Categoria: Giovanna Profumo

  • OLI 330: PRIMARIE – Doria, Nichi, e la creatività di una perdita d’acqua

    Un muro di fotografi per Doria, Vendola e Don Gallo

    Al banchetto dei gadget, oltre al volantino, vengono distribuite matite, spille e fazzoletti. Gli ultimi, mi spiega una supporter, serviranno per “asciugarsi le lacrime di felicità” dopo che Doria avrà vinto le primarie.
    Il 1 febbraio 2012 la sala chiamata del porto – tempio di austerità operaia – è bandita a festa con palloncini arancioni e manifesti. E se non siamo alle convention americane, poco ci manca: nel tempo si può migliorare, affinarsi. Le primarie genovesi ci ricordano che da consumatori di beni siamo anche diventati consumatori di politica e l’evento, a seconda della regia, va dritto al cuore.
    In sala nessuno pare domandarsi cosa stia accadendo alla parte migliore della sinistra di questo paese. E chi percepisce il cambiamento lo accoglie con l’entusiasmo di aver imparato a maneggiare le armi del nemico, quelle del puro marketing politico e della vision.
    L’incontro è denso di speranze: Gallo, Vendola e Telese sono un bel tris per i sostenitori del Pisapia locale in salsa di noci.
    Ad una giovane e bellissima studentessa l’onore del primo, breve intervento: primarie come occasione per valorizzare i giovani e prendere la parola rispetto ai partiti che “non ci rappresentano più”. Per tutto l’incontro lei, unica donna al tavolo dei relatori, non verrà più interpellata.
    Nichi porta a Marco e alla platea la sua capacità di raccontare i diritti smarriti e la solidarietà, vira come un pilota acrobatico dal paradigma Fiat, al welfare per arrivare al “turbocapitalismo ebbro e famelico” e “alla vita agra degli operai”. Vendola sosta sulle scelte coraggiose fatte nella sua regione come la regolarizzazione dei precari. Ma più che Marco Doria, di cui dice poco, Nichi sostiene soprattutto se stesso ed una politica che deve imparare a difendersi dagli attacchi del mercato e della finanza in nome dei diritti e della giustizia sociale. Anche a Genova.
    Don Gallo è certo che Marco sia “l’uomo nuovo”. Il suo entusiasmo è autentico e sente che la vittoria è palpabile, come tangibile è l’entusiasmo dei sostenitori di Doria, desiderosi di diritti, lavoro e servizi sociali. Alla chiamata non sono presenti i funamboli del Pd, ma molti delusi dell’attuale giunta. E gli interventi di Doria e Vendola evocano un new deal e la necessità che il soggetto pubblico locale diventi interlocutore del governo nazionale. Si valorizzano importanza di ascolto e linguaggio. E la “possibilità per i cittadini di prendere la parola nei consessi collettivi”.
    E’ una politica alta quella che scalda i cuori in sala, che non vuole ridurre la riflessione sul governo di una grande città come Genova alle manutenzioni dei marciapiedi. Una politica che dichiara: “Non ci vuole una scienza per trovare la soluzione al problema dei marciapiedi”, consapevole che sia necessario un “grande sforzo creativo e di analisi per condurre un Comune ed una Regione”.

    A proposito di creatività, avviso a tutti candidati: accanto la fotografia scattata alle ore 15.00 del 6 febbraio relativa ad una perdita di acqua in Salita della Torretta. Lo scatto è stato segnalato telefonicamente e per e-mail alla protezione civile nel primo pomeriggio, anche per il rischio gelate notturne.
    Alle 19.30 l’acqua continuava a sgorgare copiosa come in un torrente di Courmayeur.
    Sullo sforzo di analisi si attende fiduciosi.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 328: PRIMARIE – Marta Vincenzi, la donna cannone e il teatro della politica

    Ricorda Lenny Bruce, o il Truman Capote del film “A sangue freddo”.
    E’ sul palco – solo uno spot bianco ad illuminare la figura – per un reading di un’ora e mezza su come ha guidato il Comune negli ultimi cinque anni.
    La pièce è anticipata da un video – davvero modesto rispetto a lei – dedicato ad un auspicato senso civico ed etico dei genovesi, uno spottone elettorale che ha come refrain “qui a Genova, noi facciamo così”, citando Pericle.
    Teatro Modena, mercoledì 18 gennaio ore 17.00: per Marta Vincenzi platea al completo, insieme ad una parte di palchi.
    Nell’attesa dell’attrice, dagli altoparlanti, un rassicurante Lucio Battisti garantisce un tuffo nel passato preceduto da “La donna cannone” di De Gregori che – si è autorizzati a pensare – sarà stata messa in scaletta da un antagonista politico.
    Marta Vincenzi leggerà per un’ora e oltre quella che appare più una memoria difensiva che un progetto amministrativo per il futuro. Leggerà per smontare, una ad una, le prove di accusa di un’area di partito che non ha esitato a metterla sul banco degli imputati.
    Di fatto, la Prof. propone un ripasso che spazia dalla cultura ai sacrifici dei dipendenti comunali, per toccare le risorse dell’ente falcidiate da “cinque manovre in quattro anni, tutte durissime”. Ne emerge una giunta che ha dovuto opporre “una resistenza strenua per obbiettivi minimi continuamente messi in discussione”, un gruppo che “le ha prese tutte in faccia” con risorse, conti alla mano, passate dai duecento milioni del 2007, ai poco più di quaranta del 2012 “che possono diventare ottantatre o ottantacinque solo con l’incremento della tassazione”.
    Traguardare il futuro era ed è il desiderio della Sindaco e farlo riappropriandosi di un’utopia urbanistica concretamente realizzabile. Da qui il nuovo Puc secondo Marta.
    Consapevole che Genova è la città meno accessibile d’Italia, la Sindaco ricorda il nodo ferroviario già iniziato, un nuovo passante autostradale (senza chiamarlo Gronda) le infrastrutture cittadine, la strada di Scarpino “che è finita”, e tutto quello che è a progetto.
    Marta accenna ai quattro milioni di visitatori e spettatori tra musei, acquario e Ducale, teatri e Porto Antico nel 2011, e il fatto che oggi “il Carlo Felice c’è” anche grazie allo sforzo e ai sacrifici dei lavoratori del teatro.
    In costruzione, ancora, quattro asili nido e aumentati di seicento i posti disponibili.
    Ridotti debito e costi dell’amministrazione di quello che nel 2007 “era uno dei comuni più indebitati d’Italia”.
    Il teatro di Marta vede in scena una tigre disposta, per difendere il cucciolo della sua politica, a tirar fuori artigli e denti. E’ la parte migliore di lei. Quella in cui si vorrebbe credere, nonostante la stanchezza di chi in platea sonnecchia un po’, nonostante gli anni passati senza comunicare nulla al cittadino, nulla che non attenesse a Notte Bianca.
    Certamente Marta è migliore di molti del suo partito. Più sincera e ostinata. Se non altro nel ricostruire una storia che, trasmessa nel tempo, avrebbero dato un senso al suo essere la Sindaco.
    Ma il teatro di Marta è fedele ai tempi della politica.
    Finita la campagna elettorale, purtroppo, abbandona il cartellone.
    Peccato. Per cinque anni si recita a soggetto.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 327: PRIMARIE – Pinotti, primarie, programmi e cittadini

    Roberta Pinotti Iostocongenova. Marta Vincenzi La scelta forte, Come noi! Marco Doria Unimpegnoxgenova. Ecco i tre principali slogan della campagna elettorale delle primarie della sinistra genovese. Ma forse non stanno funzionando perché il 12 febbraio si vota, ma secondo Roberta Pinotti la gente è ancora poco informata sull’appuntamento. Bisogna fare di più.
    Teatro della Gioventù di Genova, pomeriggio del 16 gennaio. E’ il primo giorno di autentico gelo invernale e chi è presente ha soffocato la tentazione di stare o tornare a casa a caldo.
    Sul palco della sala Roberta è in due versioni: carne ed ossa e su totem. Nella seconda immagine emerge tra le ombre molto sfuocate di due persone in primo piano, la candidata illumina la fotografia, un occhio azzurro che guarda oltre, un sorriso accennato capace di cogliere quello che altri non sanno. In qualsiasi modo Roberta è tra la gente ed i suoi sostenitori ne sono consapevoli, infatti la sala, troppo piccola, non li contiene tutti. In molti si devono accontentare di sentire l’incontro affacciati sulle entrate laterali, il naso in aria e l’orecchio teso.
    Meglio delle parole del volantino di Roberta – io amo Genova per questo mi sono candidata a Sindaco che ricordano le già storiche l’Italia è il paese che amo – sono quelle che lei dice ai presenti sulla necessità di ricucire una relazione forte tra comune e municipi, tra ente e persone. Quando deve parlare a freddo – ammette – fa fatica perché lei ama più fare che parlare. Lo sanno i tre sindacalisti di Fiom, Fim e Uilm dei cantieri di Sestri Ponente che insieme superano la lacerazione in corso alla Fincantieri pur di sostenerla. Vogliono “un sindaco che rappresenti tutti”.
    Ma c’è anche una giovane del Pd che vive la politica come progetto e si sente “una mosca bianca” ed è felice che ci siano le primarie. E poi ancora un giovane dalla Valpolcevera che ricorda il problema amianto – suo padre ha ricevuto un avviso di garanzia – e segnala quanto sia importante difendere e valorizzare le moto, quasi fossero persone, saper comunicare con i cittadini le motivazioni delle proprie scelte e gestire bene le emergenze.
    E’ la candidatura dell’ascolto quella di Roberta. A ricordalo è Graciela del Pino del coordinamento donne latino americane, che da nuova cittadina si augura venga riattivato l’assessorato all’immigrazione. Chissà potrebbe essere forse lei a ricoprire la carica?
    E poi Bernini e Repetto in un appoggio che va da Ponente a Levante, sostegni importanti a livello di voti e consenso. L’uno chiede che arrivino risposte alle domande delle persone, nel nome di un’idea di città che va condivisa, l’altro ricorda quanto la Pinotti abbia ricevuto stima specialmente dal mono economico e finanziario.
    Il cittadino comune sarà forse poco informato, ma i militanti del centrosinistra sono pronti.
    Ma queste primarie riguardano davvero il cittadino comune?
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 327: CITTA’ – Cantieri e Moschea un progetto per il futuro

    La notizia circola già da diverso tempo in ambito marittimo. E si riferisce ad un grandioso progetto che metterebbe la parola fine alla nota polemica scaturita in un quartiere cittadino in merito all’edificazione di un tempio islamico sul territorio comunale.
    Chi ha visto il disegno – il modello è ancora in costruzione da un noto artigiano – ne è rimasto piacevolmente colpito poiché, pur essendo un natante, assolverà la funzione di moschea consentendo alla nostra città di diventare meta di pellegrinaggio da tutta Italia.
    Più grande della moschea di colle Val d’Elsa e di Roma, quella a progetto avrà una fila di lumini a punteggiare la tolda, una biblioteca, una sala congressi, diverse cabine alloggio, e sarà rifornita di piastrelle provenienti da Marocco. Inoltre un’immancabile area SPA potrà accogliere per massaggi e bagni turchi le persone dedite principalmente al culto del proprio corpo. Il prestigioso design italiano farà della moschea attraccata in porto una meta turistica oltreché religiosa.
    Il tempio galleggiante che darà lavoro alle maestranze dei cantieri navali, risponde chiaramente alla necessità di progetti innovativi di cui mai come in tempi di crisi si sente il bisogno per garantire il futuro occupazionale nella nostra città.
    Fonti di ambiente navale, nel divulgare la notizia, confermano che pare vi siano in corso contatti informali con gli Emirati per valutare la possibilità di mettere in cantiere una flotta di moschee galleggianti tutte di stile italiano.
    Il portavoce del pontefice non ha voluto rilasciare dichiarazioni ma è evidente che in Vaticano si stanno valutando risposte adeguate per far fronte ad una futura, possibile ondata di templi islamici galleggianti in tutto il mediterraneo.
    Certamente il progetto, se attuato, potrebbe dar corso ad un cambiamento epocale in ambito marittimo ed essere chiave di volta per natanti futuri. I cantieri del nuovo secolo potrebbero riguardare asili, scuole, ospedali, ospizi, luoghi di lavoro e tutto quello che rende tale una città, attraccati o alla deriva a seconda del tempo e delle stagioni. Pare che il Capo dello Stato abbia accolto con vibrante soddisfazione la nuova prospettiva occupazionale. Inoltre, fa notare un architetto del comune, tali progetti consentirebbero il superamento di estenuanti modifiche del Puc dando respiro alle risorse creative in ambito marittimo.
    Un noto esponente del Pd si è detto entusiasta per la moschea galleggiante che a suo parere incarna la storica vocazione di integrazione, occupazione, promozione della nostra città.
    (Giovanna Profumoimmagine da http://www.ilgiornaledellarchitettura.com/immagini/IMG20090911154844703_900_700.jpeg)

  • OLI 322: CITTA’ – Terzo settore, a distanza di un anno la piazza e le Cento Tesi

    Brandiscono i panni per l’incontinenza come striscioni.
    Ci hanno scritto sopra “anziano pensaci tu”. Sono spudorate. Aprono così porte e finestre di stanze che preferiremmo vedessero solo loro e ci mostrano la faccia peggiore dell’assistenza all’anziano. Vengono pagate da un minimo di 450 Euro al mese per venti ore settimanali, ad un massimo di 950 Euro per un tempo pieno.
    Giovedì 24 novembre a Genova la manifestazione del Terzo Settore ha visto in un lungo corteo le assistenti domiciliari accanto a bambini e ragazzi e a tutti coloro che a Genova lavorano per assistere poveri, disabili, vecchi e giovani in difficoltà.
    I tagli del governo Berlusconi rischiano di abbattersi in maniera implacabile su tutti loro cancellando, a partire dal prossimo anno a Genova, 400 di posti di lavoro insieme ai servizi socio educativi e assistenziali che questa occupazione garantisce. Si tratta di centri per il doposcuola, asili, centri estivi, assistenza infermieristica, presidi nel centro storico. Per ora non sono previsti ammortizzatori sociali e non si sa nemmeno se saranno contemplati.

    A distanza di un anno sono tornati in piazza, spinti dalla volontà di non accettare passivamente le scelte economiche del governo Berlusconi e nuovamente pronti a ragionare con Comune e Regione su un utilizzo delle risorse insieme alla possibilità di rinnovare i servizi sociali.
    Di seguito il link alle Cento Tesi, frutto del lungo lavoro della rete di persone e organizzazioni che avevano aderito alla prima manifestazione, quella del 4 novembre 2010.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 322: SOCIETA’ – Carcere di Pontedecimo – libere di creare


    Si chiamano Maria, Tiziana, Mara, Martha, Vera, Bruna, Alessandra, Natascia, Sara, Osasu, Liliana, Katia, Meherzia, Jacqueline, Simona. Sono le quindici detenute del carcere di Pontedecimo che il 25 novembre – giornata internazionale contro la violenza sulla donna – hanno sfilato all’Acquario di Genova con borse, abiti e gioielli creati da loro.
    Molte le persone presenti che hanno ricavato un posto a sedere per terra davanti all’incantevole scenario della vasca degli squali. Bravissimi la cantante Eliana Zunino accompagnata dal chitarrista Giangi Sainato, belle le coreografie tratte da Hair e Cats, interpretate dai ragazzi del Centro Danza Savona.
    All’Acquario di Genova due ore di libertà per chi ce l’ha e talvolta non se ne rende conto e per chi deve scontare una pena dando un senso alle giornate di detenzione. Grazie ad Amiu che ha recuperato gli ombrelli rotti, le donne del carcere di Pontedecimo hanno potuto anche ricavare shopper colorati e resistenti. Così vestiti, borse e gioielli hanno, in questa iniziativa, il valore aggiunto dato dal tempo e dalla cura che le detenute hanno dedicato ad ogni oggetto.
    Di Maria Milano, direttrice della casa circondariale di Genova Pontedecimo avevamo già scritto tre anni fa su OLI quando, responsabile del carcere di Chiavari, aveva inaugurato l’area verde dove i detenuti potevano incontrare i proprio figli in un dimensione più umana. E quando, sempre a Chiavari, aveva organizzato incontri di lettura, gruppi di teatro e corsi di studio.
    Si ha l’impressione, anche questa volta, che Maria Milano sia capace di attivare energie positive, muovere competenze, far incontrare istituzioni, volontari, associazioni.
    Il prossimo appuntamento, questa volta con i detenuti, è sempre a Genova al Teatro Modena mercoledì 30 novembre alle ore 21.00 con lo spettacolo Voce del verbo andare – Un viaggio in quattro passi, un progetto del Teatro dell’Ortica in collaborazione con il Carcere di Pontedecimo e bambini, genitori e insegnanti della scuola elementare Daneo
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 320: CITTA’ – Staglieno e la morte della decenza

    – E’ quello il tempio laico?
    – Vuole dire il container? – risponde l’uomo all’ingresso – perché noi lo chiamiamo così… – sorride sarcastico
    – Ma è terminato?
    – Sì, certo! E’ terminato. Dal progetto sembrava un’altra cosa… invece è venuta fuori quella roba lì! – Lo sguardo schifato indica la distanza non solo fisica tra lui e il grande cassone.
    La struttura, un solido triste e grigio è privo di finestre, solo anonime porte lignee ne interrompono la monocromia avvilente.
    In quel luogo, a Staglieno, si raduneranno i congiunti di chi non si riconosce in alcuna fede. Ma ad un primo sguardo – l’interno è inaccessibile – il progetto realizzato anziché accogliere, allontana, respinge, avvilisce.
    Chi vorrebbe dare l’estremo saluto in quel capannone?
    Quale pensiero creativo ha guidato il disegno?
    E quanto sono costati progetto e realizzazione?
    Staglieno – cimitero monumentale di Genova – offre a fine ottobre un’immagine generalmente piacevole. Le tombe sono cosparse di fiori ed anche quelli finti, ad una certa distanza, fanno la loro figura. Tra i viali si incontrano piccoli gruppi di visitatori che, foglietto alla mano, cercano defunti dispersi. I parcheggi attorno al cimitero sono stracolmi e i vigili vigilano. E’ un pienone di gente che non deve comprare nulla, se non fiori.
    Un pannello all’ingresso ricorda tombe storiche di eroi patri e letterati. Un’altra locandina, slogan su sfondo rosso IL COMUNE AMICO DEI CITTADINI, segnala il programma di viste guidate. E la gente fluisce leggera, chiacchiera, passeggia, pulisce le tombe come il tinello di casa e le arreda di fiori.

    Il tinello di casa, appunto. Perché nei servizi del cimitero di Staglieno – quelli del COMUNE AMICO DEI CITTADINI, poco distanti dall’ingresso – è meglio non entrare. Sono oltre il confine politico che indica il baratro di una gestione inconsapevole. Quella che non può o non vuole considerare che anche i cessi – non si potrebbero definire altrimenti – fanno parte del “pacchetto turistico” di uno dei cimiteri più importanti d’Europa. 
    E forse nell’indicare un programma di visite guidate andrebbero presi in considerazione.
    E comunque – vocazione turistica a parte – dovrebbero essere mantenuti con il massimo decoro nel rispetto di chi a Staglieno si ritrova con il proprio dolore.
    Qui, tra le altre, anche la morte della decenza trova un suo spazio.
    (Giovanna Profumofoto dell’autrice)

  • OLI 320: TRAFFICO – Pannelli luminosi, molta saggezza scarsa informazione

    Comprare merce falsa alimenta l’illegalità.
    Ecco il preavviso apparso a caratteri luminosi sul pannello destinato alle info sulla viabilità il giorno 7 novembre verso le 17.30 in Via Pieragostini.
    Comprare merce falsa alimenta l’illegalità.
    All’estero – ma anche in molte città d’Italia – la segnaletica luminosa viene utilizzata semplicemente per aggiornare gli automobilisti sulla disponibilità dei parcheggi cittadini, sul traffico nella rete stradale ed eventuali allarmi meteo.
    A Genova, talvolta, non sanno che farsene di quei pannelli. E, consapevoli della scarsa coscienza civile che abita le persone, decidono di utilizzarli a scopo formativo.
    Per questa ragione di seguito ecco alcune frasi alle quali i responsabili degli spazi potrebbero ricorrere in futuro:
    Scippare le vecchiette è reato
    Non si picchiano i bambini
    Onora il padre e la madre
    Nessuno è profeta in patria
    C’è del marcio in Danimarca
    Meglio un uovo oggi che una gallina domani
    Non superare il limite di velocità
    Finché c’è vita c’è speranza
    Nel periodo natalizio i pannelli luminosi potrebbero essere utilizzati come le finestrelle del calendario dell’avvento. Ogni giorno un’immagine diversa.
    Poi non importa che il cittadino europeo in visita a Genova non sappia dove parcheggiare e dove siano i posti auto disponibili.
    Vogliamo mettere?
    Cosa c’è di più consolante di una bella pillola di saggezza?
    (Giovanna Profumofoto dell’autrice)

  • OLI 319: CITTA’ – L’alluvione e i tre metri della Regione

    Il sindaco ha fatto una figura penosa.
    Ha risposto ad uno stato di allerta costringendo i cittadini a rischio ad evacuare in zone protette.
    La città si è svuotata: strade, negozi, aeroporti, linee metropolitane totalmente deserte.
    La gente chiusa in casa, i frigoriferi pieni, in attesa del giudizio universale. Nastri adesivi a x sulle finestre, in contattato con l’esterno solo via internet o telefono.
    Chi era lì testimonia che è stata messa in moto una macchina da guerra. Chi era lì accenna all’efficienza data dalla paura, all’informazione capillare e massiccia con la quale sono stati bombardati i residenti in tutta l’area. Gli italiani in vacanza, passata l’emergenza, hanno deriso quel sindaco, pretendendo il rimborso delle notti sprecate in hotel per un falso allarme. Esaggeratoo! hanno esclamato indicando un sistema nel quale non si riconoscono semplicemente perché il fato non deve e non può essere messo in conto. Hanno ricoperto il sindaco di New York di scherno ma poi sono partiti.
    La sindaco ha fatto una figura pietosa.
    La sua macchina presa a calci è l’epitaffio ad un programma che nel 2007 aveva come titolo “Il sindaco di tutti. Marta Vincenzi”. Quei calci feriscono, insieme a lei, chi in quella promessa aveva creduto. Ma è pur vero che la “responsabilità” non può e non deve limitarsi al successo della Notte Bianca ma deve anche sapersi far carico degli eventi più tragici della città. Indagare a fondo, senza autoassoluzioni. Cercando di riflettere prima di fare dichiarazioni alla stampa.
    La mattina del 4 novembre cimiteri, parchi e passeggiate cittadine erano chiusi. Erano chiusi per un’allerta due annunciata da giorni sulla stampa. Ma le scuole erano aperte. I figli di Mario sono stati tratti in salvo dall’edificio scolastico grazie all’intervento dei pompieri. Mario e sua moglie che abitano poco distante da via Fereggiano hanno visto i loro ragazzi cinque ore dopo essersi messi in marcia per andarli a prendere. Il Comune non ha offerto loro un “servizio” ma li ha cacciati nel tunnel dell’angoscia. Con loro molti altri genitori.
    Marta Vincenzi ha dichiarato a Prima Pagina domenica 6 novembre: “questa bomba d’acqua ha ucciso le persone che passavano lì, la donna anziana e la donna con i bambini. Non c’è da pensare ad’altro, se non verificare come mai qualcuno ha consentito che si potesse uscire dalle scuole in quel momento e come mai non sia arrivata la circolare che il Comune ha fatto che i bambini stessero fino al cessato allarme dentro le scuole: questo è da verificare”.
    Per quanto riguarda il prossimo futuro lascia di stucco leggere la denuncia di Manuela Cappello e del WWF a Feruccio Sansa sul Il Fatto: “la Regione Liguria ha ridotto il limite previsto per le nuove costruzioni lungo i fiumi. Erano dieci metri, adesso sono tre. Si rischiano nuovi disastri.”
    Quattro donne e due bambine sono morte venerdì scorso. Una tragedia che non si può liquidare con frasi del tipo “E di cosa mai sarei responsabile? Del fatto che lo tsunami ha colpito la città di cui sono sindaco?”.
    Lunedì e martedì scuole chiuse.
    E i cimiteri?

    (Giovanna Profumo)