Categoria: EUROPA

  • LE CARTOLINE 2012 – MONACO: Europa ohne Putin

    Monaco, 15 agosto 2012
    Nel palazzo antistante l’ingresso principale di Villa Stuck campeggia la scritta Europa senza Putin. Nel museo, in quei giorni, la mostra “Liquid Black” di Adrej Molodkin, artista russo che alimenta le sue sculture trasparenti – raffiguranti simboli religiosi, concetti politici, persone – con il petrolio.
    Nella mostra di Molodkin la bandiera europea, incisa su una lastra di ghiaccio, viene distrutta in un video a martellate.
    (Giovanna Profumo – immagine dell’autrice)

  • OLI 344: POLITICA – Il referendum di cui nessuno parla

    Giovedì 31 Maggio 2012 i cittadini della Repubblica Irlandese andranno alle urne per decidere se accettare o no il cosidetto “fiscal compact” (o pareggio di bilancio), ovvero l’insieme di norme fiscali con cui l’Europa ha deciso di affrontare le difficoltà finanziarie che colpiscono in questi mesi i suoi membri più indebitati come Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna ed Italia (i cosidetti PIIGS). Le ultime proiezioni statistiche danno i si al 40% ed i no al 25% con una vasta percentuale (circa il 35%) di indecisi ed attorno al referendum si stanno riproponendo le stesse alleanze politiche pro e contro l’Europa che hanno caratterizzato gli ultimi referendum irlandesi. Se vinceranno i sì, l’Irlanda continuerà a seguire la politica di rigore fiscale; cosa succederà invece se vincessero i no? Sara’ l’Irlanda costretta a votare ancora fino a che non vincessero i si come già accadde per la ratifica del trattato di Lisbona (magari sotto ricatto dei mercati)?

    E se l’Irlanda dicesse no, cosa accadrebbe del piano di aiuti finanziari con cui la verde Isola sta cercando di sopravvivere al disastro finanziario in cui l’hanno gettata l’incompetenza e la disonesta’ delle sue banche?
    L’analisi delle possibili conseguenze del voto irlandese sono complesse e gli effetti di un no potrebbero essere molto profondi ed intrecciarsi in modo imprevedibile alla crisi Greca. Ora, a prescindere dalle complesse valutazioni finanziarie sulla validità della strategia del “fiscal compact” (a cui paiono credere unicamente il cancelliere tedesco Angela Merkel ed il suo ministro delle finanze Wolfgang Schäuble), il quesito referendario irlandese pone alcune interessanti domande cui val la pena interrogarsi. Ad esempio: quanti cittadini europei sanno di questo referendum? Quanti cittadini europei sanno cosa sia il “fiscal compact”? Quanti cittadini italiani sanno che analoga modifica costituzionale è stata votata in via definitiva dal Senato della Repubblica Italiana il 17 aprile 2012? Quanti cittadini europei sanno quale sia la differenza fondamentale fra la Banca Centrale Europea, la Banca Centrale Americana o la Banca d’Inghilterrra e quanti cittadini europei sanno perché, grazie a questa fondamentale differenza, gli Stati Uniti o l’Inghliterra possono permettersi di essere serenamente indebitati molto più di noi senza aver le loro democrazie in ostaggio dei mercati attraverso lo “spread”?

     La maggior parte dei cittadini irlandesi andranno a votare al referendum senza avere alcuna risposta alle domande sopra poste (ed in molti casi, perfino ignorando le domande stesse). E così anche la maggior parte dei cittadini italiani, che invece conoscono a menadito i risultati conseguiti dai loro scalcianti beniamini domenicali, ignorano serenamente che dal 17 aprile, la loro costituzione impedisce l’applicazione di ricette economiche come quelle che alleviarono negli Stati Uniti la crisi del 1929 (il cosidetto “New Deal” di Roosvelt). Val la pena chiederci: perchè nessuno me lo ha detto? E’ per disonestà o per incompetenza? E sopratutto, val la pena chiederci: ma riesco a fare bene il mio lavoro di essere umano, di cittadino mondiale, europeo ed italiano, senza conoscere le risposte e nemmendo le domande giuste riguardo alle dinamiche economiche e politiche che regolano le nostre esistenze? Son domande interessanti, che ne dite ?
    (Gabriele Pierantoni, foto dell’autore)

  • OLI 318: VERSANTE LIGURE – SCRIPTA MANENT

    In testa mi bolliva
    un magma di pensieri
    fra sogni con la bava
    e assurdi desideri
    un po’ quella dell’uva
    un po’ furori veri:
    trascritto ho questa lava
    poi, all’Europa, ieri
    spedito ho la missiva
    (lo fanno, i Cavalieri).

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

    .

  • OLI 278: LETTERE – Fotocronaca da Borzoli

    Le fotografie che fanno parte di questo collage sono state riprese un lunedì mattina nel giro di una mezz’ora e documentano quale sia la situazione del traffico pesante che quotidianamente si riversa sulle strade del quartiere a Sestri Ponente.
    Ogni giorno gli abitanti si trovano a vivere con rumore superiore ai limiti consentiti, smog e pericolo per la loro incolumità.
    Il Comune è informato di questa realtà e ci sono stati incontri con i Comitati del quartiere ma la soluzione del problema è “difficile e problematica”.
    Ed allora abbiamo avuto l’idea di documentare visivamente la situazione in tutto il suo “splendore” per stimolare idee e possibilità di soluzioni.
    (Luisa Campagna)

  • OLI 263: EUROPA – In Italia la violenza è doppia

    Talvolta si riesce ancora a percepire la distanza che ci distacca da una gestione europea dello Stato. In materia di diritti civili l’Italia è uno dei fanalini di coda dell’Unione, impegnata com’è negli scandali dei sederini rosa e degli appartamenti romani di ex ministri nuclearisti. Questa volta il campanello è stato suonato da una sentenza del Tribunale di Torino, grazie all’intervento in materia di risarcimento danni di uno studio ben informato in materia, Ambrosio e Commodo di Torino (1*). Nella lunga lista di interventi e pubblicazioni riscontrabili sul loro sito, risalta l’impegno profuso sul problema dei risarcimenti, visti da diversi punti di vista e in molti settori della società.
    La sentenza in oggetto (2*), alla quale l’Unità ha dedicato un articolo (3*), riguarda la mancata applicazione di una direttiva europea che obbliga gli stati membri a creare dei meccanismi di protezione sociale in materia di violenza intenzionale, ad esempio una stupro. Il caso al quale si riferisce la sentenza è quello di una ragazza che aveva subito un violenza sessuale da parte di due ragazzi, i quali, condannati, sono però risultati nullatenenti e quindi non in grado di risarcire la vittima. In questo caso, secondo la direttiva europea, il sistema leglislativo italiano dovrebbe prevedere un risarcimento da parte dello Stato. Però fino ad oggi l’Italia ha ignorato la chiarezza della direttiva, adducendo varie motivazioni e anzi creando una limitata “lista di reati” (che non comprendevano lo stupro) per i quali intervenire. Una “doppia violenza” per la vittima, che oltre a subire quella diretta dei suoi aguzzini, resta poi incastrata nella burocrazia che distingue tr a chi ha subito una violenza mafiosa (coperta dal diritto attuale) o uno stupro, non presente nella lista. Invece questa sentenza ha finalmente riassestato la giustizia, assegnato alla vittima un risarcimento di 90mila euro che dovranno essere necessariamente versati dal Governo italiano.
    Si crea adesso un precedente che dovrebbe suggerire di predisporre una norma di legge e costituire un fondo economico per le numerose richieste che saranno avanzate da parte di molte altre vittime. Infatti, al momento, per poter usufruire dei vantaggi dettati dalla direttiva occorre citare in causa il Governo per ogni singolo caso, avvalendosi della giurisprudenza creata da questa sentenza, con la conseguenza d’aumentare l’intasamento dei tribunali di mezza Italia.
    Sono però aperte le ipotesi su cosa realmente accadrà: qualsiasi scommettitore londinese darebbe dieci a uno la soluzione “ignorare la legge pagando molto di più però tra cinque anni”, vincente sul “pochi, maledetti, subito di uno stato civile”, che sarebbe una soluzione più auspicabile. Tanto, le spese aggiuntive le pagheremo sempre noi, cittadini-Pantalone. E’ il sistema in uso da parte di moltissimi comuni italiani per il caso dell’Iva sulla bolletta dell’acqua. E’ il carpe diem al quale lo Stato ci ha ormai abituato da tempo, come la norma sulla “tortura” che manca nel nostro ordinamento e per la quale la UE attende pazientemente un intervento risolutore.
    (s.d.p.)