Pace-maker – Anche i medici ballano il valzer delle bugie

La bugia ha ormai piena cittadinanza come strumento dell’informazione politica, anzi è uno degli elementi costitutivi delle telenovele messe quotidianamente in scena sulla ribalta mediatica nostrana. Per dire quanto siamo lontani da un costume di pubblica decenza, quale è normale nei rapporti di comunicazione dei paesi più civili, può essere utile ricordare alcuni passaggi della sceneggiata rappresentata in occasione della crisi cardiaca di Berlusconi.


Il padrone di casa del condominio delle libertà si sente male sul palco, durante un comizio, e subito si leva alta attorno a lui la barricata anti-verità: semplice stanchezza, colpo di calore, stress da superlavoro, sono le prime pietose bugie distribuite dalla sua corte, in merito alle cause del malore. Si dirà: diritto alla privacy, alla tutela dell’immagine, all’intangibilità della figura del capo carismatico; tutte storie ben poco compatibili col dovere di trasparenza richiesto a un personaggio pubblico; vedi l’insegnamento venuto durante la malattia terminale di papa Giovanni Paolo II.
Ma non fanno certo scandalo le ripetute menzogne distribuite in sala-stampa da portavoce e reggicoda (è la loro funzione), che giuravano sul perfetto stato di salute del cavaliere, mentre era già sotto i ferri del cardiochirurgo per l’impianto del pace-maker. Stupisce semmai, ma neanche troppo, la faccia dei medici nostrani che si sono prestati alla pantomima: in particolare quel luminare del San Raffaele di Milano che dopo aver ripetutamente escluso qualsiasi disturbo serio nel quadro clinico del suo illustre paziente, è partito con lui per l’intervento chirurgico d’urgenza negli Usa; quindi si è ripresentato come se niente fosse davanti alle telecamere per fare il punto sul decorso post-operatorio. Ma perché i medici non lasciano queste sortite ai Buonaiuti e ai Bondi, specialisti in materia, e non si limitano a fare il loro mestiere che è, o dovrebbe essere, una cosa più seria?
(Camillo Arcuri)