Porto/2 – La campagna anti-Novi mostra i moventi

Ridurre quanto sta succedendo in porto alle amnesie o cecità – disinteressate o meno – di qualche funzionario è fuorviante. I furbetti, quelli che hanno tratto vantaggi concreti, ci sono. Ma in discussione c’è altro. Qual era il significato politico di conservare per anni tra i moli un abusivismo così massiccio di cui la maggior parte dell’utenza portuale, sia pure in forme diverse, si è avvantaggiata?


La risposta più semplice è che un siffatto regime ha cementato un blocco di potere che aveva ed ha al vertice interessi di spicco che in questo modo (cioè con la svendita delle risorse pubbliche) hanno ricompensato i parenti “poveri” delle varie categorie. Così i vertici delle utenze, armatori, terminalisti, riparatori, spedizionieri, broker hanno governato il porto per anni. E la politica cittadina è stata ben attenta a non mettere in discussione il loro potere. Ai primi è stato concesso di avvantaggiarsi di un bene pubblico e in cambio, ai “politici” è toccato il governo portuale con le ricadute (incarichi, consulenze ecc.) di prammatica.
Quando nel 2004 Novi ha assunto la presidenza dell’Authority ha pensato che avrebbe avuto gli appoggi necessari per cambiare finalmente l’aria stantia di Palazzo San Giorgio. Era stato proposto del centrodestra e aveva avuto l’approvazione dal centrosinistra. Ottimo conoscitore della realtà portuale, lui stesso broker di prestigio, titolare insieme all’inglese Bulk, della Bulk & Novi, una delle più importanti agenzie genovesi di intermediazione marittima (noleggi e vendita navi), sapeva che avrebbe avuto vita dura. Anche i precedenti erano contro di lui. Dalla fine della guerra ad oggi c’era stato solo un altro presidente scelto nell’ambito portuale. Francesco Manzitti, che regnò dal 1961 al 1966 e se ne andò sbattendo la porta di fronte alla miopia e all’arroganza dell’utenza di allora. Ma, si dirà, quelli erano altri anni e poi Novi è ancora in sella. Ma da mesi gli attacchi sono quotidiani, fino alla derisione.
“Non è un politico” dicono di lui e per questo da destra è stato abbandonato e il centro sinistra gli ha assicurato (per bocca di Burlando appena eletto in Regione) un tiepido appoggio “ma solo fino alla fine del suo mandato” nel 2008. Ora però c’è di mezzo la magistratura e tutti stanno compunti, in silenzio a sperare che passi presto e con pochi danni.
Un presidente del passato Consorzio, professore di filosofia prestato dalla politica e non a caso il più longevo in carica, diceva: “Il porto funziona così: che ognuno, a cambiare, pensa di rimetterci perché quello che ci guadagna non è proprio tutto suo…”. E se la politica si decidesse ad aprire bocca e fare la sua parte?
(Manlio Calegari)