Categoria: Stefano De Pietro

  • OLI 327: SOCIETA’ – Ignoranza costituzionale

    Il sondaggio alle ore 10.00 del 17 gennaio 2012

    “Moschea, dove la vorresti?” è l’ultimo sondaggio sul sito web de Il Secolo XIX. “Da nessun parte” è una delle risposte possibili. Se ci avessero scritto “Noi del Secolo avvalliamo l’ipotesi che la Costituzione italiana consente di negare il diritto di professione religiosa”, sarebbe stata la stessa cosa. La cosa sconcertante è che il 51% di votanti risponde “Da nessuna parte”, quindi circa 2500 persone a Genova non sanno che la Moschea “deve essere fatta”, che è un diritto inalienabile.
    Invitando il Secolo a realizzare un quadratino informativo sull’argomento, ci auguriamo che il prossimo sondaggio de Il Secolo XIX non trovi una possibile soluzione costituzionale al problema: “Vorresti mandare via dall’Italia tutti gli islamici, italiani compresi?”.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 327: LAVORO – I cinquantenni ignorati dal collocamento

    Per chi si iscrive oggi al collocamento come disoccupato il futuro lascia intravedere un cielo nuvoloso e un’aria nebbiosa. Le previsioni per il 2012 sono terribili, solo 5 aziende su 100 potranno offrire qualche posto di lavoro, mentre si delineano periodi di licenziamenti di massa e di aumento vertiginoso della povertà.
    Se poi ad essere iscritto alle liste di mobilità sono i cinquantenni provenienti dal lavoro autonomo, la situazione non lascia dubbi: si è arrivati al capolinea, tanto vale cancellarsi. Ma andiamo con ordine.
    La nuova normativa sull’esenzione dal ticket sulle spese sanitarie entrata recentemente in vigore indica come “disoccupato” solo colui che sia iscritto all’anagrafe del collocamento e proveniente da un lavoro subordinato, quindi coloro che avessero perso la propria attività autonoma per colpa della crisi economica non potranno usufruire delle agevolazioni sanitarie. Si resta stupiti, perché mentre un disoccupato (così come inteso dal Parlamento italiano) potrebbe percepire un assegno di disoccupazione, e avere quindi un reddito anche se minimo, un “inoccupato” (ossia colui che proveniene da uno status lavorativo autonomo) non percepisce alcun assegno, non ha alcun reddito e, in più, resta senza alcuno sconto sanitario.
    La differenza non si ferma qui, anche lo stesso ufficio di collocamento si pone ad ostacolo dei lavoratori ultracinquantenni con il filtro sui curriculum. Come funziona? Semplice, inserendo tra i parametri dell’offerta di lavoro indicata dalle aziende anche l’età massima del lavoratore. E’ evidente che questa possibilità fornita alle aziende si traduce nel nefasto “massimo 35”, il numero magico che condanna ad una morte per mancanza d’occasioni di colloquio chiunque superi l’età indicata.
    La Provincia, raggiunta in una telefonata, ammette che il parametro funge da alabarda tagliateste per i cinquantenni, che cominciano ad essere un numero davvero considerevole nelle liste di collocamento, al tempo stesso difende la propria posizione affermando che i propri operatori cercano di aumentare il filtro dell’età, senza però riuscire ad ottenere alcun risultato perché le aziende, su tale parametro, sono irremovibili.
    Mentre l’età massima associata all’offerta di lavoro potebbe apparire un parametro di servizio utile per le aziende quando si parli di un’agenzia di collocamento privata, nel caso del pubblico si potrebbe prefigurare una incostituzionalità, in quanto il servizio è pagato dalle aziende ma anche dai lavoratori con le proprie tasse, quindi nella pratica i cnquantenni si vedono defraudati di un proprio diritto (quello di trovare nel servizio pubblico il servizio di contatto con chi offre lavoro). Può sembrare un sofismo ma così non è: basta consultare il numero di curriculum inviati alle aziende dal servizio Match della Provincia, nel caso di un cinquantenne il blocco dell’operatore per non rispondenza dei requisiti di età è quasi totale, la probabilità di avere un contatto con chi offre lavoro quasi nullo. Che ci sta a fare quindi un cinquantenne iscritto al collocamento?
    La Costituzione italiana indica all’articolo 3 che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Nel caso del collocamento, la pari dignità sociale di avere un lavoro trovato da un servizio pubblico e l’uguaglianza di fronte alla condizione personale e sociale vengono meno, sono superate dalla legge della domanda e dell’offerta dell’economia privata.
    (Stefano De Pietro – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 325: RELIGIONE – Crozza and company tra i dannati di Dante

    Con tutta questa pubblicità che ci indirizza verso una vita di solletico consumistico e leggerezza, non siamo più abituati ad ascoltare le pesanti parole della Chiesa quando, in un clima da cinquecentesca inquisizione romana, decreta la dannazione eterna per qualcuno. Menomale che oggi i tribunali sono affidati ad un codice derivato dalla Rivoluzione francese, perché altrimenti per Crozza, il comico che ha inserito l’attuale Papa nel suo spettacolo su La7, sarebbero guai seri, se non addirittura il rogo.
    La storia parte dal solito sito Pontifex, dove in due “puntate” successive il povero Crozza viene additato ad esempio di persona posseduta dal diavolo, per aver preso in giro il pontefice in più occasioni.
    “Quando sarà vecchio e prima di salutare questa vita o sarà ammalato, si ricorderà che un giorno aveva insultato il Papa”, queste le parole di Mons. Bertoldo, Vescovo di Foligno. Possibile solo augurare a Crozza di passare a miglior vita per colpa dell’alzheimer, così che la sua storia giovanile possa essere stata opportunamente dimenticata.
    Al commento di mons. Bertoldo si aggiunge anche lo stesso giornalista Bruno Volpe, che rincara la dose “Di Crozza, ormai preda di impulsi satanici (perché come previsto dal Rituale Romano di Esorcismo, manifesta palese e prolungata avversione al Sacro), non ne possiamo più. Bisogna fermarlo con tutti i mezzi legali a nostra disposizione”.
    Anche Fiorello non è immune: s’immagina il buon Mike Bongiorno che lo guarda un po’ contrariato dalla sua nuvoletta, reo d’aver offeso la cristianità pronunciando la parola “preservativo” in televisione. Ce n’è anche per la cacca della canzone di Benigni, come se la stessa non facesse parte della creazione: che sia stata appaltata all’inferno in un momento di stanchezza divina?
    Sullo stesso sito seguono, in coda agli articoli citati, una serie di altri interventi più o meno allineati con la logica che tutto ciò che non pensa “uno e trino” deve essere inevitabilmente sbagliato. Invece, scorrendo e cercando, non si trova alcunché sulle famiglie di rom che hanno perso la casa a Torino e per l’assassinio dei ragazzi senegalesi a Firenze: certezza della loro beatitudine o menefreghismo ecclesiastico?
    Forse menefreghsimo, perché proseguendo nella lista, con una logica economica che rasenta l’idiozia senile viene chiesto ai cittadini di non comprare nei negozi dei cinesi e dagli extracomunitari, specialmente se neri, perché sfruttano il lavoro dei loro operai (mentre le raffinate scarpe rosse papali, di alto artigianato, sono Made in Italy, mica storie)! Che sia Pontiféss, e non Pontifex il vero nome del sito?
    Per chi volesse divertirsi un altro po’, basta cercare per non restare delusi, risate garantite. Solo per dirne una, nella denuncia contro Fiorello e Jovanotti, leggiamo un outing in calce all’articolo: “in querela Jovanotti è indicato come Giovanotti (non funzionava la J sulla tastiera della macchina da scrivere, noi siamo antichi e medievali, abbiamo il computer a carbonella)”.
    Meno allegra la posizione di questa “banda di matti” sull’omosessualità: “In Nigeria, Paese che viene definito arretrato, la legge ha stabilito che le unioni gay sono sanzionate con 14 anni di prigione. Una decisione saggia, perché in quel Continente la promiscuità sessuale uccide e le relazioni gay anche”. C’è proprio tanto bisogno di un papa nero!

     Lo sketch incriminato di Crozza

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 324: RAZZISMO – La Stampa e le lacrime di coccodrillo

    E’ notizia di cronaca l’assalto al campo nomadi di Torino, dopo la finta aggressione ad una ragazza che ha inizialmente accusato due stranieri di uno stupro mai avvenuto nella realtà. Su La Stampa di Torino parte immediatamente la campagna mediatica razzista, con un articolo di Massimiliano Peggio, “Mette in fuga i due rom che violentano la sorella”. Un corteo cittadino di protesta sfocia in un attacco paramilitare ad un accampamento di rom, viene bruciato tutto il poco che possedevano una cinquantina di persone che ci abitavano. Poi la smentita, la ragazzina ritratta la versione, non solo non sono stati due rom ad aggredirla ma addirittura si trattava di un rapporto consenziente. Il giorno dopo La Stampa si affretta a pubblicare le scuse (per i lettori!), richiamando il sentimento di razzismo che non dovrebbe albergare nella mente di persone istruite, ma che c’è (questo il sunto dell’articolo di Guido Tiberga). Come se il razzismo fosse un problema di istruzione, come se l’eugenetica fosse un’invenzione di imbecilli, o lo sterminio d’interi popoli, compresi quelli moderni, fosse orchestrato da acefali analfabeti. Le scuse non sono nemmeno di Peggio, forse per evitare di usare nuovamente quel cognome “sbagliato” associato ad un fatto giornalistico talmente clamoroso, ma che per La Stampa non merita nulla più di due righe. Anzi, le scuse sono indirizzate solo ai lettori, nemmeno ai rom che da tale titolo, incongruente con le più semplici regole della correttezza della stampa, hanno subito un capovolgimento di vita: alcuni sono infatti rientrati nei paesi d’origine, per lo shock e la paura di ulteriori ritorsioni. Sarebbe stata una strage se non fosse stato per la polizia, hanno dichiarato alcuni di loro intervistati. Altro che “Peggio”, l’articolo tocca “il fondo”: possibile che non si siano resi conto che la mancanza di scuse a chi ha subito le conseguenze della loro leggerezza suona come un ribadire la completa indifferenza della redazione alla sofferenza di quelle persone? Cento punti meno a La Stampa. Ed una promessa: che ci adopereremo con le nostre scarse forze di un blog “di periferia” affinché la direzione de La Stampa paghi i danni ai Rom. Qui l’iniziativa su Facebook.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 323: INTERNET – Aakash, una parola davvero nuova

    Mentre i giornali raccontano delle guerre commerciali tra i classici fabbricanti dei tablet, in India appare un nuovo oggetto che potrebbe rivoluzionare il mondo, si chiama Aakash (*), è un computer tablet dal costo di produzione di poche decine di dollari, che sarà venduto a meno di 100 euro nel mercato mondiale.
    Il progetto, fortemente voluto dal governo indiano per fornire la possibilità di accedere alla rete a tutti gli studenti, era stato già precedentememte annunciato e qualcuno aveva sollevato il sopracciglio di fronte alla corsa appena iniziata dai tecnici indiani. Invece, puntuali come un treno inglese, ecco il “device” che potrebbe scuotere il mondo dell’informatica, costringendo i concorrenti ad abbattere clamorosamente i prezzi. Su Ebay per ora si trovano solo le custodie (**).
    Certamente non si tratta della “Ferrari” dei tablet, ma per un accesso alla posta e alle pagine web è sufficiente.
    Mentre in Italia continua la diatriba sui libri di testo, costosissimi, anche dopo l’ultimo decretone del governo B. che ha limitato la possibilità di sconti in editoria, all’estero si lavora sodo e si ottengono risultati. Un ulteriore messaggio di quanto sia indispendabile sostituire i governanti dai capelli bianchi con giovani svegli e pronti ad un cambiamento, che avvenga senza curarsi troppo delle corporazioni e delle sinergie negative tra istituzioni e poteri privati che caratterizzano la nostra economia.
    (*) http://informatica.liquida.it/focus/2011/10/06/aakash-la-tavoletta-anti-ipad-made-in-india-che-costa-26-euro/
    (**) http://www.ebay.com/itm/AAKASH-UBISLATE-ANDROID-2-2-7-TABLET-PC-SLEEVE-CASE-1-EBAY-/150675319792?pt=US_Tablet_Accessories&hash=item2314f2ebf0#ht_4659wt_955
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 322: SCARPINO – Il gassificatore ossigena l’aria di Genova

    “Paperopoli, avete presentato Paperopoli!”, urla una delle trenta persone del pubblico verso il Presidente di Amiu Riccardo Casale, al convegno organizzato presso la sede genovese di Confindustria per parlare del progetto Scarpino. Insieme a Casale sul palco troviamo Giorgio Mosci (La Maona, organizzatori del convegno), Mario Bottaro (BJ Liguria Business Journal, che ha pubblicato lo scoop del progetto Scarpino in barba ai giornali locali), Giovanni Calvini (Presidente Confindustria di Genova). Al dibattito hanno partecipato anche Renata Briano (Regione Liguria), Carlo Senesi (assessore comunale), Matteo Campora e Alessio Piana (consiglieri comunali), Riccardo Brancucci (Università di Genova), Stefano Bernini (Municipio Sestri Ponente). Il moderatore Luigi Leoni (caporedattore de Il Secolo XIX) ha tenuto saldo il timone del dibattito che ha trovato punti di disaccordo culminati, alla fine, con alcune domande del pubblico contate sulla punta di mezza mano.
    Riassumento l’intervento di Casale, in quattro anni e mezzo Amiu, sotto la sua dirigenza, avrebbe prodotto un cambiamento epocale, partendo da una situazione di grande degrado della discarica di Scarpino per arrivare oggi ad un progetto, approvato, d’installazione di un “impianto di fine ciclo”, così viene chiamato il gassificatore da trecento milioni di euro che s’intende costruire a pochi chilometri da Genova, nel disegno di BJ con un camino incredibilmente basso. il Prof. Brancucci ammette con serena tranquillità che l’università non ha preso parte al progetto se non per la valutazione d’impatto ambientale, e che ritiene che questa tecnologia sia la migliore perché gli è stato detto dagli altri tecnici, che lo hanno convinto. In coda inizia un dibattito che trova in Campora il momento di rivincita dell’inceneritore, perché si hanno dubbi sul gassificatore: insomma, o zuppa o pan bagnato, ma sempre di bruciare si tratta. Oltre al gassificatore, che naturalmente secondo Casale non inquina, un parco eolico con ben “tre” pale, un po’ di pannelli solari, una microturbina per idroelettrico, una palazzina dove sorgerà un Centro di educazione ambientale per comprendere il ciclo dei rifiuti che alberga nella testa di questa amministrazione.
    Una nota simpatica: Casale inizia la sua trattazione promettendo ben 350 slides, a supporto del progetto Scarpino, poi per mancanza di tempo, offre al pubblico, con un sorriso, una più elementare sequenza di 35 foto, con la promessa di dare i numeri a voce.Nessuna menzione alla riduzione degli imballaggi, alla raccolta differenziata, nemmeno al riuso e al riciclo. Per Amiu il mondo inizia nel cassonetto, e vista la capacità “produttiva” del gassificatore progettato, bisognerà che la raccolta differenziata non superi il 60/70% (target odierno dell’Unione Europea).
    Lo scrivente ha proposto di pubblicare le ormai famose 350 slide di Amiu, ma trova il secco “no” di Casale, che si difende con la solita storia dei dati riservati, dopo che aveva osannato la fiducia derivante dalla trasparenza. Suggeriamo al Presidente Casale di ripensarci, e di pubblicare “tutte” le 350 slide sul sito dell’azienda – pubblica – da lui presieduta: le conteremmo una ad una. Non si vorrebbe che qualche cittadino curioso inizi a fare la “pittima di Powerpoint” davanti al suo ufficio.
    (Stefano De Pietro – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 319: POLITICA – Parlamento pulito, da Grillo a Bruxelles

    Chi amministra una nazione dovrebbe essere incensurato. Si tratta di un principio ovvio, naturale, eppure in Italia abbiamo una tale concentrazione di parlamentari e amministratori pubblici già processati e condannati in via definitiva, che i luoghi della politica potrebbero far paura alle favelas di Caracas o ai luoghi della guerriglia colombiana. Già diversi anni fa un’iniziativa di Beppe Grillo (***) aveva trovato l’accoglienza entusiasta di persone che in un solo giorno riuscirono ad apporre più di mezzo milione di firme, delle quali ne partirono poi 350 mila verso la Commissione affari costituzionali del Senato, a sostegno della legge di iniziativa popolare denominata “Parlamento pulito”. La proposta di legge fu osteggiata per anni dagli ambienti parlamentari, alla fine vergognosamente bocciata pochi mesi fa. Oggi, come per magia, l’Unione Europea l’abbraccia invece quasi pienamente (**), accogliendo le proposte di alcuni parlamentari italiani che parafrasando l’iniziativa di Grillo, hanno messo le basi per un indirizzo europeo del concetto del parlamentare “intonso”.
    La stessa Sonia Alfano, che pubblica nel sul blog (*) un articolo sulla vicenda, s’appresta a scrivere una lettera ai Presidenti di Camera e Senato e a tutti i capogruppo per chiedere che lo stesso principio, indicato come da applicare ai parlamenti locali, sia preso in considerazione anche in Italia.
    * http://www.soniaalfano.it/blog/2011/11/02/parlamento-europeo-pulito-finalmente/
    ** http://www.leggioggi.it/2011/11/05/post-fata-resurgo-il-ddl-popolare-di-grillo-cestinato-a-roma-approvato-a-strasburgo
    *** http://www.youtube.com/watch?v=YiBtBlKtanU
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 319: INFORMAZIONE – Per cosa corre Pinotti?

    Disegno di Guido Rosato

    Questa settimana siete invitati a leggere l’articolo di Repubblica dal titolo “La Pinotti di corsa fra Tursi e New York“, dove manca la classica dicitura “Informazione pubblicitaria”. Corre, Pinotti. Non avrebbe potuto “scendere in campo” come tutti gli altri ?
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 318: PUBBLICITA’ – “Alice” e il Lupo Cattivo

    Pubblicità di “non si sa chi” su repubblica.it.

    Non ce ne voglia Telecom se sfruttiamo il nome commerciale della sua connessione a rappresentare l’insieme dei navigatori internet, usando il connubio tra la favola di Alice e quella del Lupo cattivo.
    Questa pubblicità apparsa sul sito di Repubblica.it (edizione di Firenze) ricorda molto le avance del lupo al povero Cappuccetto, divenuto nel nostro caso Alice che, nel paese delle meraviglie di Internet, dovrebbe abbandonare ogni timore e cliccare la soluzione di qualsiasi problema della propria vita. Che i problemi non possano invece cominciare proprio dal seguire un link al buio? Stupisce che sia stato fatto tanto baccano per le pubblicità di UAAR sugli autobus di Genova, mentre nessuno alzi il sopracciglio per un invito tanto spudorato e pericoloso nella sua capacità di creare un’abitudine a cliccare tutto sempre e comunque, stimolando la base australopiteca del nostro intelletto.
    Logica vorrebbe che l’invito fosse di non cliccare affatto simili messaggi pubblicitari, che non rendono giustizia a chi la pubblicità la fa seriamente, con la chiarezza del prodotto proposto e dell’imprenditore che ci sta dietro (un nome, un marchio, tanto per dirla breve). E un appunto aggiuntivo a Repubblica che si espone in modo davvero poco simpatico in questo connubio un po’ trash tra chi nel fango ci si trova per davvero e chi ci annaspa in forma retorica.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 317: INFORMAZIONE – Reazioni neurologiche di un Pd in fibrillazione

    “Al lupo! Al lupo! Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo fa perdere la sinistra nelle elezioni regionali 2011 in Molise”. Questo è il messaggio per niente subliminale che la grande stampa e le televisioni hanno veicolato agli italiani. Sui siti internet si scatenano le ovvie deduzioni (Libero “Si scrive Grillo, si legge Berlusconi”), le accuse di populismo, pochi mantengono la calma. Diamo invece un’occhiata ai numeri, al giornalismo basato sui fatti.
    Nel sito del Ministero dell’Interno è possibile consultare i risultati delle elezioni, anche in forma storica. Le precedenti elezioni in Molise, del 2006, furono vinte dalla destra col 54% dei voti, contro il 45% della sinistra. Quest’anno la lista di destra, sempre capeggiata dall’onnipresente Iorio, al terzo mandato come presidente della regione, risulta vincitrice per un risicato 47%, mentre la sinistra si attesa su un punto percentuale in più rispetto alle precedenti consultazioni, salendo al 46%. L’abile mossa di aver candidato Di Laura Frattura, ex esponente di Forza Italia, ha pagato veramente poco, e ha confermato la mancanza di esponenti di spicco nella sinistra locale. Insomma, i dati sbugiardano la stampa, ma siamo certi che nessuna testata si porrà la cenere in testa spiegando ai propri lettori che si sono proprio sbagliati: la sinsitra ha perso “in proprio”.
    Non è che ci volesse poi molto a controllare, sono dati in linea disponibili per tutti, che (solita) figuraccia.
    Elezioni 2006 Elezioni 2011
    (Stefano De Pietro)