Service Press – Ecco come ti inquino i notiziari radio

E’ verissimo quanto segnala c.a. (OLI n. 126) sui giornali senz’anima. Da giovane vittima del sistema, mi permetto di aggiungere qualche indicazione che aiuta – soltanto noi addetti, perché alla “ggente” purtroppo queste denunce non arrivano – a capire quanto la libertà di informazione e di critica, garantita dalla legge 69, è diventata schiava dei grandi o piccoli investitori. Dalla radiofonia commerciale più bieca, ecco allora la mia anonima testimonianza.


Metti di lavorare davvero in un service, magari di un grande gruppo che certe porcate sulla carta stampata non le farebbe mai: vendere “prodotti” (di testo, suono, immagine, video, sms, mms) a testate “clienti”. Insomma, un supermercato dell’informazione per radio e tv locali (anche liguri) che trasmettono notiziari solo perché glielo impone la legge Mammì. Che se fosse per loro… solo musica, qualche deejay imbecille e tanta pubblicità. Un posto dove quello che mandi in onda non lo decide il caporedattore, ma l’ufficio marketing. Tu sei un misero redattore a tempo determinato. Ringrazia che non hai un contratto atipico.
Accendi il computer come al solito. E trovi già aperto il file del giornale radio che stai per creare. “Chi è stato?”, ti domandi, pensando ingenuamente a un errore. Poi la scoperta di un testo non tuo e l’imposizione di un allegato audio che fa rabbrividire.
“Inserire nel notiziario, di rigore, grazie X.X. (segue qualifica)”: La Russia taglia le forniture dopo l’ondata di freddo degli ultimi mesi… (date la notizia, poi armonizzate..) “Ma ora, luce e gas in una sola bolletta, è possibile perché Enel propone alle aziende e alle famiglie il servizio “dual energy”. Un’idea lanciata sul mercato in questi giorni che ci siamo fatti illustrare da Luca Dal Fabbro, responsabile marketing della divisione mercato di Enel: —-REG—-AUDIO— proposta Dual Energy ———— 38 sec
Questa cosa, che è andata in onda più volte su importanti circuiti radiofonici regionali, non è neanche una marchetta. E’ un messaggio pubblicitario che il tuo editore ti chiede di “armonizzare” all’interno di un giornale radio. Tra gli esteri, la cronaca e lo sport. Ma lo sai quanti di questi service stipulano contratti con enti e soggetti privati per decine di “passaggi” taroccati a svariate ore del giorno, soprattutto in prime time. DENTRO i notiziari! Senza la minima possibilità, da parte del giornalista, di contestare. Oltretutto la radio cliente che lo riceve dal satellite pochi minuti prima della messa in onda e lo trasmette chiavi in mano (anche in Liguria), non ha il tempo di verificare tutto il “pacchetto”.
Il giovane misero redattore del service di cui sopra se la cava togliendo la firma dal gr e dice pure: “Cambiamo decisamente argomento”, così il messaggio pubblicitario è chiaramente distinguibile, come vogliono i due contratti giornalistici (art. 44 Fnsi Fieg, art. 30 Aeranti Corallo). Lui si lava la coscienza. Ma che schifo. Però lo fa ugualmente. Sennò come si mantiene? L’ha segnalato anche all’Ordine, ovviamente, senza ottenere alcuna risposta.
Quella che i più vecchi chiamavano deontologia professionale non importa nemmeno ai suoi coetanei: si accorge di essere il solo, non dico a contestare, ma almeno a porsi il problema di questo ibrido informazione-pubblicità. Al punto da essere costretto all’autocensura pur di lavorare, pur di avere uno stipendio da precario. Finisce con l’assuefarsi. E lascia ai maestri il dovere di ascoltare meglio le radio locali e denunciare certe pratiche infami, che sfuggono all’orecchio della gente comune e non interessano sostanzialmente più a nessuno.