Traffico/1 – Privilegiare due e quattro ruote

Dopo che sono stati installati sistemi automatici (due soltanto, dei duecento che a Genova sarebbero necessari) per il rilevamento delle infrazioni al Codice della strada, molti motociclisti insorgono chiedendo di poter essere autorizzati a percorrere le corsie riservate ai bus. La cosa non è nuova: è già successa a Firenze due anni fa e la città toscana decise che le norme del Cds (uguali in tutta Europa) anche a Firenze dovevano essere rispettate. A Genova invece sembra prevalere l’ipotesi di assecondare l’illegittimità palese dei comportamenti di una quasi totalità dei motociclisti.
Diciamo, a loro favore, che siamo tutti felici per la scelta che hanno fatto di servirsi di un veicolo privato meno ingombrante dell’auto.


Questo però non li salva dalla condanna degli abusi in cui perseverano: 1) ai semafori rossi non rispettano gli incolonnamenti; 2) sorpassano frequentemente a destra dei veicoli più lenti; 3) marciano in contromano (anche con linea centrale continua) per compiere i sorpassi sulla sinistra; 4) invadono gli attraversamenti pedonali nella affannosa ricerca di essere i primi a ripartire quando scatta il verde.
Queste denunce sono state fatte al “Forum delle due ruote”, tenutosi a Genova il 22 ottobre del 2005, ma salvo lo sghignazzo dei presenti, non hanno sollevato il minimo turbamento nella trattazione della legalità da parte dell’autorità preposta. Del resto si comprende benissimo il motivo per cui anche questo aspetto del trasporto pubblico locale (una sede riservata, su suolo pubblico) venga intaccato dalla proposta di concederlo graziosamente alla velocità dei motociclisti.
A Genova viene tranquillamente accettato anche dal Comune, che approva tutti gli atti amministrativi necessari, che un sistema privato, condominiale, di trasporto su vetture possa godere di privilegi inusitati. Le auto del car-sharing (auto condominiali, appunto) possono: 1) usare tutte e dovunque le corsie dei bus; 2) parcheggiare gratis nelle zone in cui tutti gli altri pagherebbero; 3) entrare comodamente in tutte le ZTL. Questi sono privilegi analoghi a quelli che un tempo (si direbbe “medievale”, se volessimo storicizzarlo) erano riservati dai principi ai loro accoliti. In cambio dei privilegi ricevevano ossequio e subordinazione.
Sappiamo bene che la concessione dei tre privilegi d’uso ai condomini del car-sharing viene erogata in funzione di un auspicato incremento della formula che dovrebbe ridurre la quantità di auto personali circolanti in città (e quindi mirare ad un beneficio ultimo collettivo). Ma intanto dobbiamo registrare che un aumento delle utenze sul car-sharing significa: 1) un aumento delle entrate per la società che lo gestisce; 2) una diminuzione delle potenzialità per le corsie riservate ai bus; 3) una conseguente penalizzazione del trasporto pubblico locale; 4) una diseducazione dell’utenza urbana che viene comunque indotta a servirsi di un mezzo individuale; 5) una scorretta alterazione dei diritti fra automobilisti, perché basata non sulla virtuosità tecnica del mezzo adoperato, ma solo all’appartenenza ad una squadra piuttosto che all’altra.
Non mi stupisce che, in questa democrazia sbriciolata per l’affermazione dell’individualità, la strada pubblica ceda al privato anche quella striscia che dovrebbe ospitare il trasporto pubblico.
(Rinaldo Luccardini)