Carige – Intesa bipartisan, sogno di Scajola

Claudio Scajola, oltre ad essere presidente del Copaco, la Commissione parlamentare di controllo sui servizi, è anche un vecchio sperimentato democristiano. Di cosa si è occupato mentre i suoi colleghi erano in vacanza? Lo ha detto lui stesso (Repubblica 31 dicembre 2006): di difendere la Carige dalle “mire di alcuni settori dell’economia nazionale a cui fa gola la banca”. Farebbe gola, secondo l’ex ministro, perché i risultati finanziari della banca sono “strabilianti” e il merito è tutto del suo presidente Berneschi (il cui vice è il fratello dello Scajola medesimo). E quegli articoli pubblicati dal Corriere della sera e da Sole 24 ore sul malaffare Carige? Non comment, si capisce. Scajola ha detto che intende difendere Carige “esplorando” le intenzioni dei vari amministratori del centro sinistra che hanno voce in capitolo nella imminente elezione delle cariche della Fondazione Carige, primo azionista di Carige. Ho buone ragioni per essere ottimista – ha aggiunto Scajola – rispetto al fatto che sia possibile procedere all’unanimità al rinnovo delle cariche della Fondazione.


Il 15 gennaio 2007 infatti è convocato il Consiglio di amministrazione della Fondazione Carige e Scajola auspica che sia possibile “lasciar fuori la banca dalle lottizzazioni”. La formula è singolare essendo noto a tutti come la banca sia uno storico feudo democristiano imperiese, governata dalla Fondazione grazie ad un particolarissimo statuto e la presenza maggioritaria di una lobby composta dalle curie vescovili, camere di commercio, Opus dei e altri affaristi. Perchè dunque Scajola si dà tanto da fare per avere l’unanimità (e quindi eleggere il consiglio sulla base di una sola lista in cambio, si capisce, di qualche benefit all’opposizione) quando potrebbe farne comodamente a meno? Perché, anche se sulla Carige è passato il silenzio stampa, la puzza è rimasta e in questi casi la prima regola è compromettere i possibili avversari.
Magari è stato una semplice coincidenza ma Repubblica, pochi giorni prima la sortita di Scajola, ha pubblicato (28 dicembre) alcuni stralci di un duro comunicato della Cgil bancari, nazionale e locale. Continuano ad essere pubblicate – dice il documento – notizie inquietanti sul gruppo Carige senza che i suoi amministratori abbiano sentito la necessità di respingere le accuse che gli sono state rivolte. Il sindacato chiede alla Fondazione di svolgere il proprio ruolo di azionista di riferimento al di fuori di ogni autoreferenzialità e di indicare un management in grado di assicurare la trasparenza necessaria. Basta chiacchiere – è la conclusione del documento – sui presunti attentati alla autonomia della Carige e i vari cui prodest. Il sindacato invita infine la magistratura e gli organi di vigilanza ad andare rapidamente al fondo della questione.
Alla riunione del 15 gennaio mancano meno di due settimane. Il SecoloXIX del 2 gennaio 2007 fa dubitare che i giochi siano già fatti. E’ così?
Governanti e candidati del centro sinistra hanno una straordinaria occasione per assumere una posizione chiara, pubblica. Cosa faranno? A tarallucci e vino con Scajola o metteranno i piedi nel piatto?
(Manlio Calegari)