano bloccato strade e ferrovie compariva sotto il titolo: “Sì, ritorna lo sciopero a gatto selvaggio, così gli operai non sono più invisibili”. L’espresione “a gatto selvaggio” indica in realtà tutt’altro, e cioè “lo sciopero in cui in una catena di montaggio le varie sezioni scioperano in tempi diversi, in modo da arrestare la produzione per il massimo tempo possibile” (Wikipedia). Una forma di lotta, quindi, innanzitutto interna alla fabbrica, finalizzata non alla visibilità pubblica ma ad incidere sulla produzione, praticabile solo se la sua organizzazione è capillare, posto di lavoro per posto di lavoro, operaio per operaio. Tutto molto, molto lontano, praticamente agli antipodi, dalle manifestazioni dei metalmeccanici nei giorni precedenti alla stipula del contratto: poche persone in strada che si sono affidate al blocco del traffico per conquis tare visibilità pubblica e titoli sui giornali.

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  • Prè – La strada del poi e il paese del mai

    Torniamo in via Prè. Per chi non avesse seguito (OLI 171), il riassunto in due parole: dopo il crollo avvenuto ai principi di novembre, via Prè è ancora chiusa, a scapito delle opere di risanamento che negli ultimi anni hanno avuto luogo, grazie a progetti di recupero urbano sovvenzionati dalla Comunità Europea.
    Ma a quando risale il degrado in via Prè? Il risanamento ha quasi vent’anni di storia.
    Tutto nasce da una legge regionale, “Contributi regionali per il recupero edilizio abitativo ed altri interventi programmati”, che nel 1987 istituiva i Programmi Organici d’Intervento (sinistramente chiamati con l’acronimo-presagio Poi), con l’obiettivo di innescare sinergie di azioni pubbliche e private per migliorare il patrimonio abitativo pubblico. Erano previsti perfino mezzi drastici come l’esproprio, qualora l’iniziativa privata non fosse stata in grado di sottrarre gli immobili al degrado.

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  • Convegno – Davvero la laicità si sta estremizzando?

    Partito democratico, 21 gennaio ore 18, incontro su “Storie di ordinaria laicità”. A Palazzo Tursi esperienze professionali e personali a confronto. Sul volantino è scritto: “Quale è la tua storia? Vieni a raccontarla!”.
    Dodici gli interventi a programma ai quali vanno aggiunte la presentazione del dibattito di Simone Farello, “il più giovane” capogruppo in Consiglio comunale dell’Ulivo in Italia e le conclusioni di Victor Rasetto, coordinatore provinciale del Pd. A raccontare la propria storia la mediatrice culturale dell’Ecuador, un professore universitario, il responsabile della comunità islamica di Prà, l’educatrice informale presso la comunità ebraica ed ancora medici e rappresentanti dell’associazionismo genovese. I politici di vocazione e professione incarnano la cautela diffusa. Farello spiega: “la laicità si sta estremizzando” e segnala come un grave errore della Francia di non ammettere il velo nella scuola pubblica. Farello ricorda la vecchia questione delle radici cristiane dell’Europa e riflette sulla mancata citazione: “oggi non sarei più contrario, l’Europa è altrettanto cristiana quanto il cristianesimo è europeo”. Registra la laicità come elemento “debole e forte allo st esso tempo”. E si dice disturbato dalle religioni che “protestano perché non hanno spazio” esortando a “dare la possibilità al Papa di parlare!”.

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