Gaffes – Se neanche i politici sanno la storia

La memoria storica, si sa, è una delle condizioni indispensabili alle persone, a un Paese, per avere coscienza della propria identità. Non a caso c’è un fiorire di libri sul comune passato prossimo e meno prossimo, comunque dimenticato o sconosciuto: dalle edizioni del neorevisionismo alla Pansa, quelle che non esitano a riportare integralmente le ricostruzioni dell’irriducibile camicia nera Pisanò, fino a ricerche d’altro segno, tese a rendere meno oscuri i decenni della strategia della tensione che ha tenuto a lungo in scacco la democrazia italiana.


Se le giovani generazioni hanno diritto di ignorare, ma fors’anche il dovere civile di informarsi, sembra normale aspettarsi qualcosa di più da parte di chi “fa politica”, ossia da coloro che si propongono per un ruolo di maggior responsabilità, di guida, rispetto ai comuni cittadini. Ecco, a queste riflessioni amarognole porta il volantino-invito diffuso nei giorni scorsi in città, a firma di due “margheriti”, Massimiliano Costa e Claudio Gustavino: “Scambiamoci gli auguri insieme alle Cisterne di Palazzo Ducale, con lo spettacolo della cabarettista Anna Meacci, ti aspettiamo”, si leggeva nel testo. Tutto questo però sotto un incredibile titolo a caratteri cubitali: “X mas 2006”, che sarà magari -poco interessa qui- la sigla di qualche locale o complesso musicale o un’abbreviazione di Christmas, ma che ha spinto non pochi a respingere istintivamente uno stampato con un simile marchio.
La X mas del principe nero Valerio Borghese, per chi non lo sapesse, fu tra le formazioni repubblichine che tragicamente si distinsero, a fianco dei nazisti, nei rastrellamenti antipartigiani; e dopo la fine della guerra il suo fondatore non smise mai di tramare contro le istituzioni democratiche. Sarà magari solo un gioco, di cattivo gusto, o una provocazione, il titolo del volantino, ma i firmatari dell’infelice invito (uno, Costa, è vicepresidente della Regione) non potevano ignorare il fosco passato evocato da tale sigla. Vengono in mente le patetiche scuse di Vittorio Emanuele quando, intervistato in tv sulle leggi razziali e altre nefandezze realfasciste, rispose che lui non può sapere: allora era solo un bambino. Cresciuto invano.
(Camillo Arcuri)