Nuove tecnologie – Né cultura né memoria senza una politica

Due occasioni diverse. Una è il “XII colloquio dell’Istituto Europeo del lessico intellettuale”, che discute in questi giorni a Roma il significato del termine “natura”. L’altra è la conferenza tenutasi a Firenze tra il 14 ed il 15 dicembre, sul tema “Cultural heritage on line”, volta ad studiare il legame tra cultura, memoria e “nuove tecnologie”, nei suoi aspetti tecnici, legali ma prima di tutto sostanziali.


Nell’elzeviro pubblicato sul Corriere della Sera il 5 gennaio scorso, viene affrontato, in un estratto dall’intervento di Natalino Irti all’incontro di Roma, il tema del rapporto tra la natura e la tecnica. La nascita e la morte, sottratte dal dominio concettuale della natura, finiscono, nelle parole di Irti per divenire un prodotto. E a fronteggiarsi non sono (non sono più) il diritto e la natura, ma il diritto e la tecnica, su una linea incerta, in cui le norme non statuiscono ma sono soggette a tempeste ideologiche, politiche e religiose. Di fronte alla molteplicità delle tecniche, continua Irti, esiste però un’altra tecnica, che è “la volontà del potere giuridico, capace di vincolare l’azione dell’uomo e di dirigerla verso uno o altro scopo. La scelta degli scopi appartiene alla decisione politica.”
Altro contesto: alla conferenza sul “Cultural heritage on line”. Paolo Buonora (Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro, MiBAC) interviene per illustrare gli elementi che rendono appetibile l’applicazione delle tecniche di digitalizzazione al patrimonio culturale: la possibilità di effettuare ricerca, di georeferenziare, di digitalizzare il contesto, ma anche e soprattutto di rendere accessibile quello che è considerato patrimonio culturale collettivo. Rendendolo accessibile, lo conservano e lo tramandano.
Ma la scelta di ciò che debba essere conservato, che viene definito “patrimonio”, si colloca a monte. Il primo esempio fatto dal relatore non è da guida touring: sono gli atti del processo di piazza Fontana, che dovrebbero essere sottoposti ad un processo di digitalizzazione perchè se ne conservi memoria prima che vadano al macero.
I fondi sui quali quest’operazione dovrebbe svolgersi sono ancora, inspiegabilmente, fermi. Si può giocare a leggere un relatore con l’altro, incrociandoli: natura, cultura, memoria appaiono come ostaggi della tecnica soltanto se la decisione politica abdica al suo potere di scegliere e definire gli scopi.
(Eleana Marullo)